L’ESITO POLITICO DELLA “MARCIA SU MOSCA” da IL FATTO e INTERFERENZA
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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L’ESITO POLITICO DELLA “MARCIA SU MOSCA” da IL FATTO e INTERFERENZA

I RUSSOFOBI NON CI HANNO PRESO MAI, PERÒ INSISTONO

 ELENA BASILE  27 Giugno 2023

 Non abbiamo dati certi e informazioni credibili sui recenti accadimenti in Russia. Gli editorialisti dei giornali “impor tanti” ripeto – no speculazioni poco distanti l’una dall’altra che fanno inorridire. Mi viene spesso da pensare al marito di Hannah Arendt, il filosofo ebreo Günther Anders, che negli anni Sessanta (L’uomo è antiquato) già scriveva che un potere ludico e seduttivo avrebbe governato in modo totalitario sugli individui, privandoli di istruzione e senso critico. Le tesi che leggo in effetti sembrano dare per scontata l’ignoranza del gregge e la facile manipolazione delle menti. Sui giornali del cosiddetto m a i n s t re a m , e naturalmente sulle pagine dell’Istituto di ricerca che ripete a pappagallo le posizioni dei Democratici Usa senza fare ricerca, ci viene spiegato che le cancellerie atlantiche sapevano tutto, ma non hanno voluto rivelare quanto a loro conoscenza per timore di essere coinvolte. Il silenzio viene addotto quale prova della estraneità ai fatti. Credo che neanche un bambino di dieci anni si farebbe persuadere da una tesi così balorda strombazzata sui media. È invece naturale e legittimo pensare l’opposto, anche se non se ne hanno le prove e si rimane su un terreno puramente speculativo. I servizi segreti atlantici e alcune capitali particolarmente accanite hanno seguito in silenzio avvenimenti che in contatti segreti con i mercenari hanno di fatto aiutato secondo u n’antica tradizione: destabilizzare i Paesi senza domandarsi come poi gestire il chaos. Afghanistan, Iraq, Siria, Libia sono, mi sembra, precedenti innegabili. Quando ero ambasciatrice in Svezia nel 2014, fui convocata insieme ai colleghi francese e tedesco a una colazione di lavoro dal polacco in presenza del vicesegretario generale della Nato e dell’ambasciatore statunitense, figlio di un’illustre personalità americana che aveva teorizzato e sostenuto l’allargamento della Nato a Est. All’ordine del giorno vi era il cambio di regime in Russia. Col francese e il tedesco restammo allibiti. La sottoscritta, l’unica donna, obiettò che il cambio di regime sarebbe stato augurabile da un lato, ma dall’al tro, date le caratteristiche del Paese, avrebbe potuto portare a un’anarchia pericolosa in una potenza nucleare. Dopo di me intervennero sulla stessa onda il francese e il tedesco. All’epoca Berlino, Parigi e Roma marciavano all’unisono per temperare le foghe bellicistiche di anglosassoni, baltici, polacchi e scandinavi contro la Russia. Oggi siamo tutti allineati al delirio che storici ed editorialisti, come veri cani da guardia, alimentano. Prigozhin, una volta considerato un feroce criminale, il cosiddetto “cuoco macellaio”, oggi viene citato nei media democratici come un alfiere della verità che avrebbe smascherato Putin negando… l’innegabile. La guerra non sarebbe scoppiata per la violenza del potere di Kiev e la discriminazione verso le popolazioni russofone, o a causa della penetrazione economica e militare anglosassone in Ucraina, oppure per non aver voluto concedere la neutralità a Kiev, richiesta da Mosca a partire almeno dal 2007, no… ma per ragioni non bene illustrate che forse coinciderebbero con i sogni di potere e ricostituzione del potere imperiale da parte di un Cremlino impazzito. Mah! A me sembrerebbe che la ripetizione della più stolida propaganda occidentale, da parte del mercenario sanguinario, sia sospetta e in parte rivelatrice di contatti che vi sarebbero stati con i servizi segreti di capitali atlantiche, come uno dei pochi analisti ancora credibili ha del resto già affermato. Nel febbraio del 2022, quando l’invasione russa è iniziata (era stata annunciata da mesi e provocata dall’abbaiare della Nato a partire dal 2014), la maggior parte delle nostre intelligenze confortavano le esternazioni deliranti di Biden, riferendosi a una caduta dello Zar aiutata dalla prevedibile crisi economica e dall’auspicato isolamento di Mosca. Le maldestre previsioni sono state smentite dalla realtà. Qualche storico e apprezzato intellettuale si è scusato? Non mi pare. Ora ricominciano ad annunciare la prossima caduta del dittatore. Non c’è più pudore. Non so cosa accadrà in Russia, ma gli scenari possibili, come già affermato dal direttore di questo giornale, sono tutti a nostro sfavore: il rafforzamento di Prigozhin a scapito di Putin, o il rafforzamento dello Zar che seguirà i consigli della destra in una guerra che finora ha limitato l’impatto violento sulla popolazione civile, o peggio ancora l’instabilità di una potenza nucleare, dovrebbero fare inorridire l’Occidente. Invece i toni sono velatamente trionfalistici. Diplomatici di cui ho rispetto e a cui devo molto balbettano accanto ai ministri degli Esteri e ai capi di governo che la pace è possibile solo se Putin ritira le sue truppe dai territori occupati, cioè se la Russia si arrende. Lascio ai fratelli Marx i commenti satirici.

L’esito politico della “marcia su Mosca”

 

Alessandro Valentini • 26 giugno 2023 • 

Sono troppe ma proprio tante le cose che non tornano della marcia e della ribellione della Wagner. Ci tornerò prossimamente. Per ora mi preme sottolineare che:

la vicenda non ha minimamente influenzato la conduzione della guerra;

la Wagner è ora sotto il comando del Ministero della difesa e il suo capo in esilio in Bielorussia (mi viene da ridere);

sono state arrestate un centinaio di persone (non della Wagner) legate ai servizi segreti occidentali o ucraini e che altrettante e forse di più sono scappate (soprattutto stranieri) in Georgia o rimpatriati, mi risulta che alcune di esse siano anche italiane;

Putin esce decisamente rafforzato dalla vicenda e ha le mani più libere per imporre la scelta che intende fare con le prossime presidenziali;

il Pcdfr (Partito Comunista della Federazione Russa) si è mosso politicamente con grande senso tattico e responsabilità nel sostenere Putin;

I c.d. oligarchi e il vecchio blocco di Eltzin hanno subito un’altra grave sconfitta e le trasformazioni economiche e sociali in corso in Russia alle quali la guerra ha dato una forte accelerazione premono per una mutazione del vecchio quadro politico, in buona misura ancora legato al nucleo di potere costruito da Eltzin;

Con molta probabilità nelle prossime settimane o mesi altre teste salteranno, non si esclude neppure all’interno del ministero della difesa, e l’operazione militare sarà più efficace e incisiva, sempre però sulla linea di bassa intensità della guerra.

Ho dunque la sensazione che la vicenda della ribellione della Wagner, pur restando molto oscura, rappresenti una accelerazione per un negoziato sul tipo coreano. Di questo Biden e i suoi stanno discutendo al di là delle tante chiacchere propagandistiche dei media occidentali sulla fragilità di Putin.

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