BIBBIA, SAGHE E STORIA PATRIA: LA NUOVA SCUOLA DI VALDITARA da IL FATTO
Bibbia, saghe e storia patria: la nuova scuola di Valditara
Decreto – Il ministro svela i nuovi programmi ministeriali: torna il latino alle medie, spazio alla letteratura fantasy e basta “geostoria”
Alex Corlazzoli 16 Gennaio 2025
Un’ora di latino alla settimana (opzionale) a partire dalla seconda media. Storia e geografia che tornano a essere discipline separate con più ore per ciascuna materia. Storia dell’arte e della musica fin dalla primaria così anche l’introduzione di qualche brano di epica e della Bibbia nello studio dell’italiano già alla primaria. E poi il ritorno delle poesie a memoria, delle filastrocche, dando importanza alla letteratura dell’infanzia.
È la nuova riforma delle Indicazioni Nazionali (quello che fino al 2012 si chiamava programma) che il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara è pronto a ratificare con un decreto ministeriale entro il 31 marzo. Dopo l’intervista a Il Giornale, in queste ore i contenuti della relazione elaborata dalla Commissione presieduta dalla pedagogista Loredana Perla, si son fatti più chiari. Lo studio del latino alla secondaria di primo grado, abolito nel 1978, torna ma resterà una scelta delle famiglie e sarà di un’ora ogni settimana: nessuna traduzione di Cicerone o Tacito ma un approccio che aiuterà a conoscere meglio la lingua italiana, assicurano in viale Trastevere.
Alla secondaria di secondo grado, invece, sarà eliminata la geostoria introdotta dalla riforma Gelmini: Valditara vuole che si torni a dedicare ore alle due discipline separatamente. Grandi novità anche alla primaria dove sono previsti i primi accenni di epica classica, mitologia greca e orientale ma anche le “saghe nordiche”.
Sarà data centralità alla narrazione di quel che è accaduto nella nostra Penisola dai tempi antichi fino a oggi privilegiando la storia d’Italia, dell’Europa, dell’Occidente.
Valditara e la Commissione, di cui fan parte personalità quali Uto Ughi, Flavia Vallone, solista e prima ballerina al Teatro alla Scala, lo storico Ernesto Galli della Loggia e altri hanno pensato a dare maggior attenzione fin dalla primaria alla grammatica e alle sue regole ma anche a un nuovo approccio verso la musica e l’arte puntando a fornire elementi di cultura e storia delle due materie. Ai vertici del ministero garantiscono che allo stato attuale non vi è alcun decreto sul tavolo ma solo le carte fornite dalla Commissione che ha sostenuto il ministero nella stesura delle nuove indicazioni. A breve inizierà il lavoro per metter mano anche a quelle che riguardano le superiori e dopo un passaggio parlamentare, sarà il ministro a ufficializzare il tutto attraverso un proprio atto.
In viale Trastevere parlano di oltre cento consultazioni già fatte con associazioni di genitori, di categoria e comitati studenteschi ma l’Unione degli Studenti lamenta la mancata convocazione del Forum delle Associazioni studentesche e critica l’introduzione dello studio della Bibbia a scuola.
È dal 2012, anno in cui l’allora ministro Francesco Profumo abolì il programma che non era stata messa mano alle Indicazioni.
La nuova scuola di Valditara, Tomaso Montanari: “Il modello è l’algoritmo dei social: vedere sempre solo quello che ci piace”
Rettore a Siena – “Vedere tutto dal nostro punto di vista è l’esatto contrario dell’insegnamento e della cultura”
Stefano Caselli 16 Gennaio 2025
“Valditara dovrebbe posare il telefonino e smetterla di riprodurre per la scuola lo schema dell’algoritmo dei social network”. Al rettore dell’Università per stranieri di Siena, Tomaso Montanari, non piace – per usare un eufemismo – l’idea di “nuova scuola” del ministro dell’Istruzione e del merito.
Montanari, in che senso “ministro posa il telefonino”?
Perché questa nuova scuola mi ricorda tanto l’algoritmo dei social che ti fa vedere solo quello che ti piace.
In che senso?
Nel senso che il punto è chiedersi a cosa serva la scuola. Elon Musk dice che la scuola serve a imparare “a fare”, io invece penso che serva a imparare a pensare. Valditara mi pare che pensi prima di tutto a confermare la nostra identità. L’idea ossessiva di tramandare la tradizione rivela in fondo che c’è qualcosa che non funziona nel resto del mondo che non la insegna. È un’idea reazionaria, nel senso di reazione alla realtà.
Nei nuovi programmi si dà anche spazio alla lettura della Bibbia.
Se si impara a leggere criticamente si può leggere tutto, il problema è come si insegna ai ragazzi a formare un giudizio, altrimenti diventa una specie di catechismo. La Bibbia va letta, come tutto il problema è come la leggi.
Insegnare la storia, si dice, ma separarla dalla geografia e concentrarsi su Italia, Europa e Stati Uniti.
Separare geografia e storia significa non imparare né l’uno né l’altra. Un saggio fondamentale di Carlo Dionisotti s’intitola Geografia e storia delle letteratura, per capire quanto le discipline siano interconnesse. L’idea poi che si debba studiare la storia di una parte sola è suicidaria, ma è certamente più funzionale all’idea di fondo che anima questa destra: se non sai nulla dell’Africa potrai legittimamente pensare che il colonialismo italiano abbia portato solo civiltà e benessere in Etiopia e in Libia. Vedere tutto dal nostro punto di vista è l’esatto contrario della cultura. Come diceva Virginia Woolf, lo scopo dello studio è insegnare lo sguardo degli altri, perché il nostro lo conosciamo già. Insomma, questa riforma assomiglia molto a una terapia collettiva per un Occidente insicuro
Almeno il ritorno del latino alle medie lo salviamo?
Dipende come lo facciamo, non vedo perché subito alle medie, e lo dico da figlio di due filologi classici. Mi pare un inutile vezzo, chi decide di fare il liceo lo studierà lì. Mi sembra davvero una nostalgia diciamo gentiliana e se c’è un modo per far stare sulle scatole la cultura classica questa è la strada giusta.
Le diranno che le sue sono critiche ideologiche…
È questa riforma a essere ideologica, riforma di destra e reazionaria, con una bella quota di nostalgia dell’epoca del regime di Giovanni Gentile, che in questo mi sfugge come si chiamasse. Ma chi ha fatto buone scuole forse se lo ricorda.
La nuova scuola di Valditara, Franco Cardini: “La cultura è tradizione, ma il conservatore deve saper anche innovare”
Storico medievista – “Senza sforzo lo studio è inutile: giusto rimettere in gioco poesie imparate a memoria”
Stefano Caselli 16 Gennaio 2025
“A scuola si va per imparare una tecnica, lo sforzo è necessario o la scuola è inutile: servono l’esercizio, il calcolo, l’uso della memoria, la logica. Giustissimo, quindi, rimettere in gioco tutti quegli strumenti che un tempo appartenevano a quella che Raimondo Lullo nel XIV secolo chiamava ars memorandi“. Parola di Franco Cardini, tra i più autorevoli medievisti italiani.
Professor Cardini, questa scuola di Valditara ad alcuni sembra però un po’ troppo nostalgica…
La cultura è essenzialmente tradizione. Tradere vuol dire passare, “traditore” nel primo Cristianesimo, era il cristiano che al tempo di Diocleziano consegnava i testi sacri alle autorità imperiali invece di nasconderli. Il paradosso è che nel nostro linguaggio il significato è positivo, anche se il significato semantico è di tutt’altro tipo. Si trasmette per valorizzare e conservare, ma non sotterrare. Come diceva Mahler, la tradizione non è la conservazione delle ceneri, è la memoria del fuoco, cioè una materia che si modifica. Questa dovrebbe essere la guida per una buona operazione di conservazione di destra: conservare modificando. Allo stesso tempo dovrebbe essere una buona garanzia per la sinistra che vede aspetti reazionari in questo governo e in Valditara.
E invece?
Invece viviamo in un continuo malinteso di una lotta fra una destra e una sinistra che certo non rappresentano né la destra né la sinistra dei migliori. Ha ragione Cacciari quando dice che la grande cultura europea è di destra, ma è esistita anche una grande cultura di sinistra. Il vero problema della scuola però è un altro.
Quale?
Il ruolo della famiglia. Viviamo in un clima di eccessivo permissivismo, è evidente che un ragazzo messo di fronte alla scelta se studiare o non studiare è naturale che scelga la via più facile, con i risultati che vediamo: una modernizzazione incosciente e selvaggia, stadio finale di una cultura individualista che porta all’atrofizzazione cerebrale.
In queste indicazioni si parla molto di storia. Lei, da storico, cosa ne pensa?
L’idea di separare la storia dalla geografia è grave. Storia e geografia sono un’unica realtà, togliere geografia dall’insegnamento della storia significa aggravare non solo l’apprendimento già gravemente carente della geografia, ma anche quello della storia, che è il risultato continuo dell’incontro tra la coordinata tempo e la coordinata spazio. se si cancella una delle due la storia diventa cronologia: quando, dove, come e perché sono i pilastri della storia. E soprattutto non ha senso concentrarsi solo sulla storia locale. Viviamo in un mondo che ci entra continuamente in casa. Se lo ignoriamo si finisce per dar credito, per esempio, a chi racconta che dietro le migrazioni ci sia un progetto di sostituzione etnica o altre stupidaggini.
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