A QUANDO UBUNTU IN PALESTINA ? da IL MANIFESTO
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A QUANDO UBUNTU IN PALESTINA ? da IL MANIFESTO

Bennett: Il Golan è israeliano. E raddoppia gli insediamenti coloniali

Territori occupati. Il piano annunciato dal premier israeliano non ha precedenti e si fonda sul riconoscimento fatto da Donald Trump dell’annessione unilaterale a Israele di quella porzione di territorio siriano durante la guerra del 1967

Michele Giorgio  GERUSALEMME  28.12.2021

Per Wael Tairabeh, attivista druso contro l’occupazione del Golan siriano, quello che fa più male non è l’annuncio dei piani di sviluppo, senza precedenti, delle colonie israeliane fatto domenica scorsa dal premier Naftali Bennett. «Mi colpisce di più l’unanimità con cui, in seno al Consiglio dei ministri, è stata approvata la decisione», ci dice. Quando, spiega Taraibeh, in apertura della riunione di governo – tenuta nel kibbutz Mevo Hama, una delle 36 colonie israeliane costruite sulle Alture – Bennett ha proclamato «che il Golan è israeliano», tutti i ministri, di destra e centrosinistra, hanno annuito. Mancava solo Issawi Frej, palestinese con cittadinanza israeliana e responsabile della cooperazione regionale, del Meretz (sinistra sionista), assente in segno di protesta. I suoi compagni di partito invece hanno votato senza esitazioni a favore del progetto di colonizzazione. «Persino peggiore è il silenzio di quelli di Raam», prosegue Taraibeh riferendosi al partito arabo islamista che nei mesi scorsi ha fatto clamore entrando a far parte del governo israeliano.

Il numero dei coloni israeliani raddoppierà nei prossimi cinque anni, ha spiegato Bennett. Diventeranno 50mila entro il 2025 (100mila negli anni successivi) nei 1200 kmq di territorio siriano che lo Stato ebraico ha occupato nel 1967 durante la Guerra dei Sei Giorni e che si è poi annesso unilateralmente nel 1981. Annessione non riconosciuta dalla comunità internazionale, ad eccezione di Donald Trump, nel 2019. Bennett si è richiamato proprio all’ex presidente Usa. «Abbiamo deciso di cogliere il momento», ha detto, sottolineando che «il fatto che l’Amministrazione Trump abbia riconosciuto (l’annessione del Golan a Israele, ndr) e che la nuova Amministrazione abbia chiarito che non vi è alcun cambiamento di quella politica, è importante». A febbraio, poco dopo il giuramento di Joe Biden come presidente, il segretario di Stato Antony Blinken dichiarò alla Cnn che il controllo del Golan rimane di «grande importanza per la sicurezza di Israele». E per dare una sorta di giustificazione al via libera degli Usa alla violazione della legalità internazionale, Blinken fece riferimento alla «minaccia» della presenza in Siria di milizie sostenute dall’Iran, nemico di Israele e principale alleato del presidente siriano Bashar Assad.

Il governo Bennett investirà un miliardo di shekel, più di 300 milioni di dollari, nella costruzione di 7.300 abitazioni a Katzrin, la più importante delle colonie nel Golan. Sulle Alture vivono già 25mila drusi, la popolazione indigena che continua a considerarsi siriana. Alle colonie esistenti si aggiungeranno quelle di Asif e Matar e un insediamento porterà il nome di Donald Trump. «Prima del 1967 nel Golan vivevano 130mila siriani – ricorda Wael Taraibeh – a Quneitra e in 137 villaggi di cui oggi restano solo quattro villaggi drusi. Di quei 130mila che furono cacciati nessuno parla ma sono profughi a tutti gli effetti e hanno diritto di tornare nella loro terra, così come i profughi palestinesi del 1948».

Bennett ha aggiunto che saranno costruite al più presto le infrastrutture per gli israeliani che decideranno di trasferirsi nel Golan. «Dietro la parola ‘infrastrutture’ si celano piani immensi, di fatto già partiti negli anni passati» spiega Taraibeh, «sono in cantiere tre parchi eolici accanto ai nostri villaggi, sui nostri terreni coltivati e frutteti. Se saranno realizzati, la nostra produzione agricola ne subirà un forte danno». Eppure, aggiunge l’attivista druso, «(quei progetti) potrebbero addirittura ricevere l’applauso del mondo perché prevedono la produzione di energie rinnovabili, pulite». I villaggi drusi invece non riescono ad espandersi.

Il progetto, della Energix e altre aziende israeliane, sarà realizzato su 430 ettari di terra e prevede tre parchi eolici nel nord e nel centro del Golan soprannominati Valley of Tears, Valley of Winds e Valley of God. Solo il primo è operativo. Un anno fa la Energix, nel quadro del piano nazionale per la produzione del 10% di energia attraverso le rinnovabili, ha avviato i lavori presso Masadeh e Majdal Shams per la costruzione di 31 delle 52 pale eoliche previste dal progetto – dal costo di 700 milioni di shekel, circa 200 milioni di dollari – alcune delle quali sorgeranno a poche centinaia di metri dalle case dei drusi. Un piccolo parco eolico esiste già, sulla collina di Al-Asaniya, che gli israeliani chiamato il Monte dei Bnei Rasan. Le sue dieci pale, issate nel 1992, saranno sostituite da sei nuove pale alte 80 metri.

Reagendo alla notizia del piano israeliano, l’agenzia ufficiale siriana Sana ha scritto che Damasco non rinuncerà mai alla restituzione delle Alture del Golan occupate e che la popolazione drusa continuerà ad opporsi all’annessione a Israele.

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