LA UE NON CONOSCE I SUOI INTERESSI E NON LI DIFENDE da IL FATTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
Cultura, Saperi, Università, Dialogo
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LA UE NON CONOSCE I SUOI INTERESSI E NON LI DIFENDE da IL FATTO

La Ue non conosce i suoi interessi e non li difende

Elena Basile  30 Aprile 2025

Ho molti amici a Bruxelles e mi capita spesso di passare le mie serate in compagnia dei belgi appartenenti alla cosiddetta borghesia progressista. Persone molto colte e informate soprattutto sui crimini di Putin. Ansiose di dare un contributo intellettuale alla creazione di un Occidente liberale diverso dalle autocrazie e da Trump. Sembrano avere imparato a memoria gli editoriali di Mieli e Panebianco. Eppure non leggono l’italiano. Dinanzi a questo pensiero uniforme, a questo catechismo pieno di certezze in Paesi diversi dell’Europa, si comprende come la manipolazione mediatica chiuda il cerchio. Con pochi spiragli di luce. Se questa è la borghesia progressista, cosa dobbiamo aspettarci da quella fascistoide?
Ripeteremo fino alla nausea che la pace si costruisce senza demonizzazioni del nemico, ma con una consapevolezza dei suoi interessi legittimi. L’Europa ha interessi geopolitici e quali? Questa dovrebbe essere la prima questione a cui le classi dirigenti sarebbero obbligate a dare una risposta. Idem per la leadership ucraina. Il governo russo, dato che sono pagata da Putin, mi sembra abbia illustrato al suo popolo i propri obiettivi.

Cominciamo dall’Europa. La convivenza pacifica con un grande vicino come la Russia rientra negli interessi geopolitici europei, oppure una guerra strisciante con una potenza nucleare ai nostri confini è più opportuna? Dal punto di vista economico ed energetico, il modello vincente costruito negli anni 80 (importazione di gas russo a basso prezzo) rientra nei nostri interessi? La transizione ecologica è un nostro traguardo geopolitico conciliabile con il riarmo? Lo Stato sociale è un valore irrinunciabile dell’Ue, dell’umanesimo europeo come la pace? È conciliabile col Rearm Eu? Queste sono le domande che dovremmo porre alle élite europee per poterne ricevere risposte razionali, non propagandistiche. Zelensky dovrebbe spiegare al suo popolo perché tre anni di guerra, la distruzione di una generazione di giovani, il fallimento economico dell’Ucraina e la perdita di territori ha rappresentato una soluzione migliore rispetto alla scelta di un’Ucraina neutrale, federale, in grado di dare autonomia e diritti linguistici alle popolazioni russofone, applicando principi europei. Era possibile un avvicinamento culturale e commerciale a Bruxelles, compatibile tuttavia con gli interessi economici russo-ucraini.
Mosca ha illustrato al popolo russo che l’accettazione di una Ucraina nella Nato, con basi nucleari ai confini, di un’Ucraina che cancellava i diritti linguistici alle popolazioni russofone e attuava spedizioni punitive nella regione del Donbass, non era conciliabile con la sovranità della Russia. Lavrov ha spiegato al suo popolo che, sulla base delle dichiarazioni del consigliere di Zelensky, Arestovic, e dei documenti redatti dal think tank del Pentagono, Rand Corporation, nel 2018 era divenuto evidente che la Nato voleva utilizzare l’Ucraina come pedina sacrificale per una guerra di erosione del potere russo, mirante a un cambiamento di regime e a una subalternità economica alle multinazionali Usa da tempo interessate alle materie prime e alle terre rare russe. In altre parole si è chiesto ai cittadini di combattere una guerra difensiva contro la Nato il cui espansionismo ai confini e le sanzioni economiche, nonché il colpo di Stato nel 2014 a Kiev, rappresentano prove difficilmente confutabili di una strategia offensiva nei confronti di Mosca.

Trump durante la campagna elettorale aveva già sconfessato la strategia dei neo conservatori statunitensi. Coerentemente avrebbe dovuto registrare la sconfitta sul campo militare e imporre alla Nato una marcia indietro. Fine dell’invio di armi, di intelligence, di truppe mercenarie e non, in Ucraina; richiesta in cambio alla Russia di un cessate il fuoco immediato; elezioni presidenziali a Kiev, reinserimento della neutralità nella costituzione ucraina e apertura dei negoziati con la mediazione di Paesi terzi in ambito Onu. Obiettivi della conferenza di pace dovevano essere una nuova architettura di sicurezza in Europa, sulla base degli accordi di Helsinki, nell’ambito della quale il ritiro delle sanzioni e il ripristino della cooperazione economica ed energetica con Mosca avrebbe potuto riaprire la questione dei territori conquistati da Mosca. Una Ucraina neutrale, federale, demilitarizzata, non nazionalista e in grado di assicurare i diritti umani, sociali e linguistici delle popolazioni russofone avrebbe potuto accampare diritti su determinati territori e risorse. La Russia non è interessata ai territori ma alla propria sovranità. Un’Europa consona agli ideali di pace e prosperità avrebbe utilizzato la sua migliore diplomazia per il ritorno a Helsinki. Ha invece deciso di continuare le politiche neocon Usa contro gli interessi dei popoli europei.

Il riarmo Ue lo gestirà un generale

Marco Palombi  30 Aprile 2025

Per la prima volta il capo sarà un militare: tedesco

Il voto, che avviene via lettera degli Stati membri, si concluderà formalmente solo il 5 maggio, ma tutti a Bruxelles ne danno per scontato l’esito.

Il prossimo capo dell’Agenzia europea per la difesa (European Defence Agency, Eda) sarà l’attuale vice amministratore delegato, un generale tedesco di nome André Erich Denk. Sarà il primo militare alla guida dell’agenzia nata nel 2004 e il cui indirizzo politico è appannaggio di un consiglio composto dai vari ministri della Difesa europei con al vertice il capo della diplomazia Ue, oggi la lettone Kaja Kallas: il posto di Ad finora era sempre stato affidato a politici o diplomatici, una sorta di tradizione, e il favorito, a questo giro, era l’ex ministro della Difesa olandese, Kajsa Ollongren. Non ce l’ha fatta, pare: l’aria in Europa è cambiata e l’asse del riarmo si premura di occupare i posti chiavi.
La scelta è notevole per diversi motivi. Il primo è ovviamente la carriera di Denk – classe 1967, laurea in Ingegneria meccanica – ai vertici dell’esercito tedesco, in particolare come capo del settore logistico e poi anche del protocollo, posizione da cui ebbe modo di collaborare con l’allora ministra della Difesa tedesca Ursula von der Leyen. D’altra parte la Germania, ancor più della Francia, ha una storica capacità di imporre i suoi tecnici ai vertici degli enti dell’Unione europea in cui si decide il futuro del continente: fu così in passato per i dipartimenti economici, l’Antitrust, il meccanismo di risoluzione bancaria e spesso la presidenza della Commissione e dell’Europarlamento. Oggi l’Ue prova a darsi un senso attraverso il riarmo, facendone anche la sua vera politica economica, e puntuale arriva la scelta di un militare proveniente dal Paese che guiderà (quasi in solitaria) questo processo.

Un segnale che non dovrebbe essere sottovalutato, tanto più se si tiene conto che l’Eda, un tempo una piccola e poco rilevante agenzia europea, è diventata centrale con la guerra in Ucraina, partecipando anche agli acquisti comuni di armamenti per Kiev. Un compito che si candida a ricoprire anche nella nuova temperie, insieme a quelli “storici”, che ora assumono però un nuovo peso: tra i suoi ambiti di intervento ci sono infatti lo sviluppo di sinergie industriali tra le aziende militari europee, il disegno del modello (e dei fabbisogni) del sistema di difesa del Vecchio continente, i progetti comuni in ricerca e innovazione.
A questi compiti si vorrebbe aggiungere, appunto, la gestione degli appalti di armamenti “europei” per la parte comunitaria del fu Rearm Eu (Readiness 2030), che andrebbe realizzata attraverso i 150 miliardi di prestiti che saranno messi a disposizione dei Paesi membri dalla Commissione. Se il riarmo europeo – come sta già avvenendo e non può non avvenire date le cifre messe in campo da Berlino – finirà per essere di fatto il riarmo tedesco, allora il generale André Denk è l’uomo giusto a posto giusto. Resta da chiedersi per chi?

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