PRECIPIZIO CLIMATICO: “DIROTTARE I TRILIONI DI SUSSIDI FOSSILI AL CLIMA E ALLA SALUTE” da IL MANIFESTO
Interessi e scelte mancate non danno scampo
Precipizio climatico Secondo uno studio recente della rivista Nature, di qui al 2050 l’impatto del cambiamento climatico a livello globale costerà sei volte più di quanto avremmo dovuto spendere per prevenirlo. Invece, anche le timide politiche «green» impostate negli ultimi anni vacillano sotto i colpi di nazionalismi e populismi
Andrea Capocci 31/10/2024
A forza di chiamarlo «riscaldamento globale» ci si era illusi che il cambiamento climatico si sarebbe presentato sotto forma di estati torride e inverni più miti di quelli a cui eravamo abituati. Invece settimana dopo settimana ci accorgiamo che l’enorme quantità di calore trattenuto dall’atmosfera a causa dei gas serra ha come conseguenza immediata l’estremizzazione del clima. La regione di Valencia ora sott’acqua fino a poche settimane fa combatteva con la peggiore siccità degli ultimi ottant’anni. Lo stesso si può dire per l’Emilia-Romagna e per l’Ardeche francese, allagate un’altra volta, così come tante regioni del Mediterraneo e del mondo. Il ricco occidente sta facendo conoscenza diretta di alcune delle ragioni che portano milioni di persone a lasciare le proprie terre precarie per spostarsi altrove.
Quelli che vediamo in tv o dal vivo sono gli effetti di pochi decimi di grado in più. Secondo gli accordi internazionali presi a Parigi nel 2015, il mondo si sarebbe dovuto impegnare per limitare l’aumento di temperatura entro 1,5 gradi in più rispetto all’era pre-industriale. Invece, l’ultimo rapporto annuale del Programma per l’ambiente delle Nazioni unite riferisce che con le attuali emissioni il mondo viaggia verso un aumento di 3,1 gradi, il doppio dell’obiettivo. Per raggiungerlo sarebbe necessario tagliarle del 42% in cinque anni, praticamente impossibile. Su quale sia la scelta più conveniente tuttavia non ci sono dubbi: secondo uno studio recente della rivista Nature, di qui al 2050 l’impatto del cambiamento climatico a livello globale costerà sei volte più di quanto avremmo dovuto spendere per prevenirlo. Invece, anche le timide politiche «green» impostate negli ultimi anni vacillano sotto i colpi di nazionalismi e populismi.
La manovra finanziaria del governo Meloni è esemplare in questo senso. Il governo ha infatti quasi azzerato il fondo destinato a finanziare la riconversione dell’industria automobilistica italiana (cioè Stellantis) alla produzione di auto elettriche: dei 5,8 miliardi rimasti in cassa la manovra ne ha tagliati 4,6. Saranno messi a disposizione della Difesa, a cui il governo ha garantito 40 miliardi di investimenti nei prossimi dieci anni. Evidentemente la priorità del governo Meloni non è collaborare allo sforzo internazionale per riportare sotto controllo il clima ma riguadagnare un posto nelle gerarchie militari globali.
È una tendenza non solo italiana. In Europa, insieme al governo italiano anche quello tedesco chiede a Ursula von der Leyen di rinviare il bando alle auto diesel e benzina stabilito per il 2035. Trattandosi delle due principali manifatture del continente, la spunteranno. Non va meglio a livello mondiale. Tra meno di due settimane il petrostato dell’Azerbaigian ospiterà la COP29, il summit annuale in cui governi e organismi sovranazionali stabiliscono come affrontare la crisi climatica e in cui l’Ue di solito difende le posizioni più ambientaliste. La socialista spagnola Teresa Ribera Rodriguez, designata vicepresidente della prossima Commissione con la delega alla transizione ecologica, sarebbe la politica più attrezzata per portare a buon fine il summit, ma non ha ancora preso servizio. Dunque a Baku l’Ue si presenterà con il solo commissario uscente alla giustizia climatica – riconfermato per il prossimo quinquennio – Wopke Hoekstra, ex-dipendente della petrolifera Shell. Von der Leyen ha affidato a lui, e non a Ribera, la modifica del regolamento ai combustibili fossili per auto e camion in Europa. Per gli Usa ci sarà Joe Biden. È un possibile alleato dell’Europa ma il suo peso dipenderà dall’esito delle presidenziali del 6 novembre.
Seppure la politica rinsavisse e imboccasse una strada virtuosa dal punto di vista ambientale, gli effetti delle minori emissioni si vedrebbero tra qualche decennio. Nel frattempo? Come sanno gli agricoltori emiliani, gli indennizzi pubblici arrivano col contagocce. Il governo italiano pensa di affidare il problema dell’adattamento climatico al mercato assicurativo. Dal 2024, le aziende sono obbligate a stipulare una polizza per proteggersi dal rischio climatico. La scadenza del 31 dicembre è quasi arrivata ma lo ha fatto solo il 5% delle imprese anche perché i premi assicurativi stanno diventando proibitivi e già intere aree europee sono dichiarate «non assicurabili». L’Italia, e non solo lei, si presenta di fronte alla crisi climatica nella peggiore situazione possibile: il mercato dell’energia è dominato da logiche militari, i consessi internazionali appaiono impotenti, il ritorno dell’austerità frena gli investimenti pubblici necessari ad adattarsi al nuovo scenario. La tempesta perfetta, se non fosse già una metafora di cattivo gusto.
«Dirottare i trilioni di sussidi fossili al clima e alla salute»
Rapporto The Lancet Countdown per Cop29 La ricerca punta il dito contro risorse finanziarie che «continuano a essere investite proprio in ciò che mina la nostra salute
Daniela Passeri 31/10/2024
Alla vigilia della COP 29 che si apre a Baku l’11 novembre, la comunità medica internazionale lancia l’allarme sui rischi sanitari sempre maggiori causati del caos climatico. L’ottavo report The Lancet Countdown on Heath and Climate Change, pubblicato ieri, punta il dito contro risorse finanziarie che «continuano a essere investite proprio in ciò che mina la nostra salute. Riutilizzare i trilioni di dollari che ogni anno vengono investiti nell’industria dei combustibili fossili o dati come sovvenzioni offrirebbe l’opportunità di realizzare una transizione giusta ed equa verso l’energia pulita e l’efficienza energetica e un futuro più sano, a beneficio dell’economia globale», scrive Marina Romanello, direttrice esecutiva del Lancet Countdown presso l’University College di Londra.
The Lancet Countdown, redatto da 122 esperti di 57 istituzioni accademiche e agenzie dell’Onu, finanziato dalla fondazione Wellcome e sviluppato con l’Organizzazione mondiale della sanità, fornisce la valutazione più aggiornata dei legami tra salute e cambiamenti climatici. Nel 2023 i giorni da bollino rosso, quelli in cui le temperature possono mettere a repentaglio la salute delle persone, sono stati 50 in più a livello globale. La mortalità degli over 65 è aumentata del 167% rispetto agli anni ’90. A causa delle ondate di calore, 151 milioni di persone in più hanno sperimentato un’insicurezza alimentare moderata o grave rispetto al periodo 1981 – 2010.
L’aumento della temperatura ha favorito la trasmissione di malattie infettive mortali come la dengue, la malaria, il virus del Nilo occidentale e la vibriosi, mettendo a rischio persone che in precedenza erano al sicuro. Le temperature alte notturne hanno fatto perdere un 6% di ore di sonno in più, con effetti sulla salute fisica e psichica. Il 48% della superficie globale è stato colpito da almeno un mese di siccità estrema, il valore più alto almeno dal 1951. Le perdite economiche medie annue dovute a eventi estremi legati al clima sono aumentate del 23% dal 2010-2014 al 2019-2023, raggiungendo i 227 miliardi di dollari.
Questi e numerosi altri dati portano a concludere che anni di ritardi nell’adattamento e investimenti persistenti nei combustibili fossili stanno riducendo le possibilità di sopravvivenza delle persone in tutto il mondo. Lo studio approfondisce anche su singoli paesi. In Italia la situazione è particolarmente allarmante per tre fattori: l’aumento dei giorni con temperature estreme; l’inquinamento atmosferico che causa malattie e decessi che potrebbero essere evitati con l’abbattimento delle emissioni; un regime dietetico non sostenibile che contribuisce all’emissione di gas serra, rischioso per la salute delle persone, che andrebbe sostituito con un’alimentazione a base di alimenti a basse emissioni (leggi, meno carne e latticini). Se nel decennio 2014-2023 i giorni con ondate di calore sono stati in media 18, nel solo 2023 sono diventati 26.
La mortalità legata alle temperature eccessive è aumentata da 129 morti per 100mila abitanti nel primo decennio di questo secolo a 159 morti nel secondo decennio. Una situazione che non può che avere un impatto economico: The Lancet Countdown stima che la perdita di 250 milioni di ore di lavoro, a causa delle alte temperature che rendono impossibile lavorare all’aperto, sia costata 4,4 miliardi di dollari, in particolare nell’edilizia, con un aumento del 90% rispetto agli anni ‘90.
Si segnala poi il rischio che le condizioni climatiche attuali favoriscano il diffondersi dei casi di lesmaniosi umana soprattutto nelle regioni del Triveneto e in Lombardia. Nel 2021, sono stati più di 36.500 i decessi attribuibili all’eccessivo consumo di carni rosse e latticini e almeno 74.000 quelli attribuibili a insufficiente consumo di alimenti a base vegetale. La politica però va avanti business as usual: il governo italiano ha continuato anche nel 2022 a sovvenzionare i combustibili fossili con l’equivalente di 46 miliardi di dollari, mentre la spesa per la sanità è rimasta al palo.
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