TECNOLOGIE: NOI PROVINCE DELL’IMPERO AMERICANO da VOLERELALUNA
Tecnologie: noi province dell’impero americano
Franco Marra 15-01-2025
Dice il mio amico Raffaele, dopo aver consultato Gemini, che esiste negli USA una legge del 2017, nota come FISA Amendments Reauthorization Act, che consente al Governo di intercettare le comunicazioni di stranieri all’estero. Con questa legge si permette alle agenzie di intelligence statunitensi, come la National Security Agency (NSA), di raccogliere, senza un mandato del tribunale, comunicazioni elettroniche e di consentire la sorveglianza di soggetti stranieri che si trovano al di fuori degli Stati Uniti. Inoltre questa legge autorizza il Governo a obbligare i fornitori di servizi di comunicazione (come compagnie telefoniche e provider internet) a fornire assistenza per la raccolta dei dati.
Parrebbe questa una ragione più che sufficiente per non affidare alle aziende di Musk le nostre comunicazioni sensibili, in particolare quelle delle Forze Armate. In realtà, chi ha bisogno dei servizi di SpaceX sono proprio queste ultime. All’interno del Governo italiano è il ministro della Difesa Crosetto che spinge per un contratto “ponte” di 5 anni, per un valore di 1,5 miliardi di €. Infatti l’azienda di Musk dispone a scopo militare, accanto al più noto Starlink destinato ai civili, di un servizio specifico che non è nella disponibilità dei concorrenti come Eolo: Starshield, che si caratterizza soprattutto – pare – per le sue sofisticate funzioni di cifratura dei dati. E l’Europa non riuscirà nel medio periodo a disporre di Iris 2, una soluzione in fase di sviluppo preliminare funzionalmente paragonabile a quella di Musk, sostiene – mi sembra a ragione – Crosetto.
Proprio sul tema della cifratura, oltre che su quello della disponibilità del servizio, si gioca – nel dibattito pubblico – il tema della sovranità: che succede se il sig. Musk decide di staccare la spina o se in qualche modo entra in possesso delle chiavi di cifratura? Quanto può essere sovrana l’Italia su una tecnologia progettata e dispiegata da altri? Si dirà che noi siamo alleati degli Stati Uniti, anzi forse molto di più. Ma quale sarà la situazione tra 5 anni, con Trump che minaccia la forza militare per forzare i confini europei della Groenlandia? Noi da che parte staremo? Saremo ancora europei o saremo una provincia degli USA, anche a causa dello spazio che concediamo alla sua tecnologia? Del resto, sul bandire tecnologie considerate pericolose esistono precedenti illustri, anche al fuori dell’ambito militare: gli USA che contrastano TikTok e la tecnologia 5G Huawei proibita negli Stati Uniti e in altri paesi, per problemi di violazioni dei dati e di sicurezza infrastrutturale, minacciata dalla possibile esistenza di backdoor cinesi.
Ma vorrei fare ora un tuffo nel personale, per continuare il discorso fino a dare una mia modestissima interpretazione al concetto di sovranità. Quando la mia azienda mi spedì a fare un corso gestionale avanzato nella bellissima scuola per dirigenti che aveva nel Regno Unito, la cosa che mi colpì di più non fu tanto l’ambiente e il clima stimolante che si respirava, quanto un volantino che uno dei teacher ci distribuì all’inizio dei corsi: apparentemente si trattava di un palese invito alla ribellione e alla disobbedienza, proprio nei confronti dell’azienda che mi pagava, e che stava investendo della mia educazione con un corso sicuramente molto caro. Erano 10 comandamenti, i 10 comandamenti dell’intrapreneur, figura che in qualche modo si ispirava alla figura classica dell’entrepreneur, dell’imprenditore tradizionale che rischia in proprio sul mercato, ma che veniva declinata in questa occasione in un’ottica di organizzazione aziendale. Roba del tipo “disobbedisci a ogni ordine che possa fermare il tuo sogno” o “lavora di nascosto il più a lungo possibile per non scatenare gli anticorpi aziendali”. Il messaggio era chiaro: agisci, non ascoltare i capi, non chiedere permessi, perché è più facile essere perdonati che autorizzati (se hai successo, se no vieni licenziato: ma questo, se sei tosto, è un rischio da correre in nome del tuo sogno). Un manifesto contro la burocrazia aziendale e i paraculi che ne sono gli ayatollah. Quelli che passano il tempo in interminabili riunioni a discutere di aria fritta. Gli esperti dei muri di gomma che fanno carriera perché non rischiano mai. Gli incompetenti che non si convincono delle tue idee perché non gli interessa capirle. Io ne fui entusiasta, figlio del 68 e reduce da una bellissima esperienza nella Silicon Valley, e ne feci da allora la mia piccola bibbia, Si era negli anni in cui aziende come Apple o Microsoft facevano la loro fortuna, gli anni del garage in cui ragazzi dai capelli lunghi e dalla felpa con il logo della loro università ponevano le basi della tecnologia dei computer: questa dottrina, l’ho capito dopo, era la loro, quella del sogno USA, quella del pioniere che si inoltra tra le erbe alte della prateria sul suo rollante Conestoga. Ma anche quella del cowboy senza troppi scrupoli che partecipa alla corsa all’oro.
E veniamo ai giorni nostri. I mal di pancia sullo sviluppo dell’infrastruttura a fibra ottica nazionale e sul cloud nazionale (i cui fornitori principali sono tutti USA), il cloud europeo Gaia-X frammentato tra varie iniziative nazionali e ancora dipendente dalla tecnologia statunitense, lo stesso Iris 2, basato sulla cooperazione di almeno una decina di partner di diversi paesi, prefigurano progetti discussi in continuazione in infinite sedi, con soluzioni spesso destinate a soddisfare diversi appetiti nazionali e industriali attraverso delicati equilibri in cui si rischia di far trionfare il compromesso piuttosto che la bontà della soluzione. Con i tempi dovuti alla continua ricerca del consenso. Il passato europeo è stato in realtà caratterizzato anche da grandi successi, come l’Airbus (a cui l’Italia – nel nome di un perenne ossequio agli interessi statunitensi – non ha partecipato, ma che è caratterizzato da una tecnologia in gran parte consolidata) o come il CERN (che però si occupa di temi lontani dal mercato). Da più parti si sta ora chiedendo un meccanismo simile al CERN per lo sviluppo di una Intelligenza Artificiale europea, ma di fronte alla velocità con cui si sta sviluppando quella made in USA (OpenAI di Sam Altman, Anthropic dei fratelli di origine italiana Amodei, i colossi come Google etc), sia sul piano innovativo che di integrazione con altri servizi al cui sviluppo l’Europa ha da sempre abdicato, rimangono, mi pare, poche speranze. E la IA è la tecnologia chiave del futuro, in tutti i campi, Difesa inclusa.
E allora, che tipo di sovranità – capacità di controllo di quello che fa – rimarrà agli europei? L’Europa si affida già agli Stati Uniti – ricorda il co-direttore del Centro Nexa del Politecnico di Torino Juan Carlos De Martin – per Social Network (X, Facebook, Instagram etc), carte di credito (Visa, Mastercard), circuiti bancari (SWIFT), sistemi operativi (Windows, macOS), esercito (NATO), smartphone (Android, iPhone), email (GMail etc), cloud (AWS, Google, Microsoft), ambienti collaborativi (Office, Google Drive), energia (GNL). E sono sicuro che dimentica qualcosa. Sempre De Martin ci segnala che sul Wall Street Journal scrivono: «Le nazioni si preparano per un mondo post-europeo. Trump riconosce che il continente [europeo] ha abdicato al suo ruolo nella storia». Articolo passato del tutto inosservato dalla stampa dell’Italietta della Meloni.
L’Impero Romano era organizzato in province, e magari in Provenza allora non si stava così male, tenendo conto del paesaggio e del clima. Noi abbiamo città d’arte strepitose, bellissime coste e sappiamo fare la pizza: preoccupiamoci piuttosto che il pro-console che ci verrà assegnato sia persona onesta e capace: Musk non ci pare adatto, forse restaurerebbe in plastica il Colosseo solo per autocelebrarsi come Commodo. Per quanto riguarda noi abitanti di una provincia dell’Impero dalla curiosa foggia a stivale, forse nel passato – anche non troppo lontano – siamo stati cuochi, ora non ci rimane che fare i camerieri. Insieme agli altri europei. Il cuoco è un mestiere rischioso: puoi scottarti, dare fuoco alla cucina, o anche al pianeta, di questi tempi. Lo diceva pure il primo comandamento del mio decalogo: «Come to work each day willing to be fired» («Vieni al lavoro ogni giorno disposto ad essere licenziato»). Ma forse è l’unico modo per creare valore. Senza il cuoco anche i camerieri si fermano.
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