CINA CONTRO USA: I 2 BINARI DEL MONDO. XI ACCOLTO COME UN RE IN CAMBOGIA da IL MANIFESTO
Cina contro Usa: i due binari del mondo Xi accolto come un re in Cambogia
Asia Da una parte, il presidente cinese che viene ricevuto con un trattamento quasi regale in Cambogia. Dall’altra, la premier Giorgia Meloni che implora Donald Trump alla Casa bianca di «trovarsi a metà strada»
Lorenzo Lamperti 18/04/2025
Da una parte, il presidente cinese che viene ricevuto con un trattamento quasi regale in Cambogia. Dall’altra, la premier Giorgia Meloni che implora Donald Trump alla Casa bianca di «trovarsi a metà strada». Due istantanee di un mondo che il presidente degli Stati uniti vorrebbe spaccare in due. Lo ha chiarito lui stesso, intimando a tutti i paesi una scelta precisa da compiere tra gli Stati uniti e la Cina. Si tratta di quel momento tanto temuto un po’ a tutte le latitudini. Non solo e non tanto a Pechino, ma anche e soprattutto nelle capitali europee e asiatiche, dove si è fin qui cercato di barcamenarsi tra i tentativi di compiacere Washington e quelli pragmaticamente rivolti al mantenimento della cooperazione con la seconda economia mondiale.
Lo ha fatto la stessa Meloni, che è uscita dalla Via della Seta per mostrarsi affidabile agli Usa, ma poi è volata a Pechino lo scorso luglio per sostituire quell’accordo con il «piano d’azione» Italia-Cina. Nomi diversi, sostanza simile, coi media cinesi che avevano elogiato Meloni per la sua «strategia pragmatica» che l’ha portata a rafforzare il partenariato strategico.
IL GIOCHINO a elastico potrebbe essere vicino alla sua conclusione. C’è già chi inizia a prepararsi alla prospettiva peggiore. Secondo le stime di Goldman Sachs, gli investitori statunitensi potrebbero essere costretti a scaricare circa 800 miliardi di dollari di azioni cinesi in uno «scenario estremo» di disaccoppiamento finanziario. Dall’altra parte, gli investitori cinesi potrebbero dover scaricare le loro attività finanziarie statunitensi, che potrebbero ammontare a 1,7mila miliardi di dollari, di cui circa 370 miliardi in azioni e 1,3mila miliardi in obbligazioni.
Resta più facile a dirsi che a farsi, visti i profondi intrecci che l’economia cinese mantiene col resto del mondo. La temporanea retromarcia di Trump sui dazi contro pc e smartphone ne è la prova più lampante, insieme alla raffica di video con cui gli utenti cinesi stanno inondando TikTok, mostrando veri o presunti legami irriducibili della produzione internazionale del lusso con le fabbriche cinesi. La strategia comunicativa pare stia riscontrando un certo successo, visto che l’app di shopping cinese Dhgate è improvvisamente balzata in testa ai download degli App store degli americani, a caccia di teorici affari detassati.
SE CON GLI USA sta mantenendo una linea dura, con Europa e Asia la Cina sta cercando di mostrare il suo volto più rassicurante. «Resistiamo insieme al bullismo unilaterale dei dazi», ha detto Xi al premier spagnolo Pedro Sanchez qualche giorno fa, concetto ripetuto dai diplomatici cinesi a quelli europei. «Combattiamo contro l’imperialismo commerciale», dice invece Xi durante il suo tour nel Sud-est asiatico, dove sente di potersi permettere un tono più battagliero. D’altronde a Phnom Penh, dove il presidente cinese è arrivato ieri nell’ultima tappa del suo tour, c’è una strada che è stata ribattezzata Xi Jinping Boulevard. In Cambogia è dove sono più visibili i progetti infrastrutturali della Via della Seta. Non solo strade e autostrade, ma anche opere strategiche come la base navale militare di Ream, di cui sono appena state inaugurate le nuove strutture finanziate dalla Cina.
Nella visita, ci si aspetta la conferma dei finanziamenti cinesi per il canale Funan Techo, che deviando l’acqua dal fiume Mekong dovrebbe consentire alla Cambogia di costruire nuove rotte commerciali.
I MEDIA CINESI esaltano anche gli accordi sottoscritti con Vietnam e Malaysia, che includono intese sulle strategiche filiere high-tech. Ma intanto si osservano con attenzione (e fin qui silenzio) le mosse dei leader europei, Meloni compresa. «Gli europei non si fidano più degli Usa», si legge sempre più spesso sui media cinesi, che citano l’invito Ue di usare telefoni usa e getta nei viaggi in America. Qualora l’Italia fosse percepita come un’alleata a tutto tondo di Trump, rischierebbe un impatto sulle esportazioni che vorrebbe tanto aumentare sul mercato cinese. Nonché un’ulteriore retrocessione nell’ordine delle priorità degli investimenti cinesi, che non a caso si stanno già riorientando verso Francia e Spagna, a partire dai veicoli elettrici a cui puntava Palazzo Chigi.
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