PENSATE CHE SOLO PALANTIR SOSTENGA ISRAELE?… da IL FATTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
Cultura, Saperi, Università, Dialogo
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PENSATE CHE SOLO PALANTIR SOSTENGA ISRAELE?… da IL FATTO

Pensate che solo Palantir sostenga Israele? Invece l’elenco è molto più lungo

Daniele Luttazzi  3 Luglio 2025

ora, per la serie “La mia carriera di comico è durata 25 anni o come ha sottolineato Repubblica 18 anni più della Morte Nera”, la posta della settimana.

Caro Daniele, che colossi dell’IA come Palantir facciano affari con deportazioni e genocidi non mi sorprende. È già successo: durante il nazismo, l’Ibm fornì al regime nazista macchine a schede perforate e sistemi di elaborazione dati per snellire le pratiche dell’Olocausto: censire la popolazione, individuare gli ebrei e coordinare i trasporti ferroviari verso i campi di concentramento. (Luciana D.)

Il blocco politico-militare che dal dopoguerra regge gli Usa, e quindi l’Occidente; e il governo di Israele, che da decenni pilota quel blocco con abilità spregiudicata; hanno bisogno di aziende tipo Palantir come i nazisti avevano bisogno di Ibm, Siemens, Kodak e Bayer (che produceva lo Zyklon B). L’interesse è reciproco, ovviamente: occupazione e genocidio sono redditizi. Lo illustra la relatrice speciale Onu Francesca Albanese nel suo recente rapporto sulle aziende coinvolte nella pulizia etnica in corso a Gaza, un migliaio, tra le quali Microsoft, Google e Amazon, con le cui tecnologie Israele sorveglia i palestinesi attraverso i loro dati biometrici (t.ly/DZ0aD). Ibm (rieccola!) gestisce invece il database dell’Autorità israeliana per la popolazione, l’immigrazione e i confini (Piba), che ha un ruolo chiave nell’occupazione militare di Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme Est: fornisce l’infrastruttura amministrativa che permette a Israele di controllare la vita quotidiana dei palestinesi (registri civili e anagrafici, documenti d’identità), di limitare la loro mobilità (permessi di entrata e di spostamento), di decidere chi può vivere dove (permessi di residenza e di costruzione) e di gestire le aree occupate (arresti; espulsioni; demolizioni). Aziende civili forniscono macchinari pesanti per demolizioni e insediamenti illegali (Caterpillar, Hyundai, Volvo, Leonardo). Drummond e Glencore danno il carbone per l’elettricità; Netafim i sistemi di irrigazione per lo sfruttamento idrico in Cisgiordania. Settore militare: i caccia F-35 venduti a Israele fanno parte di un programma bellico guidato da Lockheed Martin che coinvolge 1.600 aziende in 8 paesi. Vi partecipano la nostra Leonardo SpA e la giapponese Fanuc (robotica per la produzione di armi). Palantir dà all’Idf sistemi di IA predittiva per la generazione automatizzata di obiettivi militari. Settore finanziario: banche come BNP Paribas e Barclays aiutano Israele a estinguere il debito e a contenere il premio sui tassi d’interesse nonostante il declassamento del rating. BlackRock investe in Palantir, Microsoft, Amazon, Google, Ibm, Lockheed Martin, Caterpillar. Vanguard investe in Caterpillar, Chevron, Palantir, Lockheed Martin e Elbit Systems (produttore israeliano di armi). Anche Allianz e AXA hanno investito in azioni/obbligazioni legate all’occupazione. Albanese lo definisce “capitalismo coloniale razziale”, e spiega che, secondo il diritto internazionale, le aziende hanno l’obbligo di rispettare i diritti umani, anche se lo Stato in cui operano non lo fa. Altrimenti incorrono in responsabilità penali. L’occupazione è un atto di aggressione, sentenzia la Corte internazionale di giustizia: chi vi collabora diventa complice in crimini internazionali, ai sensi dello Statuto di Roma. “Gli Stati devono evitare relazioni economiche e commerciali che sostengono l’occupazione; e le aziende devono disinvestire da tutte le attività legate all’occupazione israeliana, che è illegale”, ammonisce Francesca Albanese. Ma il blocco politico-militare se ne frega, e garantisce l’impunità alle aziende complici. Siamo arrivati al punto che si rimpiangono tempi che sarebbero da compiangere. “Urge una nuova Norimberga” “Hai ragione” “Ma lo so anch’io che ho ragione!”.

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