“GHETTO INTIFADA” da PROSSO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
Cultura, Saperi, Università, Dialogo
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“GHETTO INTIFADA” da PROSSO

Ghetto Intifada

Giacomo Donis Ott 8, 2024

Un testo che avanza un paragone storico ardito, ma per noi appropriato, tra l’insurrezione del ghetto di Varsavia (1943) e l’insurrezione del ghetto di Gaza (2023) – Red.

L’Intifada del ghetto

Nell’aprile del 1943 gli ebrei del ghetto di Varsavia insorsero per opporsi al tentativo della Germania nazista di portare la restante popolazione del ghetto verso le camere a gas. L’operazione dell’estate precedente Grossaktion Warschau aveva “reinsediato” nel campo di sterminio di Treblinka circa 250.000 delle tre-quattrocentomila persone imprigionate nel ghetto. Questa volta i sopravvissuti decisero di resistere fino all’ultimo, combattendo “per non permettere ai tedeschi di scegliere loro il momento e il luogo della nostra morte”. Le forze naziste subirono un’imboscata da parte degli insorti, che spararono e lanciarono bottiglie molotov e bombe a mano da vicoli, finestre, fogne, “bunker”. 13.000 ebrei furono uccisi, “vinti dalle fiamme, non dai tedeschi”, i sopravvissuti furono deportati e il ghetto fu distrutto, isolato dopo isolato.

La rivolta del ghetto di Varsavia fu un atto eroico di estrema resistenza.

Un’intifada.

Il rifiuto di morire in silenzio in una “prigione a cielo aperto”, e il rifiuto di accettare il silenzio del mondo.

Un anno fa, il giorno dopo l’Intifada di Gaza, ho scritto:
“E ora, a Gaza, il “bestiame” è uscito dal suo recinto, all’improvviso. Le pecore alzano la testa. Di tanto in tanto. Vedo il Rave Party a due miglia da Gaza – oh, povera gente, non riuscivano a sentire arrivare i proiettili, la musica era troppo alta – come una perfetta analogia con quest’altro: un Rave di buoni tedeschi proprio fuori dal cancello di Auschwitz, un party così selvaggio che svegliò gli ebrei all’interno, che si riversarono e ruggirono in massa fuori dal campo e li calpestarono. Come è possibile punire persone già condannate a morte?”.

Oggi commemoriamo le vittime di questo Rave, che il New York Times ha definito “una ricerca di normalità spensierata accolta con furia omicida”. A due miglia dalla Porta di Gaza, dove la “normalità spensierata” è la norma. Come nel ghetto di Varsavia.

L’unico politico italiano decente che io conosca ha affermato qualche giorno fa: “Ho sentito dire che il 7 ottobre è stato un tentativo di olocausto, e allora quello che è successo per 12 mesi a Gaza cosa è?”.

VIVA LA RESISTENZA!

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