L’ISTRUZIONE SECONDO MELONI: REPRESSIONE E LICEI DI 4 ANNI da IL MANIFESTO
L’istruzione secondo Meloni: repressione e licei di 4 anni
Gli «esperti» del Mim: meno tempo scuola per tutti. Al via la bocciatura per la condotta
Luciana Cimino 11/01/2025
La crociata contro i giovani del governo Meloni continua. Mentre la premier, nella conferenza stampa di giovedì scorso, annunciava un ennesimo tavolo con il sottosegretario Alfredo Mantovano sui Neet (i giovani che non studiano né lavorano), il ministro dell’Istruzione (e merito) Valditara firmava le ordinanze che definiscono le modalità di attuazione delle sue riforme sulla condotta e sui giudizi sintetici alla primaria. Ambedue accolte da numerose critiche di pedagogisti ed esperti, inseribili a pieno titolo nel progetto di istruzione repressiva della destra.
A PARTIRE da questo anno scolastico, quindi, nella scuola elementare la valutazione sarà espressa con giudizi da «ottimo» a «non sufficiente»; nella scuola secondaria di primo grado, invece, il voto sulla condotta sarà in decimi: con meno di 6 in pagella si rischia la bocciatura. Per il ministro dell’Istruzione leghista si tratta di misure «per rafforzare la responsabilità individuale e il rispetto delle regole». Nella realtà si tratta di norme che mirano a punire l’attivismo giovanile nelle scuole, ispirate dall’ideologia «merito vs umiliazione». «Valditara ha finalizzato un provvedimento sanzionatorio e punitivo, dimostrando di non credere nell’educazione come strumenti di prevenzione del disagio», ha commentato Gianna Fracassi, segretaria generale della Flc Cgil.
MA LE INTENZIONI del governo Meloni sulla scuola vanno oltre le misure repressive: circola da ieri la relazione conclusiva del Gruppo Ristretto di Lavoro sulla filiera Eqf 2,3,4 nei percorsi del secondo ciclo di istruzione. Il gruppo, guidato dal professor Luigi Bertagna e composto, su volere del ministro, da altri 13 «esperti» tra i quali Pierangelo Albini di Confindustria, Anna Paola Concia (Fiera Didacta) ed Emmanuele Massagli (Lumsa, presidente di Adapt), ha presentato nei primi mesi del 2023 un testo che, seppure non ha prodotto un decreto istitutivo, conferma la volontà del governo di comprimere tutta l’istruzione superiore in 4 anni. Così come fatto per la filiera tecnico professionale.
GLI ESPERTI governativi proponevano, a partire dal 2024, di modificare la dicitura degli indirizzi di studio o assegnando anche ai tecnici e professionali il nome di licei o, al contrario, chiamando anche i licei, istituti, ad esempio liceo Professionale nel primo caso o Istituto dell’istruzione Classica nel secondo. A parte la terminologia, il documento prevede che anche i licei vengano divisi in biennio con attività obbligatorie e facoltative. Vengono anche definiti i concetti di campus e di tutor, realizzati poi con la legge dell’agosto scorso.
«Queste proposte compongono un disegno complessivo inquadrabile nelle «riforme a pezzetti» avviate nella scuola secondaria di secondo grado – nota la Flc Cgil – si assicura il mantenimento degli organici, sebbene anche nell’ultima sperimentazione della filiera tecnologico professionale ciò non sia avvenuto». Il sindacato ricorda anche come la sottrazione di un anno alle scuole secondarie rappresenti «il taglio automatico del 20% degli organici degli insegnanti di sostegno». E la «forte opposizione della scuola alla riduzione della qualità rappresentata da una scuola a 4 anni: il corpo docenti, nonostante le pressioni, la sta ribadendo con delibere contrarie».
INTANTO NON SI PLACA la polemica per la decisione di distrarre i fondi per l’educazione sessuale sui progetti per l’infertilità, come annunciato dal ministro ai Rapporti con il Parlamento, Ciriani, martedì scorso. Una mossa dovuta alla pressione dell’associazione ultra cattolica e ultra reazionaria Pro Vita che ha montato una aggressiva campagna contro l’emendamento di Riccardo Magi, poi recepito nella manovra. «È una decisione che smaschera le reali intenzioni del governo – ha commentato la senatrice Pd Cecilia D’Elia, seguita poi da altre esponenti dem come Di Biase e Malavasi – e un approccio tutto ideologico che contravviene la Convenzione di Istanbul».
«È grave e sconcertante – dice anche la Fondazione Una Nessuna Centomila – ma non c’è da sorprendersi, sta nel solco delle posizioni assunte nei primi due anni e mezzo di governo». Lo stesso per ActionAid che riporta i dati raccolti con l’Osservatorio di Pavia secondo i quali il 60% della popolazione italiana ritiene l’educazione alla sessualità urgente. Anche l’Unione degli Studenti rimarca che la «materia è una necessità». «In un colpo solo Valditara ha riportato la scuola nei secoli scorsi, questo ministro vive nell’Ottocento», chiosa il responsabile scuola di Si, Giuseppe Buondonno.
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