SCUOLA: “IL MANUALE DEL PERFETTO SOVRANISTA” da IL MANIFESTO
Scuola, ecco il manuale dello studente sovranista
Pubblicato il testo delle Indicazioni per l’insegnamento di Valditara e Galli della Loggia
Luciana Cimino 12/03/2025
A linee guida pubblicate sul sito del ministero dell’Istruzione (e merito), Giuseppe Valditara annuncia di voler aprire una consultazione tra la commissione che le ha redatte e i sindacati, le associazioni professionali e quelle dei genitori e degli studenti. «Il confronto – fanno sapere dal Mim – sarà utile per avviare l’iter formale di adozione delle Nuove Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione» che sostituiranno dall’anno scolastico 2026/2027 quelle adottate nel novembre 2012 dall’allora ministro del governo Monti, Francesco Profumo. Difficile ipotizzare quanto questi incontri riusciranno a modificare un testo già redatto e pubblicato e considerato fondamentale dal governo per portare avanti un modello di scuola reazionaria fondata su patria, repressione e disciplina, ispirata a una versione distopica di un Libro Cuore sovranista.
I CONTENUTI delle indicazioni nazionali erano già stati accolti da numerose polemiche quando il ministro li aveva anticipati in una intervista. Un documento critico sottoscritto da oltre 140 professori universitari e ricercatori di istituzioni culturali aveva raccolto le firme di oltre 900 persone tra docenti e genitori. Gli scienziati nell’appello si chiedevano «se un intero programma di studi» potesse «essere finalizzato a uno scopo politico» e parlavano di «scelta ideologica a scapito del valore formativo».
Le preoccupazioni dei docenti sono tutte confermate dal testo esteso, pubblicato ieri, che è un riassunto del Valditara-pensiero. A partire dall’introduzione che parte dal concetto di persona per poi mettere nero su bianco, nelle prime righe, che «dileggiare una scuola, sporcarne le pareti, distruggerne gli arredi, offendere un insegnante, non sono solo azioni eticamente riprovevoli, da condannare e stigmatizzare anche con la richiesta di risponderne da parte delle famiglie» come prevede la riforma della condotta fortemente voluta dal ministro e approvata nei mesi scorsi.
Un paragrafo che si intitola «Nuovo Umanesimo» è declinato solo sul concetto di talento personale: un assillo di Valditara che si è riversato nell’istituzione a scuole dei docenti tutor che devono scovare questi talenti. Così come la parte intitolata «Valutazione un atto di valorizzazione» ricalca la contestata norma ministeriale che ha cambiato il voto alla primaria, a pochi anni dalla modifica precedente. Il capitolo introduttivo prosegue naturalmente incentrandosi sui «Valori dell’Occidente», usati come perimetro assoluto di ogni insegnamento e analizzato «sin dalla sua nascita, avvenuta fra Atene, Roma e Gerusalemme».
E NON POTEVA essere diversamente dato che tra gli estensori delle linee guida, con il ruolo di coordinatore del sottogruppo che si è occupato delle materie storiche, c’è Ernesto Galli della Loggia, noto per i suoi controversi editoriali sul Corriere della sera e autore con la presidente della commissione, Loredana Perla (docente di didattica all’università degli studi di Bari) di un libro sulla necessità di insegnare «l’identità italiana». Il capitolo delle linee guida redatto da Della Loggia si apre con l’affermazione apodittica: «Solo l’Occidente conosce la Storia».
NEL RESTO DEL TESTO ogni tanto compare qualche latinismo, «il principio da seguire è il non multa, sed multum», («non occorre insegnare tante cose non sempre comprese dagli studenti, ma poche ed essenziali conoscenze, approfondite»). Segue l’esposizione di quanto annunciato il mese scorso: il ritorno del latino, opzionale, dalla seconda media; il rafforzamento dello studio a memoria attraverso le poesie, introduzione allo studio della musica, accenni di epica classica, mitologia greca e saghe nordiche alla primaria, lettura dei classici per ragazzi come Verne e Stevenson ma anche Stephen King, haiku, le saghe fantasy di Percy Jackson, del Signore degli anelli e del Trono di Spade e qualche graphic novel, e competenze imprenditoriali da subito.
Con il forte incoraggiamento a leggere la Bibbia fra i banchi con lo scopo di «rafforzare la conoscenza delle radici della nostra cultura». Oltre ai cambiamenti nell’insegnamento curricolare, è indicativo nelle indicazioni nazionali il ricorso continuo a espressioni che si riferiscono al comportamento che lo studente deve avere in classe, come «autocontrollo» e a perifrasi della nota affermazione del ministro sull’«umiliazione».
Un modello di scuola che Trump avrebbe invidiato, se non avesse deciso di chiudere il dipartimento Istruzione.
Insegnare la storia dei bianchi
«Indicazioni nazionali» La pietra di scandalo arriva piuttosto tardi, addirittura a pagina 69 di un documento (la bozza delle «Nuove Indicazioni 2025» per la scuola) che fino a quel momento non sembrava […]
Leonardo Tondelli 12/03/2025
La pietra di scandalo arriva piuttosto tardi, addirittura a pagina 69 di un documento (la bozza delle «Nuove Indicazioni 2025» per la scuola) che fino a quel momento non sembrava dirompente come certe dichiarazioni facevano intendere.
Finché non si arriva alla voce «Storia», pagina 69, e a un’affermazione perentoria: «Solo l’Occidente conosce la Storia». Segue una citazione di Marc Bloch, che però una tale perentorietà non se l’è permessa: al limite ha riconosciuto che a differenza del cristianesimo «altri sistemi religiosi hanno potuto fondare le loro credenze e riti su una mitologia quasi estranea al tempo umano» (Apologia della storia).
Che questo abbia impedito alle civiltà non occidentali di sviluppare una storiografia e un senso della storia, è un salto logico che Bloch non si permetteva: tanto più fa strano trovarlo messo per iscritto ottanta anni dopo la sua scomparsa. In mezzo c’è stata la decolonizzazione e ci sono stati i postcolonial studies, insomma i momenti per mettere in dubbio il nostro eurocentrismo non sono mancati. La maggioranza della comunità degli studiosi ne ha approfittato: purtroppo non chi ha redatto le Indicazioni Nazionali, che da pagina 69 cominciano a tradire un’impostazione reazionaria. Che è quello che ci si poteva aspettare dal governo più a destra espresso dal parlamento dal 1945 in poi (e certe affermazioni apodittiche potrebbero davvero essere state scritte in quegli anni: «La storia è divenuta… l’arena per eccellenza dove post factum si affrontano il bene e il male variamente intesi. Dove rimane memoria delle imprese degli individui e dei popoli, e si compie in qualche modo il loro destino finale»).
È comunque indicativo che queste affermazioni non provengano da un burocrate di partito, ma riecheggino le posizioni di un illustre membro della commissione di area liberale, Ernesto Galli della Loggia, espresse nei suoi libri: L’aula vuota (2019); Insegnare l’Italia (con Loredana Perla, 2023). Come studioso e cittadino, mi confesso un po’ perplesso davanti a pagine che tradiscono una concezione della Storia così hegelianamente centrata sui noi stessi; pagine che tra l’altro escono con un pessimo tempismo, proprio in quel marzo 2025 in cui questo Occidente compatto, unico portatore di una Storia «come specchio dei progressi dello spirito umano» sembra essersi fratturato. Già molti fieri araldi dell’Occidente stanno sostituendo la parola con «Europa», nei discorsi e nei cortei. Magari in futuro scopriremo di avere più cose in comune con Asia e Africa che con l’America, chi può dirlo – del resto se la Storia ha uno «strettissimo rapporto con la politica», non è così strano che si modifichi ogni volta che si modifica quest’ultima.
Come insegnante, mi consolo pensando che all’atto pratico non è che le cose cambino molto; l’unica novità è questa idea balzana di stirare la Storia di prima media da Carlo Magno alla rivoluzione industriale (Lutero e Galileo diventeranno mere comparse).
Quanto alla Storia africana e asiatica, sui manuali ne abbiamo sempre trovata pochissima. Coi nostri studenti di origine extraeuropea ci scusavamo dicendo che era una lacuna di tutto il nostro sistema: ecco, le Indicazioni ci propongono di non chiedere più scusa. Pazienza se metà delle nostre classi proviene da famiglie che si riconoscono in altre storie. Spiegheremo loro che non sono storie interessanti. Dopodiché cresceranno, e un giorno in cattedra ci saranno loro. Probabilmente per allora questa pagina 69 sarà solo un remoto ricordo, di quando ancora qualche prof bianco si ostinava a voler spiegare soltanto la Storia dei bianchi.
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