L’IMPEGNO PER LA PACE: TENTATIVI DI MEDIAZIONE E APPELLI DAL 2013 da IL MANIFESTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
Cultura, Saperi, Università, Dialogo
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L’IMPEGNO PER LA PACE: TENTATIVI DI MEDIAZIONE E APPELLI DAL 2013 da IL MANIFESTO

Papa profetico in nome del disarmo

Il ricordo È un segno forte che papa Francesco sia morto nel giorno di Pasqua, di risurrezione. Di fatto il suo pontificato potrebbe essere proprio riassunto in questa parola: Pasqua di vita […]

Alex Zanotelli  22/04/2025

È un segno forte che papa Francesco sia morto nel giorno di Pasqua, di risurrezione. Di fatto il suo pontificato potrebbe essere proprio riassunto in questa parola: Pasqua di vita e di risurrezione, la possibilità di un mondo altro da quello che abbiamo fra le mani. Bergoglio è stato un profeta più che un papa. Pochi come lui hanno capito i problemi e li ha sollevati, anche dentro la Chiesa, con molte difficoltà.

Perché parlo di profezia? Direi che la prima grande profezia di Francesco, secondo me, è stata straordinaria: la Laudato si’. Ha tradotto a livello evangelico quello che ci insegna la scienza consegnando alla Chiesa un vero testo profetico. L’enciclica non è stata accettata da tutti. Soprattutto, è stata ostacolata dai vescovi statunitensi perché mette in discussione il sistema entro cui viviamo che sta portando al surriscaldamento del pianeta. Il fatto di aver sollevato il problema e di aver indicato un’altra strada è stato eccezionale. È uno dei documenti fondamentali del suo papato e verrà ricordato per questo.

Il secondo aspetto sono le armi e la guerra, contro cui ha fatto fare dei passi avanti a livello ecclesiale. Il concilio Vaticano II, per esempio, era bloccato sulle armi. Alla fine ha detto soltanto che l’uso delle armi nucleari è immorale. Papa Francesco è andato molto più avanti: anche il solo possesso di armi nucleari è immorale. Anche negli ultimi suoi discorsi, ancora domenica scorsa, è stato un grido per il disarmo. E di questo gliene sono molto grato.

Terzo aspetto importantissimo è il documento sulla fraternità umana che ha firmato con il Grande Imam Ahmad al-Tayyib, preside dell’Università di al-Azhar del Cairo. Il testo dice che la varietà di religioni è dovuta alla sapiente, provvidenziale volontà di Dio: come c’è la biodiversità così c’è anche la varietà delle religioni, ognuna ha qualcosa di bello da dare alle altre esperienze religiose. Anche questa posizione è stata contestata. Molti l’avranno accusato di eresia e invece è uno degli altri aspetti profetici di Francesco.

Ha dato il colpo finale al suprematismo bianco. Meloni, seduta difronte a Trump, in inglese ha parlato di «western nationalism», nazionalismo occidentale. Rivela veramente quello che pensano queste destre: l’Occidente ha la cultura, la civiltà e la vera religione. Elementi che hanno fatto da base al colonialismo. Il suprematismo bianco sta esplodendo dappertutto, è diventato politica in buona parte dei nostri governi in Europa. E non solo. Perché tutte le religioni hanno il problema dell’identità. Anche Modi in India, ad esempio, sta facendo lo stesso con l’induismo. Francesco invece ha avuto il coraggio enorme di aprire strade nuove per la convivenza tra i popoli.

La sua attenzione è stata sempre rivolta alla gente che soffre. Ha contato molto l’esperienza nelle Villas miseria di Buenos Aires: non solo le ha frequentate, ci ha mandato i suoi migliori preti a fare missione. In fondo questo è il cuore del Vangelo. Non si è fatto intimidire dalla furia del governo Netanyahu e ha continuato a telefonare a Gaza avendo il coraggio di affermare che ci sono tutti gli elementi per un genocidio.

Infine, grazie di cuore papa Francesco perché hai accettato che sedessi a Verona alla tua sinistra durante l’Arena di Pace, quando abbiamo tenuto insieme i lembi della bandiera della Pace.

Grazie per il tuo abbraccio pur sapendo che in Vaticano il mio nome non è ben visto. Grazie per il tuo gesto particolare, di cui ti sono molto grato. Spero che il prossimo Pontefice cammini su questa direzione continuando a darci speranza.

L’impegno per la pace: tentativi di mediazione e appelli dal 2013

Fratello solo L’esortazione a «un vero disarmo» fino al suo ultimo appello Urbi et Orbi di domenica scorsa, letto da monsignor Rovelli. «Terza guerra mondiale a pezzi»: la definizione a 100 anni dalla Grande Guerra

Marinella Correggia  22/04/2025

«Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo»: l’esortazione di papa Francesco domenica dal loggione delle benedizioni, nel suo ultimo messaggio Urbi et Orbi (letto da monsignor Diego Rovelli), conclude un percorso avviato fin dall’inizio del suo pontificato sui tanti fronti della «terza guerra mondiale a pezzi». Una definizione che Francesco usa per la prima volta il 13 settembre 2014 (a cent’anni dall’inizio del Primo conflitto mondiale) in visita al sacrario di Redipuglia. Evocando quella condanna della «inutile strage» che papa Benedetto XV aveva rivolto ai capi di Stato delle potenze belligeranti nel 1917, Bergoglio chiama «follia» la guerra; compresa quella in corso, combattuta qui e là, «con crimini, massacri, distruzioni». Anche quell’anno era pieno di mostri. Oltre ai conflitti nei vari continenti, nell’Iraq in preda al caos a causa dell’intervento di Bush & Blair, era nato il sedicente Stato islamico che estendeva i suoi tentacoli in Siria.

ESATTAMENTE un anno prima, all’accelerarsi della crisi in Siria (l’opposizione già armata accusava il governo di Damasco di aver usato armi chimiche; «linea rossa» da non superare, aveva avvertito Obama), il Vaticano con l’Osservatore romano aveva dimostrato saggezza e tirato il freno, evocando il precedente storico dell’Iraq nel 2003 e la possibilità di una manipolazione mediatica, rispetto a un’azione che ad Assad non conveniva di certo. Intanto la Segreteria di Stato incontrava tutti gli ambasciatori presso la Santa Sede e Francesco scriveva una lettera appello ai leader dei G20 per una soluzione negoziale. Lanciando alla Chiesa e ai fedeli l’invito a un giorno di digiuno e preghiera, sabato 7 settembre. Obama, forse già poco convinto, non bombarda la Siria.

Da alcuni anni la frase «terza guerra mondiale a pezzi» viene abitualmente impiegata da analisti e media. E il Vaticano offre esplicitamente la propria mediazione «in tutte le situazioni possibili». Per esempio, Ucraina: nel maggio 2023 il papa annuncia di aver incaricato il cardinale Zuppi di una missione di pace per cercare di mettere fine alle ostilità, a partire da gesti di conciliazione come lo scambio di prigionieri. Gaza post 7 ottobre: la Santa Sede, pur (altrettanto) invano, si muove proponendo il dialogo, per un cammino di pace possibile a partire da una tregua.

PAPA BERGOGLIO non perde di vista gli altri conflitti. Nell’agosto 2023 appoggia esplicitamente il pellegrinaggio dei vescovi dell’Africa occidentale per evitare l’intervento militare dell’Ecowas (Comunità economica degli Stati dell’Africa Occidentale) nel Niger dopo il golpe. Il suo ultimo messaggio pasquale, insieme alla vicinanza al popolo palestinese e israeliano, con l’appello ai «belligeranti» (perché «il terribile conflitto continua a generare morte e distruzione e a provocare una drammatica e ignobile situazione umanitaria»), non dimentica i siriani e i libanesi; ricorda lo Yemen; invoca pace e conforto per le popolazioni africane in Sudan e Sud Sudan, nella Repubblica democratica del Congo e nella regione dei Grandi laghi, nel Sahel, nel Corno d’Africa; auspica un definitivo accordo fra Armenia e Azerbaijan. L’appello ai decisori del mondo è di «non cedere alla logica della paura» ma usare le risorse a disposizione per combattere la fame e promuovere lo sviluppo, le «armi della pace». In questi sforzi Bergoglio non è stato certo il primo. Benedetto XV fu il primo a suggerire, nel 1914, una «tregua di Natale». Nel 1962, al culmine della «crisi dei missili a Cuba», fu determinante per l’accordo fra Kruscev e Kennedy la diplomazia messa in atto da papa Giovanni XXIII. Un anno dopo, l’enciclica «Pacem in terris» definisce la guerra alienum a ratione e profetizza: non ci sarà pace con la corsa al riarmo.

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