A TEL AVIV SCENDONO IN STRADA IN 500MILA: “NETANYAHU FAI LIBERARE SUBITO GLI OSTAGGI” da IL FATTO e IL MANIFESTO
A Tel Aviv scendono in strada in 500mila: “Netanyahu fai liberare subito gli ostaggi”
Manuela Dviri 8 Settembre 2024
Tel Aviv. Sabato sera. Si torna a protestare. In piazza ci accoglie l’urlo di ogni sabato sera da mesi “Liberarli tutti subito”. Dall’altoparlante annunciano che i numeri sono alti, che la gente continua ad arrivare. Siamo 500.000. Negli ultimi giorni è apparsa in rete anche una lettera aperta degli ufficiali dell’Idf: “Noi, riservisti e soldati in servizio attivo, ufficiali e soldati semplici, annunciamo che non possiamo continuare così”, scrivono. “La guerra a Gaza è una condanna a morte per i nostri fratelli e sorelle rapiti”, continuano e annunciano che “se il governo non cambierà direzione e non si adopererà per promuovere un accordo per riportare a casa i rapiti, non saremo in grado di continuare” a difendere il Paese. A 11 mesi dall’inizio del conflitto: lo spartiacque è stato l’annuncio di quei sei cadaveri trovati in un tunnel a venti metri di profondità giustiziati con l’arrivo dell’esercito. Avrebbero potuto essere liberati in un accordo. Ma da novembre 2023 non ci sono stati più scambi né accordi. In qualche modo, aggiungendo ogni volta nuove condizioni, Netanyahu è riuscito ad evitarli tutti. Ora, da domenica primo settembre qualcosa è davvero cambiato in Israele. Nessuno vuole vivere in un paese che lascia morire i propri cittadini rapiti. È aumentato il senso di colpa per non averli salvati, e la protesta è cambiata, tutte le sere, e i numeri sono aumentati, e la rabbia e la frustrazione e il senso di impotenza. Le due proteste, quella contro il governo e quella dei parenti degli ostaggi, sono diventate una. La famiglia di uno degli ostaggi uccisi, di cittadinanza Usa oltre che israeliana, ha pubblicato uno straziante video girato da Hamas. Il giovane, Hirsh Goldberg è amputato di un braccio – senza anestesia – in prigionia. Eppure appare ancora tanto vivo in quelle immagini. Per la famiglia deve servire come un immediato campanello d’allarme al mondo perché agisca oggi per garantire il rilascio dei 101 rapiti prima che sia troppo tardi. Ma Netanyahu non ascolta, sordo a ogni richiesta. Vuole la guerra infinita. E la polizia, sempre più simile al suo ministro della sicurezza Ben Gvir, ha dichiarato che a causa di un esperimento in atto (!) non sarà permesso l’uso dei droni per fotografare la dimostrazione a Tel Aviv (certo per impedire di far vedere la folla). Eppure Ben Gvir dovrebbe sapere, lui che si dichiara religioso, che nell’ebraismo il precetto della liberazione dei prigionieri il “pidion shvuim” è uno dei più importanti così come quello di “arevim ze be ze” che ogni ebreo è garante dell’altro.
Aysenur, 26 anni, dalla Turchia a Seattle per essere uccisa in Cisgiordania
La manifestante colpita alla testa a Beit (Nablus). Ism, la ong della ragazza: «Era a 200 metri dai soldati, è stata ammazzata a sangue freddo». L’Onu chiede «indagini complete». Per Israele «lanciava pietre»
Murat Cinar 08/09/2024
Lo scorso venerdì, 6 settembre, i soldati israeliani hanno ucciso una donna di cittadinanza statunitense e turca che stava manifestando contro gli insediamenti in Cisgiordania. Aysenur Ezgi Eygi, aveva 26 anni e si trovava in zona come volontaria.
Nata e cresciuta in Turchia, Eygi si era trasferita con la sua famiglia negli Stati Uniti e, lo scorso giugno, si era laureata presso l’Università di Washington. Viveva a Seattle fino all’inizio di settembre, quando decise di partire per la Palestina con la campagna “Faz3a”, che ha l’obiettivo di proteggere i diritti delle popolazioni palestinesi sotto occupazione attraverso azioni non violente.
Il giorno in cui è stata assassinata, aveva deciso di partecipare a una manifestazione di protesta a Beita/Nablus. Secondo il comunicato ufficiale dell’International Solidarity Movement (Ism), organizzatore della manifestazione, tutto procedeva pacificamente, ma la protesta è stata improvvisamente affrontata con la forza dall’esercito israeliano.
Jonathan Pollak, un cittadino israeliano e attivista, presente alla manifestazione, ha raccontato i fatti alla Bbc: «Avevo appena visto dei cecchini su un tetto e poi ho sentito due spari. Subito dopo, qualcuno ha gridato aiuto in inglese e ho iniziato a correre. Sotto un ulivo ho trovato Eygi con un flusso di sangue ininterrotto che usciva dalla testa. Ho provato a fermare il sangue, ma era inutile, aveva un battito molto lento».
La morte di Aysenur Ezgi Eygi è stata annunciata anche dalla sua famiglia con questa breve dichiarazione: «La sua presenza nelle nostre vite è stata portata via dall’esercito israeliano in modo illegale e violento». La famiglia ha anche invitato gli alti funzionari americani, incluso il presidente Joe Biden, a avviare un’indagine indipendente.
Il presidente americano, durante la sua visita nello stato del Michigan, ha risposto alle domande dei giornalisti, dicendo di non avere abbastanza informazioni in merito. La Casa Bianca, invece, si è pronunciata così: «Siamo profondamente turbati da questa tragica morte». Il ministro degli esteri Antony Blinken ha comunicato che il governo intrprenderà i passi necessari in base ai fatti reali che emergeranno.
Un’altra reazione immediata è arrivata da Ankara. Il presidente della Repubblica di Turchia ha lanciato un messaggio su X dicendo: «Condanno il barbaro intervento di Israele avvenuto durante una protesta civile contro l’occupazione in Cisgiordania e prego per la misericordia di Dio per la nostra cittadina Aysenur Ezgi Eygi, che ha perso la vita nell’attacco».
Nelle ore successive è arrivata una comunicazione anche da Tel Aviv: «I nostri soldati hanno risposto con il fuoco al principale istigatore degli atti di violenza, che lanciava pietre contro le forze di sicurezza e rappresentava una minaccia per loro durante la protesta». L’esercito israeliano ha dichiarato che ha già iniziato a indagare sull’incidente.
Nelle prime ore del giorno successivo è arrivata una comunicazione anche da Ana Mari Cauce, la rettrice dell’Università di Washington dove si era laureata Aysenur Ezgi Eygi: «Il mio cuore è con la famiglia, gli amici e i cari di Aysenur. Questa è la seconda volta nell’ultimo anno che la violenza nella regione ha causato la morte di un membro della nostra comunità e mi unisco nuovamente al nostro governo e a tanti altri che stanno lavorando e chiedendo un cessate il fuoco e una risoluzione della crisi».
L’Ism ha concluso il suo comunicato stampa con questa nota: «Eygi si trovava a più di 200 metri di distanza dai soldati israeliani e non c’erano scontri. Da quella distanza, né lei né nessun altro sarebbe potuto essere percepito come una minaccia. È stata uccisa a sangue freddo».
Stephane Dujarric, il portavoce del Segretario Generale dell’Onu, ha dichiarato all’agenzia turca Anadolu: «Chiediamo un’indagine completa sull’incidente e che i responsabili siano puniti». Le sue parole ricordano il caso di Shireen Abu Akleh, la giornalista uccisa nel 2022 dall’esercito israeliano. L’inchiesta dell’Onu si era conclusa sulla dichiarazione dell’esercito israeliano: «Non è stata colpita intenzionalmente». E non accadde più nulla.
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