SE AVANZANO I NEOFASCISMI L’EUROPA SI CHIEDA PERCHÈ da IL FATTO e IL MANIFESTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
Cultura, Saperi, Università, Dialogo
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SE AVANZANO I NEOFASCISMI L’EUROPA SI CHIEDA PERCHÈ da IL FATTO e IL MANIFESTO

Se avanzano i neofascismi l’Europa si chieda perché

 ELENA BASILE  3 LUGLIO 2024

La Francia profonda, la Francia provinciale e piccolo borghese, la Francia razzista dei No-where insorge e conquista il primo posto. L’ascesa dei cosiddetti populismi di destra non è una novità. È una tendenza consolidata delle democrazie affluenti. In Scandinavi, Germania, Olanda, ma anche nei Paesi mediterranei, dal fenomeno Meloni ad Alba Dorata in Grecia a Vox in Spagna, si assiste alla ribalta di movimenti che ripropongono miti razzisti, il valore particolaristico contro l’umanesimo universalista. I partiti della destra radicale tuttavia danno rappresentanza ai ceti penalizzati dalla globalizzazione, alle classi svantaggiate e ineducate, quelle che non prendono l’aereo per essere every where, appunto i “no where“.

Gli emarginati che un tempo votavano a sinistra insieme a una classe ormai scomparsa, il proletariato, come è scomparsa la manifattura, ora votano per un nuovo fascismo. Il blocco sociale della sinistra è scomparso. Prevale nella società del terziario il lavoro precario e dequalificato, cangiante anche geograficamente nella società globale e incline a votare contro – contro l’Europa neoliberista e illiberale – rispolverando antichi miti antisemiti. Naturalmente questi fenomeni che abbiamo già conosciuto e con cui conviviamo da anni sono dovuti anche alla cecità della classe dirigente europea che non è stata capace di un progetto alternativo. Il centrodestra e il centrosinistra hanno fatto a gara a smantellare la solidarietà, le politiche sociali e industriali, gli investimenti nei beni comuni. Hanno applicato politiche razziste contro i migranti. Hanno ucciso l’universalismo umanista che era alla base dell’humus europeo e nasceva con la dichiarazione dei diritti universali. E hanno tradito i diritti umani con la più sfrontata applicazione di doppi pesi e doppie misure.

Macron, che respingeva i derelitti al confine con l’Italia e nella Manica, ora vorrebbe essere credibile nella sua indignazione per il fascismo che avanza. Macron che solidarizza con Israele più o meno come fa la Le Pen vorrebbe far credere agli elettori che lui rappresenta il diritto contro la violenza. L’Europa degli Scholz e dei Macron, giù giù fino ai Renzi, ai Calenda, ai Minniti che hanno fatto accordi ignobili sulla pelle dei migranti e sono complici di Israele nel suo programma di pulizia etnica, non hanno alcuna credibilità contro il fascismo. Hanno rinnegato persino la pace inventando il nazionalismo occidentale e tradendo la cultura della mediazione e della diplomazia che, dopo i disastri delle due guerre mondiali, era stata una componente essenziale dell’antifascismo. La “sinistra” ha abbandonato i diritti sociali rifugiandosi dietro il paravento di quelli civili, pompati fino al parossismo dei cambiamenti di sesso e delle cure ormonali per minori, dell’utilizzo del genere neutro per rinnegare nell’infanzia l’identità sessuale. Ripulire il linguaggio, creare slogan senza senso cancellando la complessità e la cultura è stato e rimane il programma dei miliziani del “progressismo” che non si accorgono di imitare in questo modo i metodi dittatoriali. Borrell e Von der Leyen demonizzano la Russia, ma abbracciano la Turchia o l’Arabia Saudita e chiudono entrambi gli occhi di fronte al massacro di Gaza. Si permettono di stigmatizzare la reazione russa di censura dei media occidentali affermando che i media occidentali sono liberi e i russi dovrebbero abbeverarsi a questa fonte oggettiva di informazione, mentre noi europei dobbiamo combattere la disinformazione del Cremlino oscurando giornali, siti, televisioni e radio russi. Ci sarebbe da ridere, se tutto non fosse tragico. I liberali, i popolari e il centrosinistra sono i primi responsabili della degenerazione che ha sconfitto le identità collettive e fatto emergere nella società liquida, atomizzata – in cui morale e felicità non superano la dimensione individuale – blocchi di individui incattiviti, non di comunità, che cercano la riscossa dalle loro miserie nell’odio e nell’ostilità contro gli ebrei, i migranti, i musulmani.

Se non si compie un’analisi lucida delle trasformazioni sociali e culturali coniate dal neoliberismo illiberale e da una sinistra a immagine dei dem statunitensi, le attuali tendenze di una destra rozza, violenta e senza cultura non si arresteranno. Non si può difendere la cessione di sovranità acriticamente a questa Europa che ha un evidente deficit democratico se non a prezzo di fomentare il nazionalismo. Né si può continuare a sostenere la difesa europea quando è divenuta l’arma di interessi statunitensi e non europei. Non si possono vittimizzare soltanto gli ebrei senza chiedersi con Moni Ovadia, Ilan Pappé e Gideon Levy chi siano gli ebrei di oggi e rispondere in coro: i palestinesi, i migranti sottopagati e torturati, i rom, gli islamici oggetto di islamofobia. Così si recupera un umanesimo ebraico, cristiano, liberale e di sinistra.

– foto Ap

I pifferai dell’estrema destra e i loro padroni

FRANCIA. In Francia si gioca una partita che ci riguarda e l’ottimo risultato del Nuovo Fronte Popolare è uno spiraglio di luce per le opposizioni per costruire un’altra idea di paese

Giuseppe De Cristofaro  03/07/2024

In Francia sta accadendo qualcosa di terribile, ma non inaspettato. La marcia dell’estrema destra di Le Pen è figlia di quella globalizzazione che denunciammo a Genova nel 2001. Un processo di sradicamento che ha messo nel mirino il tenore di vita delle classi popolari e dei ceti medi.

Pezzi di società spaventati che oggi soprattutto nella grande provincia europea cercano rassicurazione nei pifferai alla Le Pen, Meloni, Salvini, Afd e orrida compagnia cantante.
Pifferai magici travestiti di quella stessa dittatura neoliberista che attacca in ogni paese salari, sanità pubblica, welfare, pensioni e diritti civili per farne profitto privato.

Non a caso, Le Pen ha subito eliminato dal suo programma elettorale proprio la cancellazione della riforma delle pensioni di Macron, duramente contestata nelle piazze dai francesi.
La conferma che l’estrema destra è come sempre la foglia di fico del regime sociale ed economico che scatena la guerra fra poveri perché la vincano i ricchi.

Non a caso mentre il Nuovo Fronte Popolare annuncia la desistenza – ritirerà il suo candidato nei collegi in cui si è piazzato terzo – i macroniani sono tiepidi e fanno distinzioni. È a distanza di un secolo lo stesso atteggiamento criminale di buona parte di quella destra liberale che spalancò le porte al fascismo e al nazismo, facendo piombare l’Europa nell’orrore delle dittature e poi nella Seconda Guerra Mondiale. La storia non si ripete mai allo stesso modo, ma quante similitudini ci sono fra oggi e allora.

Perciò in Francia si gioca una partita che ci riguarda molto da vicino e l’ottimo risultato del Nuovo Fronte Popolare è uno spiraglio di luce che potrebbe non bastare.
Però dobbiamo spalancare ogni finestra perché quello spiraglio illumini la strada delle nostre decisioni politiche.
Uniti possiamo battere la destra, ma la destra possiamo batterla solo se le opposizioni piuttosto che affidarsi alla conta aritmetica e politicistica vanno all’attacco con un’altra idea di paese.

In questi mesi in parlamento le opposizioni hanno sperimentato delle forme di convergenza sul salario minimo, il reddito di cittadinanza, la battaglia contro l’autonomia differenziata e il premierato.
È un nucleo per ora embrionale ma chiaro intorno al quale bisogna articolare una proposta politica.

Dobbiamo dire chiaramente che gli stipendi non bastano per vivere e vanno aumentati a partire dall’istituzione di un salario minimo. Che c’è un’emergenza casa con l’affitto o il mutuo che si mangiano anche i due terzi di uno stipendio. Che se stai male non puoi aspettare mesi per una visita o un esame specialistico e hai il diritto di essere curato. Che se non trovi lavoro hai il diritto di essere sostenuto anche andando a tassare i grandi patrimoni. Che nessuno può discriminarti per il genere, il colore della pelle, l’orientamento sessuale. Se non fai la differenza, se non prospetti un’altra idea di paese, non vinci. Invece noi dobbiamo vincere e rimandare a casa la destra.

Rispetto alla Francia non abbiamo l’urgenza di una scadenza elettorale lampo. Abbiamo tempo, ma oltre al tempo servono la voglia e il coraggio di scelte chiare per un’altra Italia possibile.

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