PRIMA IL TAGLIO DEL CIBO, POI L’ACQUA: IL NUOVO PIANO GAZA da IL MANIFESTO e IL FATTO
Prima il taglio del cibo, poi l’acqua: il nuovo piano Gaza
Striscia continua Fonti stampa e governative israeliane svelano le possibili mosse. E la Ue le «legittima». Ben Gvir propone di bombardare i depositi di aiuti. Così Tel Aviv vuole costringere Hamas a estendere la prima fase della tregua e non passare alla seconda
Eliana Riva 04/03/2025
L’Unione europea condanna Hamas perché non asseconda la volontà israeliana di ignorare gli accordi sottoscritti, e così facendo legittima la scelta di Tel Aviv di affamare la popolazione di Gaza. Leggere le prime parole della dichiarazione di Kaja Kallas riportate dal suo portavoce, Anwar al-Anouni, fa venir voglia di stropicciarsi gli occhi dall’incredulità.
L’Alta rappresentante dell’Ue per gli affari esteri, vicepresidente della Commissione europea «condanna il rifiuto di Hamas di accettare l’estensione della prima fase dell’accordo di cessate il fuoco a Gaza. La successiva decisione di Israele di bloccare l’ingresso di tutti gli aiuti umanitari potrebbe potenzialmente comportare conseguenze umanitarie».
NON SOLO si ignorano completamente le decine di denunce con cui organizzazioni internazionali, ong, associazioni umanitarie hanno dichiarato che la limitazione degli aiuti da parte di Tel Aviv è già causa di pesanti conseguenze, ma si mette in dubbio anche, rendendolo probabile e non certo, un assunto universale per quanto banale: senza cibo le persone muoiono.
Neanche una parola sul genocidio, sull’utilizzo della fame come arma di guerra, che ha già provocato, insieme ad altre accuse, l’emissione dei mandati di arresto da parte della Corte penale internazionale per Netanyahu e il suo ex ministro della difesa Gallant. Mandati che, d’altro canto, larga parte dell’Ue ha deciso di ignorare.
Eppure, i rappresentanti di governo di Tel Aviv sembrano fare a gara a chi propone le pene più feroci. Non solo il cibo, le medicine, i ripari, si deve tagliare anche l’acqua e l’elettricità, hanno fatto sapere ieri il canale israeliano Kan 11 e il ministro delle finanze Smotrich.
SAREBBERO SOLO alcune delle indiscrezioni sul nuovo piano di «massima pressione» del governo per convincere Hamas a liberare i prigionieri senza alcuna certezza che Netanyahu non riprenda i bombardamenti. L’ex ministro della sicurezza nazionale, il suprematista ebraico Itamar Ben Gvir, che si impegna, con buoni risultati, a stare sempre un passo oltre il baratro dell’orrore, ha dichiarato al Times of Israel che l’esercito dovrebbe bombardare i depositi di aiuti già presenti nella Striscia. Affamare i palestinesi per convincere Hamas ad accettare le proprie condizioni è una formulazione che il governo intero accoglie a braccia aperte.
La cosa che impressiona di più, rimane forse il controllo completo di Gaza da parte di Israele, dei suoi confini, di ciò che entra, di chi esce e del destino di chi rimane. E questo nonostante la presenza internazionale, la missione dell’Unione europea, i militari provenienti da vari paesi (tra cui l’Italia) presenti al valico di Rafah. Tutti rispondono agli ordini di Israele, anche se il prezzo da pagare è altissimo in termini di vite umane.
Intanto, i bombardamenti israeliani e l’attacco dei droni sono diventati più pericolosi da quando è terminata la prima fase del cessate il fuoco. Domenica sei persone sono state uccise dall’esercito. Altre tre ieri tra Rafah e Khan Younis. Diversi i feriti. Dopo la fine della tregua molte zone sono state prese di mira. Sono almeno 116 i palestinesi uccisi negli ultimi 42 giorni, ossia dall’inizio della tregua. I militari dichiarano di colpire «persone sospette», pure quando si tratta di minori e di gruppi di civili.
ANCHE IN CISGIORDANIA la situazione si fa sempre più difficile. Più di 180 case abbattute a Jenin, il 90% della popolazione sfollata, strade, infrastrutture distrutte, acqua, elettricità e cibo tagliati. L’aspetto peggiore è che gli abitanti non sanno se e quando potranno tornare. Altre volte è successo, in passato, distruzioni enormi, bombardamenti, bulldozer che spaccano in due le vie principali e tagliano la rete fognaria. Ma appena l’esercito si ritirava, i palestinesi erano pronti a ricostruire. Questa volta Tel Aviv ha dichiarato che vuole rimanere, con le ruspe ma anche con i carri armati, e che ai palestinesi non sarà permesso di tornare.
Ieri Khaled Abdullah, un palestinese di 40 anni originario di Jenin, è morto nella prigione israeliana in cui era detenuto senza accuse dal 9 novembre 2023. La Società dei prigionieri palestinesi denuncia le «brutali condizioni» di prigionia in Israele. La famiglia ha dichiarato che Khaled non soffriva di problemi di salute prima di essere fermato. Si tratta del 61esimo palestinese a morire nelle prigioni israeliane dal 7 ottobre 2023.
SEMPRE IERI ad Haifa un uomo ha accoltellato alcune persone in attesa alla fermata dell’autobus. L’aggressore, un druso con cittadinanza israeliana, è stato ucciso sul posto da una guardia di sicurezza, che gli ha sparato insieme a un passante armato. Un uomo di 70 anni, palestinese con cittadinanza israeliana è morto in seguito alle ferite riportate.
Un ragazzo di 15 anni è stato ferito in maniera seria ed è stato operato d’urgenza. La famiglia dell’aggressore ha dichiarato che l’uomo soffriva di disturbi mentali e che non era spinto da motivazioni politiche. I media israeliani hanno confermato che si trattava di una persona nota ai servizi sociali.
Eliana Riva
Storica, esperta di Paesi Islamici, documentarista
Gli Usa e l’orrore di Gaza: zero assolti, tutti coinvolti
Altro che Asse del bene o del male – In questo mondo anormale e mostruoso, cosa possiamo fare per la Palestina? Qualche appello o poco più, perché vale solo la legge del più forte. Ma tale impotenza non c’assolve
Massimo Fini 4 Marzo 2025
“Per quanto voi vi crediate assolti Siete per sempre coinvolti” (De André)
L’Asse del Male”?. Gli Stati Uniti, la Nato, Israele. In fondo che cosa hanno fatto nell’ultimo quarto di secolo i Paesi dell’“Asse del Male” che da qui in poi chiameremo sbrigativamente ADM in contrapposizione all’ADB, vale a dire l’ “Asse del Bene”? La Corea del Nord assolutamente niente. Si è limitata a mandare in Russia, in appoggio a Putin, un migliaio di ectoplasmi mascherati che già si sono stufati di combattere per territori così lontani dal loro Paese. L’Iran, eternamente stretto fra potenze nucleari, Stati Uniti e Israele, si è limitato a controffensive di droni consapevolmente proforma in seguito all’assassinio di un paio di dirigenti dei Pasdaran. Proforma perché i droni e i missili iraniani non sono assolutamente in grado di perforare l’Iron dome. L’offensiva del 2024 è riuscita, a dir tanto, a sbrecciare un muro. La Russia è troppo impegnata a spartirsi con Trump le “terre rare” dell’Ucraina che probabilmente è il solo Paese dell’ADB a uscire martoriato dal “Nuovo ordine mondiale” segnato prima dall’aggressione di Putin all’Ucraina e, in contrapposizione, dalla maggiore aggressività (cosa che sembrerebbe quasi impossibile visto quello che hanno combinato gli americani nell’ultimo quarto di secolo, aggressione alla Serbia, 1999, aggressione e occupazione dell’Afghanistan, 2001-2022, aggressione all’Iraq, 2003-2007, aggressione alla Somalia per interposta Etiopia, 2008, aggressione alla Libia di Gheddafi, 2011) degli Usa di Donald Trump.
Alcuni Paesi dell’ADB, Stati Uniti in testa, sono complici del massacro dei palestinesi in atto da un anno e mezzo (per non parlare di quello che è successo dal 1948, anno dell’indipendenza di Israele). Gli Stati europei in sostanza, tutti Stati Nato, sono, quando va bene, indifferenti a un massacro che forse non ha precedenti per numero di civili palestinesi uccisi (bisognerebbe fare un calcolo dal 1948 a oggi) ma direi soprattutto per i modi e le forme in cui viene prospettata la situazione di Gaza alla fine della guerra. Gaza, secondo l’innata volgarità di Trump, di Elon Musk e dei loro accoliti, dovrebbe trasformarsi in una sorta di resort per ricchi epuloni. E i due milioni di palestinesi? Vadano a vivere altrove, per dio, e la smettano di rompere i coglioni.
Un grottesque che restituisce in termini di farsa una tragedia già tragica. Questi nuovi nazisti sembrano addirittura peggiori di quelli vecchi. Hitler non ha mai pensato di fare un resort sui campi di concentramento di Auschwitz, Buchenwald, Birkenau. C’era almeno nella crudeltà e nella ferocia dei nazisti propriamente detti una coerenza che chiamerei estetica, basta guardare i filmati delle grandi adunate nazi o quello delle Olimpiadi di Berlino del 1936 di Leni Riefenstahl, dove peraltro Hitler rese omaggio al plurivincitore, americano e nero, Jesse Owens. Per Hitler Owens doveva rappresentare l’orrore allo stato puro, ma rispettò la forma che molto spesso è anche sostanza. Fu insomma un atteggiamento, per così dire, elegante, inimmaginabile in Trump o in Musk abituati a licenziare decine di migliaia di uomini e donne senza batter ciglio.
A dare un vero, anche se modesto, fastidio agli ADB e agli ADM rimangono solo gli Houthi. Gli Houthi sono una piccola etnia yemenita che si è alleata all’Iran dopo che l’Arabia Saudita (ADB) aveva cominciato ad avanzare pretese su Sana’a, la capitale dello Yemen. Lo Yemen è un Paese di straordinaria bellezza, come ha documentato Pasolini ne Il fiore delle Mille e una notte, 1974, e fino a pochi anni fa sostanzialmente pacifico tanto che era meta turistica per gli europei.
Gli ADB, più degli ADM, sono specialisti nel creare mostri perché non tollerano costumi e leggi diversi dai loro.
E noi uomini normali in questo mondo diventato anormale e mostruoso che cosa possiamo fare contro gli orrori di Palestina? Niente. Qualche appello o poco più perché nel mondo normale diventato anormale vale solo la legge del più forte.
In altri tempi di fronte alla tracotanza degli Stati contro, a volte, le loro stesse popolazioni si creavano delle “brigate internazionali” come fu quella anarco-comunista che intervenne in Spagna e che perse la partita anche perché i comunisti, da bravi comunisti, cominciarono a sparare sugli anarchici (Omaggio alla Catalogna, 1938, Orwell) o come quella che si mobilitò a favore della libertà della Grecia contro le pretese ottomane dove perse la vita Lord Byron, 1824.
Noi cittadini dei Paesi ADB, gente comune, impiegati, operai, commercianti, continuiamo a guardare con orrore gli orrori che avvengono in Palestina, orrori che, a differenza dei lager nazisti, possiamo vedere ogni giorno grazie alle tv sapendo che non possiamo muovere un dito in difesa dei palestinesi. Ma questa impotenza non ci assolve. Per quanto ci crediamo assolti siamo per sempre coinvolti”.
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