PACE: UDIENZA DEL PAPA COL GENERALE “COLOMBA” da IL FATTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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PACE: UDIENZA DEL PAPA COL GENERALE “COLOMBA” da IL FATTO

Pace, sponda del Papa su Milley. Udienza col generale “colomba”

DIALOGO PRIVATO – L’ufficiale più alto in grado nella Nato critico sull’offensiva: “Francesco è preoccupato per i civili”

ALESSIA GROSSI   22 AGOSTO 2023

Non c’è tempo. Diciotto mesi di guerra hanno prodotto 500mila caduti sull’uno e l’altro fronte, come scriveva il Washington Post venerdì scorso. Ma, soprattutto, manca solo poco più di un mese al cambio del vertice operativo della Difesa americana. Meno ancora dei giorni che restano all’inizio della corsa presidenziale Usa che potrebbe rivoltare lo scenario internazionale che incide sul conflitto. Niente che sia sfuggito alla diplomazia vaticana, né al capo dell’unico Stato occidentale che stia mediando per la pace. Ieri il Pontefice non a caso ha incontrato Mark Milley, il capo degli Stati maggiori riuniti Usa, che il 1° ottobre sarà sostituito da Charles Brown, attuale capo della Us Air Force.

In udienza privata durante la quale Francesco si è detto “ovviamente molto preoccupato per le centinaia di migliaia di persone che sono state uccise e ferite e per le vite di civili innocenti che sono andate perdute”, ha riferito Milley ai giornalisti a bordo di un aereo militare Usa a fine incontro. Bergoglio era “molto interessato ad ascoltare le mie opinioni sullo stato della guerra e sulla tragedia umana che si sta svolgendo in Ucraina”, ha detto l’alto ufficiale. Milley, cattolico praticante, ha spiegato che lui e il Pontefice argentino hanno discusso anche di altre questioni, tra cui “molto dell’Africa”. La “profondità di conoscenza degli eventi mondiali del papa 86enne è piuttosto impressionante”, ha affermato il generale. “Il solo fatto di essere lì, avere l’opportunità di parlare con lui dei problemi del giorno… è stato un vero privilegio”, ha commentato.

L’incontro marca la strada di quelle “tappe intermedie” richiamate dall’emissario per la pace vaticana, il cardinale Matteo Zuppi, circa lo stato del suo prossimo viaggio in Cina sottolineando come il Pontefice stesse continuando “a maggior ragione la nostra missione” lavorando “a tutto il problema umanitario”. Tappe meno evidenti di quelle percorse finora da Zuppi: l’ultima proprio negli Stati Uniti e definita da più parti un successo. A Washington, Zuppi oltre al presidente Joe Biden, ha visto anche i deputati al Congresso nonché i vescovi Usa. Viaggio propiziatorio chissà della visita di ieri di Milley. Joint Chiefs of Staff, 65 anni, capo di stato maggiore dell’Esercito degli Stati Uniti dal 2015 al 2019 e capo dello Stato maggiore congiunto dal 1° ottobre 2019, Milley è il più alto ufficiale militare della Nato. Nonché l’unico critico nei confronti della controffensiva: fu lui in conferenza stampa nella base di Ramstein in Germania a dire con la schiettezza che lo contraddistingue di ritenere che la guerra si concluderà con i negoziati piuttosto che sul campo di battaglia, definendo “difficile” espellere militarmente le forze russe da ogni centimetro dell’Ucraina occupata”. Analisi condivisa ora dalle intelligence di Usa e Gran Bretagna, nonché da funzionari del Pentagono. Intervistato nei giorni scorsi, il Joint Chiefs of Staff non ha tralasciato di rivendicare il suo avvertimento circa un’offensiva “lunga e sanguinosa, ed è esattamente quello che è: lunga, sanguinosa, lenta e molto, molto difficile”.

Il generale – che spinge per un invio di armi offensive a Kiev limitato nel tempo – il 17 agosto aveva sentito al telefono il capo delle forze armate ucraine, Valerii Zaluzhnyi: al centro della discussione, “gli aiuti militari e la situazione lungo i fronti”. I due hanno parlato anche di “piani a breve termine, a medio termine e in prospettiva più remota”, secondo l’omologo ucraino.

Oltre al generale Usa, Francesco ieri ha dato udienza a una delegazione di avvocati del Consiglio d’Europa, firmatari dell’appello di Vienna, in cui invitano l’Ue a impegnarsi per lo Stato di diritto e l’indipendenza della giustizia. Parlando a loro, Bergoglio non si è lasciato sfuggire l’occasione di strigliare l’Europa “che lentamente rischia di perdere la propria anima e anche quello spirito umanistico che pure ama e difende”. L’eco è alle parole di Zuppi, che domenica al meeting di Cl a Rimini ha accusato l’Unione europea di fare troppo poco per la pace in Ucraina.

La guerra in Ucraina. Perché Putin non accetterà la proposta della Nato

Alessandro Orsini  22 AGOSTO 2023

L’apertura alla diplomazia arriva dal capo di gabinetto del segretario generale della Nato, che dichiara: “Penso che una soluzione potrebbe essere che l’Ucraina rinunci al territorio e ottenga in cambio l’adesione alla Nato”. Biden si predispone a trattare soltanto ora perché la guerra ha esaurito le funzioni fondamentali per gli interessi americani, ovvero: 1) separazione della Russia dall’Europa; 2) ampliamento della Nato da 30 a 32 membri scaricando sugli ucraini il costo della nuova espansione ai confini con la Russia; 3) indebolimento della Russia. Le ragioni per cui Putin non può accettare la proposta sono numerose. Data la complessità della materia, procederò per punti. Primo: Putin potrebbe marciare su Kiev e rovesciare Zelensky. È falso che Putin non assedi Kiev per mancanza di forze. Secondo: quando Corriere, Repubblica e La Stampa sostengono l’ingresso dell’Ucraina nella Nato come base di una trattativa, dimostrano di non conoscere le basi della diplomazia in guerra. Nessuno Stato accetta come offerta una minaccia esistenziale che può scacciare con la forza. Accettando l’Ucraina nella Nato, Putin autorizzerebbe gli Usa a riempire Zelensky di armi impressionanti: oggi gli F-16 che caricano testate nucleari e domani chissà cosa. Con l’Ucraina nella Nato, la sicurezza della Russia si troverebbe in una condizione peggiore di quella iniziale giacché un membro della Nato può ospitare le testate nucleari americane. La frase: “Ma l’Ucraina non invaderebbe mai la Russia!” è la più stupida della guerra per l’ignoranza che rivela in tutti i campi del sapere. Ancora una volta, mancano le basi: il primo dovere di un capo di Stato non è eliminare le minacce esistenziali, bensì stroncarle sul nascere. Gli Stati Uniti non hanno atteso un attentato a New York per bombardare l’Isis in Siria. Era una minaccia potenziale e Obama l’ha schiacciata. L’Iran non ha intenzione di colpire Israele con le bombe atomiche, ma gli israeliani uccidono ugualmente gli ingegneri nucleari iraniani.

Terzo: sebbene Corriere, Repubblica e La Stampa abbiano iniziato a ripetere le analisi che questa rubrica sviluppava all’inizio della guerra, continuano a non comprendere i principi basilari della sicurezza internazionale ruminando fantasie irrealistiche. La minaccia esistenziale che la Nato in Ucraina pone alla Russia è maggiore di quella posta agli Stati Uniti da al Qaeda in Afghanistan, dove gli americani sono rimasti vent’anni. Gli F-16 a Zelensky dimostrano che Biden decide quali armi possa avere l’Ucraina. Immaginiamo un Messico ferocemente anti-americano. Biden accetterebbe che sia armato dalla Cina a piacimento? Biden ha preteso che Meloni non rinnovasse gli accordi commerciali con la Cina perché li considera una minaccia agli interessi americani. Se Biden non accetta il 5G cinese in Italia, potrebbe accettare i caccia cinesi in Messico? Quarto: l’ingresso di un Paese nella Nato non elimina il pericolo della guerra con la Russia. Se la Finlandia si armerà al punto da minacciare la sicurezza nazionale della Russia, la Russia avendo le forze necessarie attaccherà la Finlandia anche se fa parte della Nato. L’idea che un Paese diventi inattaccabile quando entra nella Nato è una fantasia infantile onnipotente. Peraltro la Nato sta già applicando l’articolo 5 all’Ucraina che cade ugualmente a pezzi. Per capire come uscire da una guerra occorre capire perché sia scoppiata (spiegazione causale), quale sia la sua funzione (spiegazione funzionale) e quale sia il suo fine (spiegazione teleologica). I giornaloni brancolano nel buio.

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