“PER I GAZAWI INIZIA UN’ALTRA GUERRA, TRA LE MACERIE E L’IDF” da IL FATTO
Il giornalista Safwat al-Kahlout: “Per i gazawi inizia un’altra guerra, tra le macerie e l’Idf”
Il giornalista di Al Jazeera – “Il rischio è il modello Cisgiordania”
Alessia Grossi 20 Gennaio 2025
“Sono felice, felice. Ma piango”. Safwat al-Kahlout, giornalista di Al Jazeera rifugiato in Italia con moglie e 4 figli allo scoppio della guerra, Colomba d’oro per la pace, ha un grande “ma” in gola mentre racconta che sta seguendo “gli sviluppi della tregua al telefono con i miei cari a Gaza”.
Perché piange?
Mio fratello mi ha appena mandato un video della casa di famiglia nel campo di Jabalya, che poi non è la casa di famiglia, ma quella in cui sono nato e cresciuto: macerie. Ora per noi gazawi inizia una guerra, interna. Dove andare? Cosa fare?
Sì, cosa fate?
Per ora cerchiamo i cadaveri sotto i detriti delle case o i nostri cari che abbiamo dovuto lasciare per strada, non sepolti.
E poi inizierà la seconda fase, si spera. Come la vede?
La seconda fase è la più importante e delicata, perché tutte le cause importantissime si sono ritardate, per negoziare questa fase di 45 giorni di tregua. Ma le domande più importanti sono: quali sono le condizioni e chi deve gestire la ricostruzione, chi si occuperà della sicurezza, saranno le Idf come in Cisgiordania entrando quando vogliono per uccidere chi credono sia una minaccia? Vorrà dire che i gazawi sono in condizioni sempre più delicate e rischiano comunque di morire da un momento all’altro.
Perché non è un ritiro definitivo. Stiamo vedendo file di carri armati israeliani uscire dalla Striscia…
No, è solo un riposizionamento: e questo avrà conseguenze sul futuro. Israele potrà fare ciò che vuole a Gaza.
Cosa ci dice dei palestinesi rilasciati, tutti terroristi?
Noi abbiamo pagato un prezzo altissimo per questi prigionieri, alcuni dei quali dovevano essere rilasciati già con gli accordi di Oslo. Ma i morti chi li recupera? E il dolore e tutta la sofferenza? I morti registrati sono 46 mila. Ci sarà una grande ricerca sotto le macerie, nei tunnel, in carcere tra gli arrestati.
C’è speranza secondo lei per la ricostruzione?
A Gaza ci sono ancora case mai ricostruite dalle guerre precedenti, immagini questa enorme distruzione. Speriamo che la Comunità internazionale intervenga in maniera seria con un piano d’emergenza. Ma la cosa importante è l’accordo politico per i palestinesi, finché non ci sono diritti e liberà per i palestinesi, gli israeliani possono entrare e distruggere.
È il momento di due Stati? Anche gli Usa lo dicono…
Vediamo cosa dicono gli israeliani. Sono loro a voler cambiare il conflitto da politico a ideologico: “la grande Israele” ha portato solo conseguenze negative in tutta la Regione e destabilizzato il Medio Oriente.
Quanto al governo della Striscia, Hamas deve essere estromesso?
Hamas è fatto dai palestinesi, non è caduto dal cielo e negoziava anche con Israele. Netanyahu non è riuscito a eliminarlo: bisogna accettare che tutti i palestinesi facciano parte del piano politico dello Stato di Palestina, altrimenti il conflitto non finirà. Hamas ha accettato i negoziati perché Israele ha superato tutte le linee rosse con la guerra. Ma dentro la Striscia è l’unico in grado di imporre la sicurezza, quindi chiunque gestirà la Striscia non potrà fare a meno di Hamas e dovrà negoziare. Noi gazawi non sappiamo come finirà, ma credo che la guerra com’era finora sia finita. Ci sarà un altro tipo di guerra: mano libera a Israele per colpire in modo chirurgico.
No Comments