NOMINARE IL TABÙ, TRIONFO DELLA BARBARIE da IL MANIFESTO e AMNESTY
Nominare il tabù, trionfo della barbarie
Pulizia etnica Pensare di prendere due milioni di persone e di decidere dall’esterno, da fuori, dall’alto di fianco, da sotto, da ovunque fuorché dal punto di vista della loro stessa identità chi e dove debbano essere, ovvero negare la loro esistenza se non riducendola a sopravvivenza è già l’annientamento
Valeria Parrella 07/02/2025
Ogni tanto qualcuno nella storia lo dice, non credo che scappi di bocca. L’altra volta, nella precedente amministrazione Trump, lo disse suo genero, Kushner, usò un’espressione sognante da Le mille e una notte, più o meno disse che avrebbe fatto di Gaza una Tel Aviv in stile arabeggiante. Stavolta lo ha detto proprio il presidente: il punto non era blandire Netanyahu, il punto non era neppure immaginare dei resort dove noi abbiamo ascoltato le poesie di Rafaat Alareer, il punto era permettersi di dirlo. Infatti tutti poi a metterci una pezza a colore, i suoi e gli altri, perché queste sono cose che si pensano ma non si dicono. Eppure Kushner citò dei precedenti storici precisi, per esempio il Libano.
Quindi inutile fingere di scandalizzarsi, solo prendere atto che la deportazione, la pulizia etnica, la negazione di un intero popolo alla sua autodeterminazione sono idee che albergano nelle menti di chi fa politica dall’occidente. Nonostante siano la grande paura, il tabù, il rimosso a cui la comunità internazionale cerca di mettere freno, perché non c’è idea più drammatica di questa. Nei carteggi tra Freud ed Einstein si trova questa intuizione, cioè che le pulsioni di morte che trovano la loro esperienza evidente nella guerra, possano però ripiegarsi altrove in forme subdole. Era il 1933, quindi c’era già stata la Prima Guerra Mondiale e c’era già stato il genocidio dei Greci del Ponto, e ci si affacciava a quel Novecento che della pulizia etnica ha fatto una sua caratteristica, fino ad arrivare qui di fronte: nei Balcani, appena trent’anni fa.
Pensare di prendere due milioni di persone e di decidere dall’esterno, da fuori, dall’alto di fianco, da sotto, da ovunque fuorché dal punto di vista della loro stessa identità chi e dove debbano essere, ovvero negare la loro esistenza se non riducendola a sopravvivenza è già l’annientamento. Ma non solo dei palestinesi, anche nostro, di chi ascolta: perché dire quelle cose in conferenza stampa significa dire ad alta voce che non esiste la civiltà intesa come possibilità per gli esseri umani di coabitare sul pianeta terra. Dunque dirlo è il trionfo della barbarie.
Il presidente che lo ha detto è lo stesso che ha graziato con un colpo di inchiostro i barbari di Capitol Hill, si può ridere perché erano vestiti da barbari ma si può anche riconoscere in che segno volevano vincere e hanno vinto. È un presidente imperialista di una delle forze imperialiste più opprimenti del pianeta. È quello che divide i bambini dai genitori al confine con il Messico. Quello che alla cerimonia di insediamento un mese fa ha schierato davanti a sé i capo tribù che lo avevano aiutato a vincere le elezioni. Inutile sforzo di minimizzazione, credo, sia quello di farla passare come una sua mancanza di tatto, di stile politico o di lucidità. Trump ha detto proprio ciò che pensa sia possibile. E ogni volta che una cosa enorme, mostruosa e che a noi pare impossibile viene detta: diventa leggermente, impalpabilmente più possibile. Si sposta un metro più in là la civiltà, avanza la morte.
Espulsioni di massa. Non è più un’ipotesi, ma la promessa che il neo-presidente statunitense Donald Trump vuole mantenere. Dopo un primo mandato caratterizzato da pregiudizi e xenofobia, il secondo è iniziato allo stesso modo: suprematismo bianco contro i diritti delle persone migranti o in cerca di protezione. I programmi di Trump basati su arresti e detenzioni di massa negheranno la possibilità di chiedere protezione a persone appena arrivate. Anche chi è riuscito a ricostruirsi una vita negli Usa dopo anni di sacrifici potrebbe vedere tutto frantumarsi. Il diritto internazionale parla chiaro: chi proviene da un paese in cui rischia persecuzioni o maltrattamenti ha il diritto di non essere rimpatriato. Aiutaci a fermare gli scellerati piani di Donald Trump, stop alle espulsioni di massa! |
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