INDIA-PAKISTAN: “RADICALIZZATI 2 NAZIONALISMI MA AD ENTRAMBI CONVIENE LA PACE” da IL FATTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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INDIA-PAKISTAN: “RADICALIZZATI 2 NAZIONALISMI MA AD ENTRAMBI CONVIENE LA PACE” da IL FATTO

Walter C. Ladwig III: “Radicalizzati due nazionalismi ma ad entrambi conviene la pace”

Sabrina Provenzani  8 Maggio 2025

Docente del King’s College di Londra

Walter C. Ladwig III è professore associato di Relazioni internazionali presso il Dipartimento di Studi di Guerra del King’s College di Londra, senior fellow del Rusi ed esperto di Politica estera degli Stati Uniti, sicurezza dell’Asia meridionale, guerra asimmetrica e geopolitica dell’Indo-Pacifico. “Il 26 settembre un attacco terroristico ha colpito una località turistica in Kashmir, causando 26 morti, per lo più indiani e alcuni nepalesi. I terroristi hanno selezionato e ucciso solo i non musulmani. Il governo indiano ha identificato cinque sospetti: due indiani e tre presunti pachistani, con prove che collegano almeno uno a Lashkar-e-Taiba, il gruppo islamista dietro gli attacchi di Mumbai del 2008. Un’organizzazione chiamata Resistenza Kashmira ha rivendicato l’attentato, ma molti la ritengono una copertura di Lashkar-e-Taiba. L’India ha rintracciato impronte digitali riconducibili al Pakistan. Nella notte di ieri, ha lanciato attacchi missilistici su 24 siti legati a Lashkar-e-Taiba, Jaish-e-Mohammed e Hizbul Mujahideen, colpendo obiettivi in Kashmir e in territorio pachistano, segnale preoccupante che la distinzione tra aree contese e nazionali è ormai superata”.

La Linea di controllo in Kashmir, area militarizzata fra Pakistan e India, è teatro di scontri da decenni. Perché questo episodio sembra più grave?

L’attacco si inserisce in una serie di risposte indiane sempre più ferme al terrorismo. Nel 2016, il premier Modi ordinò “attacchi chirurgici” oltre il confine kashmiro. Nel 2019, attacchi aerei a Balakot colpirono un sito vuoto, e il Pakistan rispose sganciando ordigni in un campo indiano. Entrambe le parti si ritirarono, ma avevano salvato la faccia. Ora, gli attacchi in territorio pakistano, uniti alla natura mirata dell’attentato, alzano la posta. L’India vuole dimostrare che il terrorismo transfrontaliero avrà conseguenze pesanti. E poi è cambiata la leadership: il generale pachistano Munir ha una esplicita visione anti-indiana. Potrebbe voler rispondere, aumentando il rischio di errori di calcolo, soprattutto visto il crescente nazionalismo di entrambi.

Delhi ha ordinato esercitazioni antiaeree. Propaganda nazionalista?

Sì, ma è nazionalista anche il Pakistan, che ora potrebbe colpire basi militari indiane. Bisogna ristabilire l’onore senza innescare ulteriori ritorsioni indiane, che potrebbero degenerare.

Per il ministro pachistano della Difesa l’attacco di aprile è una trappola indiana e i gruppi terroristici sono sempre stati proxy di Usa e Uk.

Versione irritante e in malafede. Il Pakistan intreccia menzogne con frammenti di verità. Sebbene i loro interessi a volte coincidessero con quelli americani o sauditi, il Pakistan ha sempre perseguito la propria agenda, usando gruppi come Lashkar-e-Taiba per destabilizzare l’India in Kashmir.

Quali sono le implicazioni geopolitiche globali?

Usa, Uk, Russia e Cina invocano moderazione, e il Pakistan conta sul fatto che interverranno per evitare una guerra fra Paesi dotati dell’atomica. È vero che a nessuno dei due conviene una guerra, specie per ragioni economiche, ma l’India di Modi è meno sensibile alle pressioni esterne.

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