Gli anticorpi di Gaia
Le manifestazioni auto-organizzate contro le politiche responsabili dei mutamenti climatici del pianeta, che si sono svolte simultaneamente in più di 110 paesi di tutti i continenti, non hanno precedenti a memoria storica. Il fatto che i protagonisti siano folle di giovani e giovanissimi accomunati da una forte coscienza politica che supera le tradizionali partizioni politico-ideologiche rende il fenomeno ancor più dirompente e straordinario.
Sono sotto accusa interessi e scelte dei gruppi dominanti economici, politici e tecno-militari dei paesi euro-atlantici e di quelli di altre macroregioni del mondo che perseguono lo stesso modello di sviluppo.
Porre fine all’estrazione ed uso degli idrocarburi e valersi solo di fonti energetiche rinnovabili. Drastica revisione della società iperconsumista e dei sistemi di vita che la caratterizzano (dai trasporti alle comunicazioni, dalla distribuzione all’alimentazione). Arrestare la produzione e commercio di armamenti. Sono, questi, obiettivi che mettono in discussione capisaldi del sistema capitalista contemporaneo.
I giovani e giovanissimi protagonisti di questa lotta decisiva e globale possono essere riguardati come degli anticorpi che reagiscono ad una malattia ingravescente e prossima ad un punto di non ritorno.
Essi sono portatori di una nuova coscienza collettiva di problemi le cui interdipendenze e dimensioni globali riguardano, in definitiva, la salvezza ed il futuro della stessa specie.
In altri termini, sta emergendo una nuova coscienza politica riguardante i problemi e il futuro dell’intera specie. Tale, cioè, da rivendicare i diritti alla vita, alla salute e alla pace di tutte le popolazioni del mondo.
Oggi porsi al di qua o al di sotto della portata e significato di tale lotta equivale a rinunciare ad un mutamento effettivo del sistema di potere dominante e rassegnarsi ad un’azione di mera compensazione a valle dei suoi effetti più immediati e contingenti. Ma senza alcuna capacità di indicare prospettive per il futuro.
Questo vasto movimento può diventare collettore di altre spinte dal basso e moti auto-organizzati già in atto e che pure esprimono istanze di radicale rinnovamento del modello sociale esistente.
La lotta di questi giovani, quindi, ancor più se collegata alle altre e potenzialmente convergenti, rappresenta una grande sfida per chiunque crede possibile e necessario ingaggiare una guerra senza quartiere contro il sistema dominante e per un modello sociale e politico alternativo.
Chi a sinistra si pone su posizioni coerentemente alternative deve essere capace di affiancarsi a questo movimento, senza la pretesa di svolgere una funzione pedagogica o di guida, ma cercando, piuttosto, di interpretarne le istanze e favorirne l’affermazione, come un elemento che concorre alla sintesi in un processo catalitico.
Questa può essere considerata, per molti versi, una sfida ineludibile. Una sfida che chiunque vuole battersi per un mondo migliore e aspira ad essere costruttore di nuove prospettive per il futuro non può non far propria. Una sfida, ancora, al cui alto livello devono necessariamente corrispondere forme di lotta nuove, incisive e coraggiose.
(pubblicato su “il manifesto” , 20 marzo 2019)
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