I 4 POSSIBILI SCENARI CON IL SISTEMA FINANZIARIO USA VICINO AL “GRANDE COLLASSO” da ANTIDIPLOMATICO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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I 4 POSSIBILI SCENARI CON IL SISTEMA FINANZIARIO USA VICINO AL “GRANDE COLLASSO” da ANTIDIPLOMATICO

I 4 possibili scenari con il sistema finanziario USA vicino al “Grande collasso”

Giuseppe Masala  29/03/2025 
Con l’avvento dell’amministrazione Trump abbiamo visto una enorme svolta nelle politiche fiscali e commerciali del Paese alle quali si legano quelle altrettanto importanti in ambito di politica estera e militare. Sicuramente il passo relativo alla politica fiscale che può definirsi eclatante è l’istituzione del Department of Government Efficiency (DOGE) guidato da Elon Musk. Si tratta di una sorta di ministero a tempo che ha la funzione di ridare efficienza alla macchina amministrativa federale degli Stati Uniti. Il modo in cui il DOGE opera lo abbiamo visto tutti: il ridare efficienza alla macchina amministrativa si sostanzia in una “cura all’Italiana”, ovvero il taglio di quelli che al pubblico vengono presentati come inaccettabili sprechi.

Noi italiani di fronte a questa operazione non possiamo che sorridere amaramente; sappiamo bene che gli sprechi sono sempre le spese che riguardano gli altri, possibilmente quelli dell’elettorato della parte politica al momento soccombente. Conosciamo anche bene la retorica tipica di queste operazioni che si sostanzia nel dare in pasto ai mass media compiacenti i casi limite, così da creare consenso sociale nei confronti di questo genere di operazioni.

Ma ciò che più lascia stupefatti è il vedere l’Iperpotenza americana ridotta come un’Italietta qualsiasi a dover fare tagli sulla carne viva della spesa dello stato (che dal punto di vista macroeconomico significa “domanda aggregata” e dunque PIL).  E’ chiaro che siamo di fronte ad uno snodo delle storia assolutamente fondamentale, e soprattutto assolutamente pericoloso.  E’ evidente che la condizione finanziaria della nazione (e sottolineo, nazione, non Stato) statunitense è in una situazione di grave pericolo, come ampiamente scritto su questo diario di bordo tenuto su l’AntiDiplomatico.

Come abbiamo detto il debito di una nazione è dato dalla somma del debito del settore pubblico con quella del settore privato. La valutazione di questa grandezza, non va mai fatta in termini assoluti, ma sempre in relazione al risparmio della Nazione (che è chiaramente la somma del risparmio delle famiglie residenti). Se il debito complessivo della Nazione è uguale al risparmio della nazione significa che il sistema è in equilibrio. Al contrario invece più grande è il passivo dato dalla sottrazione tra il debito complessivo e il risparmio più grave è lo squilibrio e la dipendenza del sistema dagli investitori internazionali. Per inciso ricordo che la grandezza dei conti nazionali che rileva la condizione descritta sopra si chiama Net International Investment Position (NIIP), altrimenti nota in lingua italiana con il nome di Posizione finanziaria netta.

Il caso specifico degli Stati Uniti è quello di un paese con il NIIP in passivo cronico anche se va chiarito che una quota di passivo nel caso di questo paese è del tutto fisiologica essendo Washington l’emittente del dollaro, ovvero la moneta di conto del commercio internazionale. Chiaro che Washington per soddisfare la fame di dollari del resto del mondo dovrà acquistare merci e servizi dall’estero al fine di “esportare” la propria moneta per le esigenze del commercio mondiale. Il problema è che a partire dalla crisi finanziaria del 2008 questo indicatore fondamentale rileva un costante peggioramento del passivo degli Stati Uniti. E il dramma è che non sembra esserci nulla in grado di fermare l’emorragia. Non è servita a nulla l’operazione Diesel Gate che aveva l’obbiettivo di distruggere l’import di automobili provenienti dall’Europa. Non sono servite a nulla le minacce della prima amministrazione Trump. Non è servita a nulla la guerra in Ucraina fatta scoppiare dall’amministrazione Biden. La posizione Finanziaria Netta statunitense è continuata a sprofondare.

Certo è ancora presto per vedere gli effetti dei tagli draconiani che sta effettuando il DOGE di Elon Musk, ma ormai appare evidente che la situazione è fuori controllo. Chi scrive è rimasto senza fiato nel vedere gli ultimi dati appena pubblicati dalla Federal Reserve di Sant Louis dove si rileva che il peggioramento della Posizione Finanziaria Netta nel solo quarto trimestre del 2024 rispetto al terzo dello stesso anno è stata di ben duemila miliardi di dollari, anzi, per la precisione 2078571 (duemila miliardi e settantottomila e cinquecentosettantuno milioni di Dollari).

Per dare al lettore un senso concreto di queste cifre iperboliche basta dire che dall’inizio della compilazione del NIIP fino al quarto trimestre del 2007 gli USA avevano accumulato un passivo pari a milleduecentosettantotto miliardi e  ottocentotrenta milioni di dollari (in cifre 1,278,830 miliardi di dollari); semplicemente nel solo ultimo trimestre del 2024 si è accumulato quasi il doppio di quanto non si sia accumulato dalla Dichiarazione d’Indipendenza fino al 2007!

Provo a fare un altro esempio. Quando l’Italia fu commissariata dall’Unione Europea che di fatto mandò al governo Mario Monti l’Italia è arrivata ad accumulare al massimo 400 miliardi di euro di NIIP negativo ovvero una cifra circa 58 volte inferiore a quella peggiore dell’Italia Repubblicana.

Va anche detto che gli USA, oltre alla strategia dei tagli del DOGE con i quali si vorrebbe abbattere la domanda aggregata e conseguentemente le importazioni, stanno anche – lentamente ma inesorabilmente – mettendo dei dazi contro quei Paesi nei confronti dei quali hanno un passivo di bilancia commerciale.  La logica sarebbe quella secondo la quale una bilancia commerciale positiva porta alla lunga verso un saldo delle partite correnti positivo e da cui – sempre alla lunga – verso una posizione finanziaria netta positiva. Tutto questo è certamente vero, ma ormai la domanda è un’altra: la strategia di Trump darà i suoi effetti abbastanza velocemente così da rallentare la caduta del NIIP che ormai procede a velocità incredibilmente sostenuta?

La domanda non è da considerarsi come una oziosa considerazione teorica, ma come l’elemento chiave per comprendere l’andamento del conflitto in corso. Gli USA rischiano un enorme meltdown finanziario simile a quello del 2008 se non si risolverà velocemente questo problema, o quantomeno se non verranno dati agli investitori internazionali segni di un movimento in controtendenza. Altrimenti non può essere esclusa una spettacolare fuga di capitali che faccia crollare Wall Street e le istituzioni finanziarie che ne sono cardine.

Ho ben chiaro che queste mie affermazioni rompano un tabù, quello dell’invincibilità americana, ma credo che ormai, con i dati che arrivano da oltre oceano, sia giusto porsi il problema. Così come certamente è un problema sul tavolo in tutte le cancellerie del mondo, visto che i dati emessi dalla FED di St Louis non li legge solo l’estensore di questo articolo.

A maggior ragione questo quesito si pone se si considera che la Casa Bianca sotto la presidenza Trump si sta trasformando nella più importante Merchant Bank del mondo. Dico questo in considerazione del fatto che dall’inizio del suo nuovo mandato Trump si è gettato anima e corpo nella ricerca di nuovi capitali internazionali fondamentali per tamponare l’immane squilibrio finanziario degli Usa. Si pensi che dal 20 Gennaio fino ad ora Trump è riuscito ad ottenere promesse di investimento pari a tremila miliardi di dollari in parte da controparti statali e in parte da aziende private.  Solo gli Emirati Arabi Uniti hanno promesso investimenti in USA pari a 1400 miliardi di dollari in 10 anni; un risultato evidentemente straordinario, il problema è che però la Posizione finanziaria netta ormai peggiora di oltre 2000 miliardi… al trimestre!

In una situazione del genere è evidente che bisogna prepararsi ad ogni scenario: dalla possibile nuova Bretton Woods che disegni completamente il sistema finanziario internazionale, magari con una nuova moneta per gli scambi commerciali al posto del dollaro, oppure a dei nuovi “Accordi del Plaza” attraverso i quasi le potenze mondiali accettano di far svalutare il dollaro così da ridare competitività al sistema produttivo americano, oppure a due possibili soluzioni catastrofiche: la soluzione “Sansone” attraverso la quale gli USA potrebbero far crollare i mercati mondiali esattamente come accadde con il mancato salvataggio di Lehman Bros nel 2008 oppure, purtroppo, un grande conflitto generale nelle fiamme del quale bruciare tutti i debiti.

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