ATTACCHI, POLEMICHE E ACCUSE. E BUGIE da IL MANIFESTO e IL FATTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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ATTACCHI, POLEMICHE E ACCUSE. E BUGIE da IL MANIFESTO e IL FATTO

Attacchi, polemiche e accuse. Il ricordo come arma di offesa

Giornata della memoria A Roma scritte oltraggiose contro Anpi e Ong. La premier riesce a dire «complicità fascista»

Luciana Cimino   28/01/2025

Nella Giornata della Memoria, quest’anno attraversata dalle polemiche più paradossali dalla sua istituzione, la premier Meloni riesce a parlare di «complicità del fascismo» nello sterminio di ebrei voluto da Hitler. Un messaggio meno fumoso del solito quando è obbligata a fare riferimenti al fascismo, ma è difficile farlo passare per una reale svolta, come fanno notare gli storici.

LA GIORNATA si è svolta tra pesanti polemiche e accuse incrociate (tra sionisti di estrema destra e Ong, tra alcune comunità ebraiche e l’Anpi e altre tra le stesse comunità ebraiche) ed è in questo contesto che Meloni si è trovata a commemorare la liberazione del campo di sterminio di Auschwitz, il 27 gennaio 1945, affermando che il «piano condotto dal regime hitleriano in Italia trovò anche la complicità di quello fascista, attraverso l’infamia delle leggi razziali e il coinvolgimento nei rastrellamenti e nelle deportazioni». Il concetto è, per una volta, palese ma le parole sembrano scelte con cura per minimizzare il ruolo del regime di Mussolini. Lo nota la storica Anna Foa che ritiene «il termine complicità un po’ vago, è qualcosa in più: è deportazione fatta per i tedeschi». «È nota a tutta la storiografia che gli arresti e le deportazioni, dopo il 30 novembre del 1943, in Italia, sono stati affidati tutte agli italiani» sottolinea Foa. Per la storica se il discorso di Meloni rappresenti una svolta rispetto alla vocazione nostalgica della destra «non è chiaro» ma, dice, «credo che c’entri qualcosa con la conflittualità di cui è stato circondato quest’anno il Giorno della Memoria, con il richiamo a Gaza e alle accuse di genocidio e con la posizione di una parte del mondo ebraico che mette a rischio la memoria».

IN EFFETTI già la settimana precedente alle commemorazioni era stata scandita da polemiche che il turbinio di eventi istituzionali di ieri non è riuscito a mettere in secondo piano. E lo si è capito già dall’alba. Nella notte, a Roma, sono stati proiettati sulla Piramide Cestia (a piazzale dei Partigiani) e sulla sede della Fao dei cartelli gialli con la scritta: «Se Israele avesse bombardato i treni per Auschwitz, vi sareste schierati con Hitler. Ipocrisia e antisemitismo le vostre bandiere. Buon giorno della memoria». I destinatari sono chiari e sono indicati a fianco, con la storpiatura dei nomi: Amnesty International diventa Amnesy, Emergency è chiamata Hypocrisy e poi Anpi, Croce Rossa, Medici senza frontiere. La Digos sta indagando sugli autori, ancora ignoti. Ma se non rivendicazioni, sui social, sono arrivati quantomeno messaggi di giubilo per l’iniziativa.

COME QUELLI DI Progetto Dreyfus, portale di informazione sionista di destra, che applaude al «forte messaggio di denuncia nei confronti dell’ipocrisia delle Ong e dell’Anpi», colpevoli di «campagne social» attraverso le quali «bombardano gli utenti raccogliendo fondi e sfruttando la pietà con accuse di genocidio e crisi umanitaria, indirizzando odio a senso unico verso Israele».
Non solo: per l’associazione sionista di destra Ong e Anpi «si sono rese portavoce di accuse inesistenti mentre collaboravano con Hamas». I soggetti accusati, naturalmente rispondono. «Tra i tanti usi indebiti del logo di Amnesty International questo è il più ignobile di tutti», commenta il portavoce della Ong, Riccardo Noury mentre per Rosario Valastro, presidente della Croce Rossa Italiana si tratta di «un gesto che lascia basiti». Per l’Anpi, sotto attacco su più fronti, è «vile e provocatorio delirio che si qualifica da sé». Emergency annuncia di star valutando «un’azione legale contro ignoti con le organizzazioni che lo riterranno opportuno per le scritte diffamatorie».

A PARTE LA FIOM non arriva molta solidarietà alle organizzazioni umanitarie, mentre si fanno sentire quanti non sconfessano l’azione degli ambienti sionisti di estrema destra e anzi provano a giustificarla. «Credo che un dolore forte faccia scrivere determinate cose, è una risposta alla distorsione che subiamo ogni giorno», ha detto la presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni, seguita da Mario Venezia, presidente della Fondazione Museo della Shoah di Roma che legge nell’azione di Piramide «una reazione comprensibile».

INTANTO, DOPO il rifiuto di partecipare a eventi in cui fosse presente anche l’Associazione degli ex partigiani, alcuni rappresentanti della comunità ebraica hanno continuato a polemizzare con l’Anpi. «Ho avuto anche io la tessera – dice il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni – ma l’Anpi è una galassia dove alcuni leader si sono dimenticati gli scopi istituzionali e fanno battaglie che li contraddicono». Più duro ancora Alexander Meloni, rabbino capo di Trieste, per il quale «l’antisemitismo più pericoloso e più attivo viene dalle sinistre». Immediata la replica del presidente dell’Anpi, Pagliarulo: «L’associazione ha sempre la stessa linea: due popoli in due Stati. È evidente che le cose cambiano, ma non per colpa dell’Anpi», rinnovando l’invito al rabbino capo di Roma e tutta la comunità ebraica «a un chiarimento fraterno».

Bugie. Gli studenti pro Pal protestano perché amano i valori dell’Occidente

alessandro orsini  28 Gennaio 2025

Le guerre producono idee assurde. L’idea più assurda sulla Palestina è che gli studenti italiani protestano contro il massacro di Gaza perché odiano l’Occidente, di cui Israele sarebbe un nobile rappresentante. Questa idea formulata da Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera del 17 maggio 2024 (“L’ostilità che ferisce l’Occidente”) è stata usata dal ministro Piantedosi per proibire le manifestazioni contro Netanyahu: “Sono manifestazioni contro i valori dell’Occidente”. È un’idea abbracciata da Meloni, Tajani e dai loro cantori. È urgente intervenire in difesa della società libera giacché questa idea ha conquistato il ministero dell’Interno che fronteggia gli studenti in protesta.

I sociologi che usano l’osservazione partecipante – una tecnica di raccolta delle informazioni basata su un misto di osservazione e partecipazione alle attività di un gruppo – sanno che la realtà è opposta a quella descritta da Galli della Loggia, Paolo Mieli e Federico Rampini. Gli studenti protestano contro Israele non perché odino i valori dell’Occidente, ma perché li amano. Gli studenti hanno interiorizzato i tipici valori occidentali: la difesa dei diritti umani e il rifiuto del razzismo: si pensi ai ministri razzisti d’Israele, Smotrich e Ben Gvir, che ha sfoggiato nel salone di casa la gigantografia del terrorista Baruch Goldstein, il colono ebreo autore del massacro contro la moschea di Hebron del 25 febbraio 1994.

Qualunque professore dell’Università italiana che dialoghi senza pregiudizi con gli studenti sa che questi, tolti i pochissimi che inneggiano ad Hamas, sono intrisi di valori occidentali. Secondo Galli della Loggia, il massacro di Gaza non avrebbe un ruolo causale nella genesi delle proteste studentesche. A suo dire, gli studenti usano Gaza come pretesto per sfogare il loro odio contro l’Occidente. Bisogna avere assunto dosi massicce di oppio ideologico per crederlo. Quegli studenti protestano perché Israele calpesta tutti i valori dell’Occidente. Il fatto che il Corriere della Sera non riesca a vederlo davanti a 70.000 morti pone un problema serio. La seconda tesi contenuta nell’articolo di Galli della Loggia è che l’odio dei giovani per l’Occidente sarebbe soprattutto una colpa degli adulti incapaci di trasferire i valori occidentali alle nuove generazioni. È vero il contrario. Gli studenti protestano contro Israele perché la scuola ha avuto successo nel trasferire in loro i valori della Costituzione italiana. Gli studenti protestano contro Israele in difesa dei palestinesi anche perché la scuola italiana ha saputo insegnare loro l’amore per la libertà individuale (il significato di libertà inteso dall’Occidente). Come mi ha detto un laureando: “Professor Orsini, ci accusano di attaccare i valori dell’Occidente. Noi li difendiamo da Israele che li viola”. Questi studenti, essendo intrisi di valori occidentali, rifiutano la punizione collettiva d’Israele tipica dei regimi totalitari. Rifiutano ciò che Hannah Arendt ha chiamato l’“ingegnoso principio della colpa per associazione” – la dottrina ufficiale dello Stato d’Israele contro i palestinesi – in cui Arendt indicò il tratto tipico dello Stato totalitario. Gli studenti odiano l’Occidente? Una società può essere libera e vivere nella menzogna. D’altra parte, chi è libero di parlare è libero anche di mentire o di imbottirsi di ideologia filo-americana, che obnubila come l’ideologia anti-americana. Il problema, per la società libera, si pone quando le idee liberticide del Corriere della Sera conquistano chi, come Piantedosi, controlla i manganelli.

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