IN PIAZZA IL CLIMATE PRIDE: “GIOIA E RIBELLIONE” da IL MANIFESTO
In piazza il Climate pride: «Gioia e ribellione»
A Roma Cinquemila in piazza per chiedere giustizia sociale e ambientale. La mobilitazione nella capitale mentre in tutto il mondo attivisti protestano nei giorni della Cop29 a Baku, per chiedere l’adozione di politiche ambiziose per far fronte ai cambiamenti climatici
Michele Gambirasi 17/11/2024
Migliaia di persone, almeno 5.000, hanno sfilato a Roma ieri per il primo Climate pride. Una manifestazione convocata da oltre 70 realtà per chiedere giustizia climatica e sociale, mentre a Baku è in corso la Cop 29 e in tutto il mondo mobilitazioni chiedono ai leader presenti alla conferenza di adottare politiche ambiziose e radicali per far fronte al cambiamento climatico. La trasversalità è una delle componenti principali della manifestazione, che tiene insieme associazioni e ong come Legambiente o il Wwf con spazi sociali, sindacati e movimenti climatici. «Crediamo che i percorsi vadano intrecciati, per questo oggi è uno dei punti di incontro delle lotte, come saranno la manifestazione di Non una di meno il 23 novembre e lo sciopero generale del 29 novembre» racconta Emilia Giorgi di Esc, uno spazio sociale romano tra gli organizzatori.
Al centro di piazza Vittorio, da dove parte il corteo, si trova un’installazione di Greenpeace, composta da mobili recuperati dopo due alluvioni, quello di settembre in Emilia-Romagna e quello avvenuto in Brasile in primavera nello stato del Rio Grande do Sul. «E ora chi paga?» la scritta dietro l’installazione che ricorda che «il vero costo della devastazione è sulla vita delle persone» spiega Federico Spadini della ong.
Quando il corteo parte, in testa attivisti portano uno striscione con scritto «la fine dell’io, l’inizio del noi», e molti di loro indossano maschere con figure animali. Prima della partenza anche un’esibizione della climate artist Lotta, per una manifestazione che ha scelto di fare della vivacità e della festa la propria cifra distintiva: «La transizione viene spesso descritta come un bagno di sangue. Invece vogliamo ribaltare la narrazione ecoansiogena, noi rivendichiamo con orgoglio e ribellione di voler ribaltare il modello sociale» dice Mattia Lolli, di Legambiente e tra gli organizzatori del Climate pride.
L’obiettivo è tenere insieme le istanze di giustizia climatica e di giustizia sociale, e non solo. Ci sono infatti anche i lavoratori della ex Gkn di Campi Bisenzio, che oggi saranno in assemblea a Firenze per continuare con la campagna di azionariato popolare volta a riconvertire la fabbrica a produzione ecologica. «La crisi climatica nasce nella fabbrica, nelle produzioni inquinanti. La lotta per difendere il lavoro è già una lotta per riconvertire le fabbriche, che serve a evitare di delocalizzare e chiudere gli stabilimenti quando preferiscono» dice Dario Salvetti del collettivo dei lavoratori.
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