ROMA, LE DUE GENERAZIONI DELLA PIAZZA NO WAR da IL MANIFESTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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ROMA, LE DUE GENERAZIONI DELLA PIAZZA NO WAR da IL MANIFESTO

Roma, le due generazioni della piazza no war

Kiev non è sola. Gli studenti raggiungono sindacati e pacifisti. Landini: «Condanniamo Putin, ma bisogna arrivare alle cause del conflitto ucraino»

Giuliano Santoro  27.02.2022

Nel codice non scritto delle manifestazioni a Roma, Santi Apostoli è la piazza delle testimonianza ma non delle manifestazioni oceaniche. Non contiene molte persone ma consente di radunarsi e stringersi attorno a un palco, solitamente posizionato in fondo al quadrilatero, con la faccia verso il palazzo della Provincia. Eppure, quest’oggi da Santi Apostoli la gente chiamata a raccolta da Cgil, Cisle e Uil oltre che da Anpi, Arci, Emergency, Rete Pace e disarmo e molti altri, tracima e arriva quasi fino a piazza Venezia. È il segno che contro la guerra ucraina va radunandosi (e ricomponendosi) un popolo multiforme. Non era scontato, perché chi si mobilita deve misurarsi con uno scenario ribaltato rispetto a quelli consueti: l’operazione di polizia internazionale (anzi, di «sicurezza internazionale», secondo le parole di Putin) questa volta viene da Oriente verso Occidente.

MAURIZIO LANDINI prova a riallacciarsi ai cicli delle lotte per la pace precedenti: «Siamo contro la guerra sempre e comunque. Da qualunque parte venga – dice il segretario generale della Cgil – Condanniamo senza mezze misure Putin, ma dobbiamo capire le ragioni che hanno determinato questa situazione. E come mai, ad esempio, dopo la caduta del muro di Berlino ci siamo trovati a a perseguire politiche che hanno favorito la crescita di logiche nazionaliste e populiste». Ma prima di fare qualsiasi passo, è la posizione dei sindacati, bisogna far tacere le armi. Rivolgendosi ai manifestanti italiani, Yuriy Sheliazhenko del movimento pacifista ucraino rigetta ogni ipotesi di spirale bellica: «Chiediamo alle leadership di fare un passo indietro e sedersi al tavolo dei negoziati – afferma – La pace può essere raggiunta solo con principi e metodi nonviolenti». La piazza segue il filo che collega le richieste dei pacifisti ucraini e quelle dei russi che in questi giorni sono scesi in strada. «Un gran numero di attivisti, scienziati, giornalisti, musicisti hanno fatto dichiarazioni contro questa guerra e nelle città russe si moltiplicano le azioni di protesta – è il messaggio di Elena Popova del Movimento obiettori di coscienza russi – La polizia ci ferma, ci arrestano solo perché diciamo no alla guerra».

«L’ATTACCO all’Ucraina era programmato – dice ancora Landini – Proviene da chi è nemico della democrazia della libertà della autonomia dei popoli. Adesso il rischio nucleare è concreto, per questo non devono essere le potenze con le loro logiche a confrontarsi. Per questo è necessario ritrovarsi in piazza». Landini delinea le parole chiave per affrontare questa guerra: «multilateralismo», «rispetto degli accordi di Minsk» e la garanzia di «corridoi umanitari» e «accoglienza» per i profughi. Poi l’impegno per una mobilitazione permanente e allargata a tutta l’Europa: «Chiederemo al sindacato europeo di organizzare altre manifestazioni in Ue fino a quando non avremo fermato questa guerra».

TRA LE BANDIERE arcobaleno ci sono anche quelle di Sinistra italiana, Rifondazione e Verdi. Si vedono i ministri Andrea Orlando e Roberto Speranza. «Rispondere alle bombe con le bombe vuol dire avviare il mondo verso una tragedia incalcolabile – dice Nicola Fratoianni di Sinistra italiana – Bisogna utilizzare ogni strumento sapendo che anche quelli economici devono essere utilizzati non tanto per tutelare i nostri interessi». A proposito di sanzioni: per il co-portavoce di Europa Verde, Angelo Bonelli, «è importante che Draghi abbia rivisto la posizione italiana e dato il suo consenso all’esclusione della Russia dallo Swift».

GLI STUDENTI si sono dati appuntamento al Colosseo. Arrivano in corteo dietro lo striscione che dice «Le loro guerre, i nostri morti». Anche se molti di loro ancora non erano nati quando, ormai diciott’anni fa, due milioni di persone invasero Roma per impedire la guerra di Bush Jr contro l’Iraq, invitano a ricordare «tutte le guerre degli ultimi venti anni, dalla ex Jugoslavia all’Afghanistan». Sono quelli della Lupa, il movimento delle scuole superiori che sta lottando contro l’alternanza scuola-lavoro. Lo striscione firmato dall’Unione degli Studenti recita: «Studenti contro la guerra e ogni imperialismo». Ed ecco un cartello con la clessidra stilizzata di Extinction Rebellion che invita a farla finita con la «dipendenza energetica dal fossile di Putin». È la generazione della lotta contro il global warming che si trova davanti anche la minaccia della guerra.

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