LA DESTRA PERDE, MACRON NON VINCE: LA FRANCIA ORA SVOLTA A SINISTRA COL FRONTE da IL FATTO
La destra perde, Macron non vince: la Francia ora svolta a sinistra col Fronte
IL BALLOTTAGGIO – Colpo di scena Il leader della gauche: “Emmanuel dia l’incarico a noi oppure si dimetta”. Le Pen e Rn: “Nostra vittoria rimandata”
LUANA DE MICCO 8 LUGLIO 2024
“Macron si deve dimettere o deve darci l’incarico. Il nostro popolo ha votato in coscienza. Ha scartato il peggio. La mobilitazione ha permesso di strappare un risultato che si diceva impossibile”: Jean-Luc Mélenchon, leader di La France Insoumise, è stato il primo a prendere la parola ieri sera. I primi risultati del ballottaggio alle Legislative anticipate in Francia erano stati appena usciti: le urne hanno ribaltato le classifiche del primo turno del 30 giugno, portando in testa il Nuovo fronte popolare (Nfp), l’alleanza delle sinistre, facendo precipitare il Rassemblement national (Rn) di Marine Le Pen in terza posizione, e dando inaspettatamente a Ensemble, la coalizione del presidente Macron, il secondo posto.
Il Fronte repubblicano ha vinto in Francia. Ancora una volta. Ancora una volta i francesi hanno fatto scudo contro la famiglia Le Pen e il loro partito di estrema destra. Come nel 2002 quando avevano impedito a Jean-Marie Le Pen, fondatore del Front national, di accedere all’Eliseo contro il gollista Jacques Chirac. E come nel 2017 e nel 2022 votando Emmanuel Macron per faire barrage a Marine Le Pen. Nei giorni scorsi, più di duecento candidati macroniani e della gauche avevano accettato di fare desistenza pur di impedire a Rn di ottenere la maggioranza assoluta in Assemblea nazionale. Stando alle prime proiezioni, ancora non definitive, il Nfp è dunque la prima coalizione dell’Assemblea, con un numero di seggi compreso tra 188 e 199 seggi, su 577 totali. Ensemble conterebbe tra 164 e 169 seggi, mentre Rn, che pensava di stare per governare la Francia, conterà tra 135 e 143 seggi. “Il presidente deve inchinarsi e ammettere la sua sconfitta – ha continuato Mélenchon –. La volontà del popolo deve essere rispettata”. Il leader degli insoumis ha chiesto le dimissioni del premier Gabriel Attal: “Il presidente ha il dovere di chiedere a Nfp di governare. Applicheremo il nostro programma, solo il nostro programma, tutto il nostro programma”. Mélenchon ha elencato le prime misure che vorrebbe: l’abrogazione della riforma delle pensioni, il blocco dei prezzi dei beni di prima necessità, l’aumento del salario minimo, il piano di gestione dell’acqua.
Allo stesso tempo, in place de la Rotonde, un quartiere popolare del nord di Parigi, centinaia di militanti della gauche, che si erano dati appuntamento lì, si sono abbracciati. Nelle strade si è sentito qualche “On a gagné” (“Abbiamo vinto”) come una sera di vittoria calcistica. Intanto decine e decine di parigini si sono cominciati a radunare in place de la République sventolando i tricolori. Per Rn, che già si vedeva al governo, anche se, negli ultimi giorni, sondaggio dopo sondaggio, le speranze di ottenere la maggioranza assoluta sembravano svanire, è stata un’umiliazione. È la prova che forse quel processo di normalizzazione a cui Marine Le Pen sta lavorando da quando, nel 2011, ha preso le redini del partito paterno, non è completato. Per Rn si tratta comunque di un risultato senza precedenti: con queste elezioni raddoppia il numero di deputati. Jordan Bardella, che ambiva il posto di primo ministro, ha denunciato la “campagna di disinformazione” di cui, secondo lui, sono stati vittime i candidati Rn negli ultimi giorni. Ha denunciato le “alleanze politiche contro natura”, “l’alleanza del disonore” tra sinistra e Macron: “Di fronte al partito unico, io ci sarò”.
Da parte sua, Emmanuel Macron ha invitato alla “prudenza”. Crede di aver sventato la catastrofe, il suo partito è ancora in piedi e può vantarsi di aver contribuito a evitare il peggio: “Il blocco centrista non è morto. Le cifre uscite dalle urne non chiariscono chi governerà”, avrebbe detto Macron, secondo quanto dichiarato dal suo entourage all’Afp.
L’Eliseo ha poi fatto sapere che Macron aspetterà la “strutturazione” definitiva della nuova Assemblea prima “di prendere le decisioni necessarie”. Il premier Attal ha annunciato le immediati dimissioni del suo governo. Ha chiesto prudenza anche il socialista Raphaël Glucksmann di Place publique: “Siamo in testa, ma l’Assemblea è divisa. Dovremo comportarci da adulti, parlare, discutere, dialogare”. Ora “bisogna fare una coalizione”, ha detto Olivier Faure, il leader del Partito socialista. Un esercizio a cui la Francia non è abituata, ma senza si andrà incontro allo stallo istituzionale.
“Paese ingovernabile: presidente e Mélenchon del tutto incompatibili”
G. BIARD, CHARLIE HEBDO – “Io manifesto contro i fascisti dal 1992, ma gli insoumis per me sono un problema”
RICCARDO ANTONIUCCI 8 LUGLIO 2024
“Siamo entrati in un territorio totalmente sconosciuto. Non vedo come Macron, pieno di sé com’è, potrà accettare di far governare un’alleanza che non controlla. E non vedo come si possa creare un’alleanza con Jean-Luc Mélenchon. La maggioranza assoluta del Rassemblement national era da evitare a ogni costo, ma c’è un problema a sinistra, bisogna riconoscerlo”. Gérard Biard fa fatica a sentirsi sollevato per il risultato elettorale del secondo turno delle elezioni francesi. L’argine repubblicano ha retto, e forse di più. Non solo ha evitato che il Rn raggiungesse la maggioranza assoluta, ma ha anche consegnato al Nouveau front populaire il numero più alto dei seggi all’Assemblée nationale, anche se non abbastanza per governare da solo. Ma il caporedattore di Charlie Hebdo, storicamente in prima linea contro i Le Pen, continua a non vedere molte vie d’uscita all’ascesa dell’estrema destra. “Al livello di singoli partiti il Rn è comunque il primo partito di Francia e la colpa è anche della France Insoumise. Non escluderei che questa situazione poi possa far beneficiare Marine Le Pen e al Rn alle presidenziali del 2027”.
Non vede la possibilità di un governo di sinistra con l’appoggio del centro?
Il fronte repubblicano può funzionare alle elezioni, ma non ha mai portato a niente dal punto di vista politico. La nostra costituzione non è fatta per un parlamento con maggioranze relative, il presidente ha troppi modi di mettere bastoni tra le ruote al premier e penso che Macron non perderà un’occasione. Sciogliere l’Assemblea nazionale è stato il capriccio infantile di uno che punta i piedi per dire “il capo sono io” ed è pronto anche a mandare il Paese a rotoli. Ora Macron rischia di restare “il capo” perché è riuscito a recuperare. Potrebbe esserci un governo sensato se emergesse qualcosa di unificante a sinistra, ma di certo non può succedere se Lfi e Mélenchon saranno alla guida della coalizione del Nouveau front populaire. A sinistra c’è un problema e si chiama Mélenchon, che ha fatto il gioco del Rn in questi ultimi anni.
Ma il risultato del Nfp è contro ogni pronostico.
Certo, ma guardiamo cosa è successo in queste tre settimane. Noi ci siamo interrogati molto nei nostri ultimi numeri sul senso di questa coalizione della sinistra costruita in fretta e furia. Durante la campagna elettorale abbiamo visto una scenetta da commedia all’italiana: da un lato i leader dei socialisti, dei comunisti e dei verdi che andavano in giro garantendo che Mélenchon non sarebbe mai stato primo ministro, dall’altro Mélenchon che su un altro canale tv diceva di essere pronto a fare il premier. Parliamo dell’antisemitismo. Quello che è successo dopo il 7 ottobre, con una parte degli insoumis che ha rifiutato di condannare Hamas, ha distrutto l’alleanza di sinistra che si era costituita nel 2022 (la Nupes, ndr). Lfi ha scelto di scommettere sull’identità, ha sviluppato un discorso politico comunitarista che si è allontanato dall’antirazzismo universalista della sinistra storica. La verità è che questa strategia non ha presa su quelli che dovrebbero essere i suoi primi destinatari. Funziona nelle banlieue gentrificate dove ci sono i giovani di sinistra politicizzati, ma gli immigrati o i figli di immigrati non votano Lfi: purtroppo quegli elettori lì o non votano, o ironicamente votano l’estrema destra. In questi due anni all’Assemblea nazionale Lfi è stato il partito del disordine, delle urla e del caos. Sono riusciti a far apparire gli 89 deputati del Rn come dei notabili. All’estrema destra è bastato non dire niente per guadagnare consensi, tanto il ruolo dei delinquenti e degli antisemiti se lo erano già presi gli insoumis. Ho letto in un reportage un francese ebreo che diceva: “Ci siamo ridotti a scegliere tra i vecchi antisemiti e quelli nuovi”. Mi sembra calzante.
Quindi meglio il Rn?
Certo che no! A Charlie Hebdo facciamo dal 1992 manifestazioni, serate, petizioni contro il Front National e i suoi eredi di oggi. Il Rn fa paura per la sua storia. Oggi va di moda dire “è l’unico che non abbiamo mai provato”, non è vero. Non dimentichiamoci che abbiamo già provato l’estrema destra, molti Paesi europei l’hanno già provata. Abbiamo sempre denunciato il tentativo di normalizzazione (dédiabolisation) dell’estrema destra. Ma una parte della sinistra è stata responsabile di questa normalizzazione. È chiaro che il problema è sociale, c’è un’enorme frattura sociale con una frangia della Francia periferica che la sinistra ha lasciato da parte: gli operai, gli abitanti dei piccoli centri. Oggi l’unico partito ad ascoltarli è il Rn. Sono gli unici a non farli sentire sbagliati, quando sia la destra istituzionale che la sinistra li hanno crocifissi ed esclusi, con le riforme economiche o con le politiche per l’ambiente. Il primo sintomo sono stati i gilet gialli: quando è nato non era un movimento di destra, oggi credo che la maggioranza vota Rn senza complessi.
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