I VAMPIRI DI TEL AVIV E LA LORO (MISERABILE) CORTE da ANTIDIPLOMATICO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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I VAMPIRI DI TEL AVIV E LA LORO (MISERABILE) CORTE da ANTIDIPLOMATICO

I vampiri di Tel Aviv e la loro (miserabile) corte

A Gaza è strage indifferenziata di uomini donne vecchi e bambini, cosa che ricorda le stragi di Marzabotto o di Sant’Anna di Stazzema che i nazisti commisero in Italia. Ma a dirlo ci vuole onestà intellettuale, quella che manca alla miserabile corte di politici e operatori mediatici proni allo 0,04% che governa il mondo e che calpesta, fino a distruggerlo, il Diritto internazionale.

Patrizia Cecconi  23/03/2025
Cinque giorni fa ricevevo dalla tendopoli di Al Mawasi un brevissimo video, dieci secondi di allegra, vitale euforia infantile che solo chi ha passato molto tempo tra la gente di Gaza è in grado di capire che quei secondi di risate, volteggi e passi di danza in mezzo alla devastazione non sono incoscienza infantile, ma la rappresentazione più vicina allo spirito dei gazawi, adulti compresi. Quell’incredibile, addirittura folle capacità di trovare vita in mezzo alla morte e guizzi di allegria in mezzo al dolore. I bimbi che uscivano ballando dalla tenda andavano all’iftar, il pasto che durante il mese sacro del Ramadan si fa dopo il tramonto e chiude il digiuno diurno.

Poi, sempre durante il Ramadan, prima dell’alba si fa una colazione il più possibile abbondante e poi più nulla, né acqua, né cibo e neanche fumo fino al successivo tramonto. Quella notte, mentre i bambini dormivano prima di essere svegliati per la colazione, sono entrati in azione i vampiri di Tel Aviv e, forti dell’autorizzazione del criminale che siede alla Casa Bianca e che ha sostituito con fiero bullismo il criminale che lo ha preceduto, in poche ore hanno assassinato 412 palestinesi tra cui 130 bambini ai quali si sarebbero aggiunti altri circa 400 martiri di ogni età nei giorni successivi.

L’intesa tra mostri ha funzionato e la Striscia di Gaza si è impregnata di altro sangue palestinese.

Via libera anche alla totale demolizione dell’unico ospedale oncologico ancora parzialmente funzionante e via libera all’operazione di terra, locuzione ipocrita la cui traduzione è “strage indifferenziata di uomini donne vecchi e bambini”, cosa che ricorda le stragi di Marzabotto o di Sant’Anna di Stazzema che i nazisti commisero in Italia. Ma a dirlo ci vuole onestà intellettuale, quella che manca alla miserabile corte di politici e operatori mediatici proni allo 0,04% che governa il mondo e che calpesta, fino a distruggerlo, il Diritto internazionale.

Tace o addirittura approva, la corte dei potenti, come del resto si addice a ogni fedele cortigiano. Chiunque sia in grado di intendere sa che lo Stato terrorista guidato dalla banda Netanyahu, senza l’enorme quantitativo di micidiali armi degli USA e dei suoi vassalli, non avrebbe potuto compiere il genocidio di Gaza e sa anche che senza il placet USA di poche notti fa il vampiro di Tel Aviv sarebbe stato costretto a fingere di rispettare la tregua e limitarsi solo a qualche assassinio quotidiano che i suoi supporter mediatici e politici neanche hanno degnato di attenzione perché tanto il sangue palestinese fa notizia – relativa, s’intende – solo quando scorre a fiumi. 

Quindi, quando il bullo della Casa bianca, assecondando le lobby sioniste che indirizzano la politica USA in senso pro Israele, ha dato il nulla osta al nuovo sterminio, l’esercito più accanito del mondo si è scatenato su adulti e bambini ancora addormentati tempestandoli vigliaccamente di bombe dal cielo, senza correre neanche il rischio di sporcarsi l’uniforme.

Dei tre bambini che ridevano e ballavano nel video di poche ore prima dell’infame raid non c’è più traccia. I media nostrani asserviti a Israele, cioè quasi tutti tranne  rare e pregevoli eccezioni, usano tattiche diverse per ridurre o addirittura nascondere l’essenza terroristica, disumana, illegale, razzista e coloniale dell’entità sionista cui offrono i loro servigi. Alcuni scelgono la via del silenzio totale tipico degli omertosi; altri quella del silenzio degli infami, cioè tacere una parte dell’accaduto e amplificarne un’altra spacciando in tal modo per verità una menzogna ben costruita. 

Altri ancora, soprattutto tra i media televisivi, scelgono la tattica della notizia asettica per di più non citata tra i titoli e relegata dopo l’ultimo caso di cronaca. La notizia asettica non crea empatia, per cui 50.000 morti palestinesi sono solo un numero, figuriamoci 500! mentre nel servizio di pochi minuti prima 2 morti ucraini creavano commozione almeno quanto il racconto del tormento dei familiari di 59 ostaggi israeliani verso  i quali i vari inviati, scegliendo avverbi, aggettivi e toni tutt’altro che asettici, creano ben più empatia dello sterminio di intere famiglie palestinesi di 10, 15 o più persone schiacciate durante il sonno o durante l’ennesima evacuazione imposta con sadismo e crudeltà dai vampiri di Tel Aviv.

E’ ben più che doppio standard questa abituale tecnica comunicativa, è la manifestazione di un male oscuro difficile da ammettere da parte di chi ne è portatore, ma indiscutibilmente chiaro ad un’osservazione minimamente attenta. Non è neanche solo servilismo, è miserabile razzismo.  

Lo stesso razzismo che a politici di cui non andar fieri, come ad esempio il ministro Tajani, fa dire di essere sempre e comunque dalla parte di Israele (ma perché?) o che non fa percepire al presidente Mattarella l’indecenza di accogliere con tutti gli onori il presidente israeliano Herzog, quello che firmava orgogliosamente i missili destinati a smembrare adulti e bambini palestinesi. Lo stesso Mattarella che, evidentemente privo del senso del ridicolo, mentre non ha nulla da eccepire rispetto a orrendi crimini e continue violazioni della legalità internazionale commessi dall’entità sionista, rivolgendosi alla Russia esclama con solenne severità: “la Russia rispetti il diritto internazionale!” Lo stesso razzismo che impedisce a politici e giornalisti di vedere i segni delle torture sui corpi dei prigionieri politici palestinesi, ma che induce gli stessi a stringersi intorno a Israele “sconvolto” per la magrezza di alcuni degli ostaggi rilasciati, senza però  sconvolgersi della morte per fame di bimbi palestinesi causata consapevolmente e scientemente da Israele. Lo stesso razzismo che si palesa nel silenzio che accompagna le violazioni dei luoghi di culto palestinesi, sia cristiani sia, soprattutto, musulmani distrutti per disprezzo e per umiliare un popolo fin nel suo credo religioso. Lo stesso razzismo che fa accettare a questa miserabile corte il suprematismo israeliano e che fino a poco tempo fa gli faceva disprezzare gli ebrei non sentendoli come membri a tutti gli effetti dell’occidente.

E mentre Israele bombarda ovunque voglia, dal Libano alla Siria, da Gaza alla Cisgiordania forte del consenso, della complicità e delle armi fornitegli dai suoi protettori e dai suoi valletti, le famiglie degli ostaggi manifestano contro le decisioni governative sapendo bene che ogni bomba è una possibilità di morte anche per i loro cari. Ma Bibi il vampiro sa che a mantenerlo vivo sul suo scranno è solo il sangue palestinese e quindi ordina al suo lugubre esercito di procedere col genocidio intensificandolo con operazioni di terra, tanto l’esercito mediatico internazionale seguiterà a sostenerlo senza vergogna, al pari dei politici eticamente corrotti che gli assicurano fedeltà e che non si scompongono neanche davanti alle minacce del criminale ministro Katz di distruggere ogni forma di vita gazawa se non gli verranno consegnati insieme agli ultimi ostaggi anche i membri di Hamas.

Quanti italiani – e non solo – sono morti durante l’occupazione nazi-fascista per non aver consegnato i partigiani al nemico? E quanti ne sono morti per aver nascosto gli ebrei allora perseguitati da quello stesso nemico? Inutile ricordarlo ai vigliacchi e agli opportunisti che si riempiono la bocca di “antifascismo” e intanto sostengono il fascismo sionista. Direbbero che non è paragone pertinente. Inutile anche ricordare loro che i combattenti per la libertà sono sempre stati sviliti dal nemico con l’attribuzione dell’appellativo di banditi o di terroristi per evitare che l’opinione pubblica li consideri per quel che realmente sono: resistenti da onorare per la loro lotta contro l’occupazione.

Ma ai cortigiani non importa neanche che i dati ufficiali dell’ONU abbiano rilevato che in Cisgiordania in quest’ultimo periodo siano stati assassinati circa 1.000 palestinesi, feriti oltre 7.000, rapiti e tratti in arresto senz’altra accusa che quella di essere palestinesi, centinaia e centinaia di inermi di ogni età, né  che ne siano stati forzatamente evacuati circa 40.000 per soddisfare le mire annessionistiche di “Eretz Israel”. All’entità sionista tutto è concesso e se c’è un colpevole, per i cortigiani, non è certo l’IDF, non è certo Netanyahu che viene accolto con tutti gli onori ignorando il mandato d’arresto della Corte Penale Internazionale;  non è nemmeno il fascista Smotrich o il neonazi Ben Gvir. Il colpevole, ci dicono perfino le sedicenti femministe di Trieste, è uno solo. Ha un nome astratto che però sciocchi, opportunisti e cortigiani non pronunciano: “resistenza”, e un nome proprio che viene regolarmente seguito o preceduto dall’aggettivo “terrorista”: Hamas. E la coazione a ripetere funziona: ometti da bar dello sport e donnine da “la politica è una cosa sporca” fanno l’eco ai cortigiani che appaiono in Tv e per la logica del gregge va bene così.

Ma se si è fuori dal gregge e soprattutto fuori dalla sua logica, la resistenza palestinese la si vede  per quel che è, e le sue azioni, comprese quelle armate, vanno contestualizzate e analizzate senza invertire i tempi tra azione e reazione. Erano azioni di resistenza armata quelle compiute dal braccio militare di Fatah o dal Fronte popolare quando Hamas era ancora un’associazione benefica che si occupava di asili e di ospedali, così come lo sono quelle compiute in seguito dal braccio armato di Hamas. Si potrebbero citare pensatori religiosi cristiani oltre che pensatori laici per ricordare che amare la giustizia comporta combattere l’ingiustizia, e cos’è se non l’essenza dell’ingiustizia l’occupazione israeliana della Palestina con tutto il corollario di crimini che si susseguono da quasi un secolo? Di conseguenza, chiedere ad Hamas di consegnare le armi equivale a chiedergli di consegnare Gaza a Israele. O direttamente o per interposta persona, come invita a fare il partito di Abu Mazen che intima ad Hamas di cedere il potere e abbandonarsi all’occupante. Saranno le capacità e i rapporti di forza tra i  palestinesi a stabilire cosa fare per avere una possibilità, sebbene remota, di vittoria e di riscatto del popolo palestinese, ma di certo la divisione tra le due forze maggiormente rappresentative fa gioco all’oppressore, ce lo insegna la storia. Dalle antiche guerre tra greci e persiani fino ad oggi l’unico dato immutabile è stato il divide et impera, e chi impera – o direttamente o con un re fantoccio –  è sempre chi ha diviso e non chi si è lasciato dividere. Lo sanno sia i vampiri di Tel Aviv che i loro finanziatori e i loro cortigiani e le leadership palestinesi non possono davvero ignorarlo.

Patrizia Cecconi

Romana di nascita, milanese di ultima adozione. Laureata in Sociologia presso la Sapienza Roma ove tiene per alcuni anni dei seminari sulla comunicazione deviante. Successivamente vince la cattedra in Discipline economiche ed insegna per circa 25 anni negli Istituti commerciali e nei Licei sperimentali. Interessata all’ambiente, alle questioni di genere e ai diritti umani ha pubblicato e curato diversi libri su tali argomenti ed uno in particolare sulla Palestina esaminata sia dal punto di vista ambientale che storico-politico. Ha presieduto per due mandati l’associazione Amici della Mezzaluna Rossa Palestinese di cui ora è presidente onoraria e, al momento, presiede l’associazione di volontariato Oltre il Mare. Da oltre 12 anni trascorre diversi mesi l’anno in Palestina, sia West Bank che Striscia di Gaza, occupandosi di progetti e testimonianze dirette della situazione. Collabora con diverse testate on line sia di quotidiani che di riviste pubblicando articoli e racconti. 

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