APPELLO PER UNA SCUOLA FORMATIVA, NON IDEOLOGICA da OFFICINADEISAPERI
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
Cultura, Saperi, Università, Dialogo
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APPELLO PER UNA SCUOLA FORMATIVA, NON IDEOLOGICA da OFFICINADEISAPERI

Cari e Care

i colleghi Antonio Brusa e Massimo Baldacci, hanno scritto un brevissimo comunicato a partire dall’intervista che avant’ieri Valditara ha dato alle stampe, e sul dibattito che si sta accendendo intorno ai nuovi programmi. Lo scopo di questo intervento è quello di dire, soprattutto ai nostri colleghi, di non perdersi in questioni marginali, ma di andare al fondo della questione: questi stanno introducendo un programma identitario/nazionalistico (loro dicono nazionale), un po’ come hanno fatto nei programmi dell’Europa Orientale, nazionalistici e sciovinistici. Lo stanno firmando in molti, e trovate in calce un primo elenco. Urge dare una risposta, specie dopo l’ultimo intervento di Ernesto Galli della Loggia sul “Corriere” di oggi. Ovviamente siete invitati a nome di Brusa e Baldacci, e mio personale, a diffondere questo appello tra amici storici e storiche, e se condividete, ad aderire (Nome Cognome, sede accademica), ma subito, in modo che lunedì si possa uscire.

Potete inviare l’adesione a me,  angelo.dorsi@unito.it o direttamente a Brusa: brusantonio@gmail.com

Cari saluti

Angelo d’Orsi

L’intervista del ministro Valditara sulle Indicazioni curricolari nazionali

Il ministro dell’istruzione e del merito on. Valditara, il 15 gennaio, ha rilasciato al Giornale un’intervista in cui anticipa alcuni elementi delle nuove Indicazioni curricolari nazionali, formulate da una commissione presieduta da Loredana Perla (e di cui fa parte anche Ernesto Galli della Loggia, autore con lei del volume Insegnare l’Italia, 2023).

Ovviamente, le anticipazioni contenute in questa intervista non sono sufficienti per formulare un giudizio organico e circostanziato sulle nuove Indicazioni. Per questo sarà necessario attendere il documento elaborato dalla commissione. Tuttavia, il senso dell’intervista è quello di aprire la discussione e cercare di influenzarla ancor prima dell’uscita del documento. Infatti, il dibattito che si è acceso, sui social – specie fra insegnanti – e sui media fra storici, scrittori e giornalisti, si è rapidamente articolato in tante sottoquestioni, fra le quali primeggiano lo studio della Bibbia e del latino e la ricorrente nostalgia della buona scuola di una volta, rischiando di mettere in secondo piano quello che questa riforma propone come tema fondamentale. Tale tema è se un intero programma di studi possa essere finalizzato a uno scopo politico, quale quello della costruzione (o della salvaguardia) di un’identità collettiva, e se a questo debba essere subordinato l’apprendimento di discipline scientifiche, quali in particolare la storia e la geografia (ma non dimentichiamo la riduzione della letteratura a contenitore di valori identitari). A questo proposito, appare emblematico il passaggio dell’intervista circa l’insegnamento della storia: “L’idea è quella di sviluppare questa disciplina come una grande narrazione, senza caricarla di sovrastrutture ideologiche, privilegiando inoltre la storia d’Italia, dell’Europa, dell’Occidente”. Appare evidente la coerenza con l’idea di una scuola il cui primo compito è quello di formare un’identità collettiva, e in particolare un’identità nazionale italiana, che rappresenta il leitmotiv del libro di Galli della Loggia e Perla. Questa sembra la questione fondamentale che sta alla base di tutta l’operazione. Si tratterebbe, a dispetto delle parole del ministro, di una scelta ideologica, che andrebbe a scapito del profilo scientifico del curricolo, e quindi del suo autentico valore formativo.

Certamente, vogliamo sperare che queste perplessità siano dissipate dal documento elaborato dalla commissione, del quale una breve intervista non può dare un resoconto esauriente. Nel frattempo, sollecitiamo gli insegnanti, gli studiosi e le associazioni professionali a prendere consapevolezza della posta in gioco e a discuterla. È una scelta strategica per la scuola italiana, che non può passare nel silenzio della scuola e della politica.

Alessandro Cavalli, unipv

Giuseppe Sergi, unito

Duccio Balestracci, unisi

Amedeo Feniello, uniaq

Alessandro Vanoli,

Andrea Micciché, unicore

Salvo Adorno, unict

Francesco Violante, uniba

Marcello Flores, unisi

Claudia Villani, uniba

Giuliano De Felice, uniba

Luigi Cajani, Sapienza

Domenico Mugnolo, uniba

Piero Colla, Consiglio scientifico consultivo dell’Osservatorio europeo sull’insegnamento della storia.

Giusto Traina ??

Walter Panciera, unipd

Chiara Massari, Istituto veneziano per la storia della Resistenza e della società contemporanea

Ivo Mattozzi, unibz

Francesco Remotti, unito

Carlo Greppi, storico

Valeria Deplano, unicag

Pietro Themelly, Sapienza

Brunello Mantelli, unical

Filippo Focardi, unipd

Altri

Pierfrancesco Nestola Ites “Jacopo Barozzi” Modena

Pietro Martino ???

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