SIAMO IN UNA POLICRISI. SONO STATI FATTI MOLTI ERRORI da IL MANIFESTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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SIAMO IN UNA POLICRISI. SONO STATI FATTI MOLTI ERRORI da IL MANIFESTO

L’esito del conflitto passa attraverso Nord Stream

CRISI UCRAINA. Per il secondo giorno ridotte le forniture di gas russo ai principali clienti europei. Il numero due di Gazprom suggerisce di attivare il gasdotto «bloccato» alla vigilia dell’invasione

Luigi De Biase  16/06/2022

Per il terzo giorno consecutivo il colosso energetico Gazprom ha ridotto le forniture di gas ai suoi principali clienti europei attraverso il gasdotto Nord Stream. Dopo il calo del 15 per cento registrato mercoledì, Eni ha fatto sapere di avere alzato la domanda del 44 per cento e di avere ricevuto soltanto il 65 per cento di quanto richiesto. Per i tedeschi di Uniper il taglio corrisponde al 25 per cento. Soltanto l’austriaca Omv ha deciso di mantenere il riserbo sui dati. Le tre società hanno cominciato il mese scorso le procedure per aprire a GazpromBank due diversi conti, uno in euro, uno in rubli, con cui completare i pagamenti secondo i nuovi criteri stabiliti dal capo del Cremlino, Vladimir Putin.

NORD STREAM è un canale di approvvigionamento strategico. Collega l’Europa ai grandi giacimenti siberiani attraverso il Mar Baltico. Dal terminal di Greifswald, in Germania, il gas fluisce verso i paesi del sud. In tempo di pace l’infrastruttura garantiva 50-55 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Ora funziona al 40 per cento della capacità. Le conseguenze del processo possono diventare significative nel breve, nel medio e nel lungo periodo. Sul piano finanziario le quotazioni del gas continuano a salire. Su quello della sicurezza le autorità italiane hanno già notato rallentamenti nel riempimento degli stoccaggi. E in tema di industria il Wall Street Journal ha messo in guardia sul rischio di una nuova crisi in Europa dovuta alla fine dell’epoca del gas russo a basso costo. «Un eventuale stop a Nord Stream significherebbe la catastrofe per il sistema produttivo tedesco», ha detto ieri non a caso l’inviato russo presso l’Unione europea, Viktor Chizhov. Gazprom sin qui ha parlato di ragioni tecniche, di un guasto agli strumenti Siemens nella stazione di compressione Portovaya, sull’isola Vysock, a un centinaio di chilometri da San Pietroburgo, verso il confine con la Finlandia. Questa è la versione che ha ripetuto ieri il numero uno della multinazionale, Alexei Miller, secondo il quale il problema si sarebbe potuto superare senza interrompere il servizio, ma le sanzioni stanno impedendo a Siemens di consegnare i pezzi di ricambio.

UNA SOLUZIONE, sempre secondo Miller, c’è. E passa per Nord Stream 2. Questo è come noto il gemello di Nord Stream che russi e tedeschi hanno completato alla vigilia della guerra in Ucraina. Proprio le tensioni di quei mesi hanno impedito che entrasse in funzione. «Nord Stream 2 è pronto in qualsiasi momento», ha detto Miller. Mercoledì, dopo i primi tagli delle forniture, da Berlino il vicecancelliere e ministro dell’Economia, Robert Habeck, aveva parlato di «decisione pretestuosa». Miller con le sue nuove dichiarazioni è andato ben oltre. Sta guidando la questione su un terreno di confronto che è puramente politico. Anche perché, nelle stesse ore, ha comunicato che nei primi cinque mesi del 2022 la quantità di gas ceduta alla Cina è cresciuta del 67 per cento. Insomma, una risposta indiretta e anticipata a quanti dovessero chiedere che cosa farebbe la Russia senza il ricco mercato europeo. A quanto pare l’alternativa esiste.

I FATTORI che hanno spinto Putin verso la guerra in Ucraina sono iscritti nei più profondi canoni della politica russa. Nord Stream 2 non sarà certamente il principale. Sarebbe un errore, tuttavia, ignorare il valore simbolico, oltre che economico, di questa opera. Il 22 febbraio il governo tedesco ha fatto sapere che avrebbe bloccato il processo di certificazione del gasdotto. Il 23 il presidente americano, Joe Biden, ha imposto pesanti sanzioni contro il consorzio che lo aveva costruito. «Ora Nord Stream 2 è soltanto un tubo in fondo al mare», ha detto nella notte un funzionario dell’Amministrazione americana. Il 24, all’alba, la tv di stato in Russia ha trasmesso il messaggio con cui Putin annunciava l’inizio dell’operazione speciale in Ucraina. Per questo le parole di Miller dovrebbero essere intese nel loro significato più ampio: la questione non riguarda semplicemente il gas, ma l’intero equilibrio di un continente. La prospettiva di passare a Nord Stream 2 nel bel mezzo della guerra rappresenterebbe per il Cremlino un clamoroso successo. Per gli europei vorrebbe dire riconoscere la completa dipendenza dalla Russia.

Bce e Fed non fermano la crisi: «Abbiamo fatto molti errori»

IL CASO. Lo “scudo antispread” annunciato dalla Bce, e l’aumento dei tassi di interesse della Fed statunitense, non fermano la tendenza ribassista nelle borse. Forte è lo scetticismo e l’incertezza sull’indirizzo delle politiche della governance capitalistica davanti alla policrisi in cui viviamo. E il vicepresidente Bce De Guindos e il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ammettono di non avere compreso la natura e il significato della “nuova” inflazione

Roberto Ciccarelli  16/06/2022

Lo scudo «anti-spread» annunciato dalla Banca centrale europea è probabilmente un topolino e non ha fermato una nuova ondata ribassista delle borse, già influenzate dall’aumento dei tassi deciso dalla Fed. Milano ha perso il 3,3%, Francoforte anche, Wall Street quasi il 4. Un contributo lo ha dato la Banca d’Inghilterra che ieri ha alzato il costo del denaro di un quarto di punto con un’inflazione che potrebbe arrivare all’11%. In Italia, per l’Istat, l’inflazione è al 5,7%. I prezzi a maggio in aumento del 6,8%, mai così alti da novembre 1990. L’Unione nazionale consumatori e il Codacons calcolano un salasso che va dai 2.300 euro ai 2.700 euro. Per il Banco alimentare nel 2022 aumenteranno i poveri.

Il vicepresidente della Bce Luis de Guindos e il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, come ha già fatto il governatore della Fed statunitense Jerome Powell, hanno confermato di avere fatto un errore. Non hanno capito per tempo che l’inflazione non era temporanea ed è destinata a durare. Ammesso che ora non ne stiano facendo un altro alzando i tassi di interesse per bloccare la fiammata dei prezzi e, così facendo, contribuendo alla stagflazione, alta inflazione e crescita bassa e in diminuzione causa guerra e pandemia.

«Nella vita bisogna imparare dagli errori e cercare di non ripeterli e cambiare strada se è giusto farlo. Io personalmente ero fra quanti pensavano che l’inflazione fosse temporanea e destinata a rientrare. Così non è stato – ha detto de Guindos – Eravamo tuttavia in una situazione nuova, alle prese con le conseguenze della pandemia e nessuna istituzione, nemmeno la Fed, l’Ocse e l’Fmi, si è resa conto che l’inflazione avrebbe rialzato la cresta così rapidamente». Ci sono stati errori «molto più elevati che in passato» ha confermato Ignazio Visco. Sono stati fatti negli ultimi due trimestri. E sono enormi a sentire Visco: oltre il 60 per cento sono stati fatti sui prezzi dell’energia, le principali variabili esogene i cui andamenti vengono derivati dalle quotazioni dei contratti futures. La quota sale all’80 per cento per quanto riguarda gli effetti indiretti (i trasporti). Sono state sottovalutate «le tensioni geopolitiche, con le forti riduzioni delle forniture di gas dalla Russia già dall’inizio dello scorso anno ma «il fattore più importante è stato lo scoppio della guerra» russa in Ucraina. Sono ammissioni importanti. Errori di questo tipo sono stati fatti anche nella crisi del 2007-2008. Oggi siamo in una policrisi ancora diversa.

In più c’è il problema del ritorno a una politica monetaria non «espansiva» della Bce. L’aumento dei tassi dev’essere graduale o più veloce? E ciò non rischia di incidere su una crescita già penalizzata dalle strozzature delle catene globali di approvvigionamento causate dal Covid o dalla speculazione sulle materie prime? In gioco è la credibilità stessa della Bce e delle altre banche centrali, pilastri dell’economia mondiale. E dipende dalla comprensione del significato della nuova inflazione, diversa da quella degli anni Settanta che generò una spirale prezzi-salari.

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