“KHAN YOUNIS È UNA POZZA DI SANGUE”. OLTRE 70 UCCISI da IL MANIFESTO
«Khan Younis è una pozza di sangue». Oltre 70 uccisi
SICURI DI MORIRE. Nuova offensiva israeliana contro la città: i volantini con l’ordine di andarsene caduti pochi minuti prima dei raid. 200 palestinesi feriti
Michele Giorgio, GERUSALEMME 22/07/2024
Ieri, pochi istanti prima di partire per gli Stati Uniti dove domani parlerà di fronte al Congresso Usa, Benyamin Netanyahu ha elogiato Joe Biden che ha scelto di rinunciare alle elezioni presidenziali. «Sarà un’opportunità per ringraziarlo per le cose che ha fatto per Israele durante la guerra (a Gaza) – ha detto il premier israeliano – e l’occasione per discutere con lui su come portare avanti nei mesi critici a venire gli obiettivi che sono importanti per entrambi i nostri Paesi». In questo periodo di guerra e incertezza, ha aggiunto, «è importante che i nemici di Israele sappiano che America e Israele sono uniti: oggi, domani e sempre».
Negli stessi istanti in cui pronunciava queste frasi, l’esercito israeliano lanciava per la terza volta dal 7 ottobre, i suoi carri armati su Khan Younis uccidendo almeno 70 palestinesi, secondo i dati del ministero della sanità di Gaza. I feriti ieri sera erano oltre 200. Migliaia di civili, ai quali è stato ordinato di evacuare in pochi minuti i quartieri orientali della città, sono fuggiti verso la costa su carretti tirati da asini, altri a piedi, trasportando materassi e pochi altri beni. L’ennesimo sfollamento di massa da Khan Yunis, già ridotta in buona parte i detriti, polvere e macerie dalle offensive nel sud di Gaza dello scorso inverno.
Testimoni hanno raccontato che gran parte delle vittime sono state provocate da cannonate sparate dai mezzi corazzati su Bani Suhaila e altre località a est di Khan Younis. Non sono mancati i bombardamenti dell’aviazione in appoggio all’avanzata dei cingolati. Nella vicina Deir Al-Balah un attacco aereo ha colpito una tenda di giornalisti locali nel cortile dell’ospedale di Al-Aqsa, uccidendone uno, Haydar Msaddar, e ferendone altre due. È la seconda volta che una tenda di operatori dell’informazione nell’area dell’ospedale viene colpita. Con questa nuova morte, denuncia l’ufficio stampa governativo, il numero dei giornalisti palestinesi uccisi dal 7 ottobre è salito a 163. Il Comitato per la protezione dei giornalisti riferisce un bilancio di 103 uccisi.
«Siamo stanchi a Gaza, i nostri figli vengono uccisi, ogni giorno, ogni momento», ha detto a un’agenzia di stampa un abitante di Khan Yunis, Ahmed Sammour. «Nessuno ci ha detto di evacuare – ha aggiunto – gli israeliani hanno fatto crollare un palazzo di quattro piani sui civili». All’ospedale Nasser, piegato sotto il peso di un’altra ondata di feriti dopo quella di dieci giorni fa causata dalle bombe sganciate sulla zona di Mawasi, alcune persone hanno atteso fuori dall’obitorio per dare l’ultimo saluto ai parenti uccisi. «Un’intera famiglia, bambini compresi, è stata fatta a pezzi mentre dormiva», ha raccontato un uomo arrivato in ospedale in un’ambulanza con i corpi a bordo.
«La situazione nel Nasser è fuori controllo. Abbiamo ricevuto centinaia di feriti nel giro di tre ore. Decine di casi sono a terra. Non abbiamo letti su cui sistemare i pazienti. Ci muoviamo in una enorme pozza di sangue» ha riferito Mohammad Sakr, portavoce dell’ospedale, il più grande nel sud di Gaza. Javid Abdelmonem di Medici senza Frontiere (Msf) ha raccontato a Al Jazeera che «sono arrivate quattro o cinque persone ferite: alcune erano soccorritori. Tra loro c’era un ragazzo che non respirava, quindi abbiamo cercato di rianimarlo, ma l’infermiera ci ha guardato e ha chiesto: «Perché stiamo intervenendo su di lui, se non riesce a respirare? Dobbiamo salvare altre vite. Non avevamo il coraggio di farlo, ma siamo passati al successivo e poi a quello successivo, e questo è continuato per altre quattro ore e mezza».
Per i civili non c’è un lembo di Gaza sicuro. Le aree designate da Israele per «scopi umanitari» nelle regioni meridionali e centrali, dove si erano rifugiati 1,7 milioni di persone, sono state ridotte da 65 a 48 chilometri quadrati. E non sono al sicuro neppure gli operatori dell’Onu. Philippe Lazzarini, commissario generale dell’agenzia Unrwa, ha denunciato che domenica scorsa soldati israeliani hanno sparato contro un convoglio delle Nazioni Unite diretto a Gaza City. Una delegazione dell’Unrwa ha visitato ieri il quartier generale dell’agenzia gravemente danneggiato da bombardamenti e combattimenti.
È un cittadino canadese musulmano l’uomo che ieri, dopo essere sceso dalla sua auto, ha tentato di accoltellare alcuni abitanti del kibbutz di Nativ HaAsara al confine con Gaza. È stato ucciso sul posto. Ieri l’esercito israeliano ha dichiarato morti due ostaggi a Gaza, sulla base di informazioni di intelligence. Il numero totale di quelli deceduti durante il sequestro è salito a 44 su 116. Si tratta di Alex Dancyg e Yagev Buchshtav che Hamas aveva dichiarato morti già nei mesi scorsi. Secondo lo Shin Bet, il servizio di sicurezza interno, sarebbe stato sventato un attentato in preparazione nel campo profughi di Aqabat Jabr, a Gerico, in Cisgiordania «per attuare un rapimento» di israeliani. Gli arrestati per ora sono due, un terzo è stato fermato dalla sicurezza dall’Autorità nazionale palestinese.
Campi affollati e fogne a cielo aperto, la polio è tornata a Gaza
PALESTINA. L’altissima copertura vaccinale dei Territori occupati è crollata a causa del collasso sanitario della Striscia. E ora si preoccupano anche gli israeliani: i medici chiedono a Netanyahu il cessate il fuoco
Andrea Capocci 22/07/2024
Il virus della poliomielite è stato rilevato nelle acque reflue di Gaza, finora senza casi sintomatici. Israele tuttavia ha avviato una campagna di vaccinazione per i soldati impegnati nella Striscia. La diffusione della polio e di altri patogeni è facilitata dalle pessime condizioni igienico-sanitarie di Gaza sotto le bombe. Per questo anche i sanitari israeliani adesso chiedono una tregua per scongiurare un’epidemia.
Il ritorno del virus è stato annunciato sabato scorso a Ginevra da Christian Lindmeier, portavoce dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). Il rilevamento risale al 23 giugno: sei centraline di analisi delle acque reflue delle città di Khan Younis e Deir Al Balah hanno segnalato la presenza della variante di tipo 2 del virus, che può causare la paralisi nei bambini. «Abbiamo trovato tracce del virus solo in questa occasione e nessun caso di paralisi è stato registrato» ha detto Lindmeier ai giornalisti.
«LA POLIO è un patogeno molto contagioso e gli spostamenti di massa ne facilitano la diffusione – ha aggiunto Oliver Rosenbauer, portavoce del programma di eradicazione globale della polio dell’Oms – In particolare quando si ha un’elevata densità di abitanti, magari vicino a scarichi fognari a cielo aperto».
La poliomielite si trasmette per via oro-fecale se si è costretti a vivere a contatto con le acque nere in cui si annida il virus. A Gaza la polio è stata debellata 25 anni fa grazie alle vaccinazioni e oggi sopravvive nella sua variante naturale solo in Afghanistan e Pakistan, dove si registrano poche decine di paralisi l’anno. La maggior parte dei casi nel mondo (524 nel 2023) è dovuta a varianti derivate dal vaccino. Quello più diffuso contiene un virus attenuato che genera la risposta immunitaria senza provocare la malattia.
Nelle condizioni igieniche di un Paese povero o in guerra, com’è oggi Gaza, il virus attenuato può diffondersi attraverso le acque reflue e mutare fino a riacquistare la capacità di trasmettere la malattia anche con coperture vaccinali relativamente elevate. «Le analisi genetiche sul virus rilevato a Gaza – ha detto Rosenbauer – confermano che si tratta di un virus vaccino-derivato che ha riacquistato la forza della versione naturale».
IL RITORNO della polio è ulteriormente facilitato dalla devastazione del sistema sanitario: su 36 ospedali di Gaza, oggi solo 16 sono operativi almeno parzialmente. «Nove mesi di guerra, ripetuti spostamenti di massa, la devastazione del sistema sanitario, la mancanza di sicurezza, la scarsità di forniture mediche e la pessima qualità dell’acqua hanno creato l’ambiente perfetto per la diffusione di malattie che potrebbero essere prevenute, di cui la polio è solo un esempio» ha denunciato Lindmeier.
Nel 2022, la copertura vaccinale nei Territori Occupati era del 99%, al di sopra della soglia del 95% ritenuta necessaria per la protezione della popolazione. Alla fine del 2023 però era scesa all’89%. «È una percentuale calcolata sull’insieme dei Territori, quindi probabilmente anche più bassa a Gaza», ha commentato ieri l’epidemiologo australiano Michael Toole sul sito scientifico The Conversation.
Il vaccino anti-polio usato a Gaza non contiene la variante di tipo 2 dal 2016 e nel 2023 focolai con questa origine sono stati registrati soprattutto in Africa e Yemen. «C’è stato un caso anche in Egitto, che confina con Gaza – osserva Toole – Il virus potrebbe arrivare dall’Egitto, ma servono ulteriori studi». In Israele, l’ultimo caso di poliomielite di tipo 2 risale al 2022.
NELLE CONDIZIONI attuali sarà difficile prevenire la propagazione di un eventuale focolaio. Il rischio non riguarda solo la Striscia, come hanno fatto notare ieri otto dei maggiori epidemiologi israeliani sul quotidiano Haaretz in un appello congiunto.
«Patogeni e contaminazioni tossiche non conoscono confini. La poliomelite può essere diffusa per settimane da individui asintomatici. Le conseguenze devastanti – paralisi, disabilità permanenti e morte – sono note», scrivono i medici che chiedono a Netanyahu una tregua umanitaria: «un cessate il fuoco permetterà di migliorare le condizioni di accesso all’acqua e all’igiene e la sicurezza alimentare, ricostruire alloggi adeguati e ristabilire il sistema sanitario di Gaza».
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