QUESTI INGLORIOSI TRENT’ANNI DI CORSA A DESTRA da IL MANIFESTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
Cultura, Saperi, Università, Dialogo
12466
wp-singular,post-template-default,single,single-post,postid-12466,single-format-standard,wp-theme-stockholm,wp-child-theme-stockholm-child,cookies-not-set,stockholm-core-2.4.6,select-child-theme-ver-1.0.0,select-theme-ver-9.13,ajax_fade,page_not_loaded,,qode_menu_,wpb-js-composer js-comp-ver-8.2,vc_responsive

QUESTI INGLORIOSI TRENT’ANNI DI CORSA A DESTRA da IL MANIFESTO

Questi ingloriosi trent’anni di corsa a destra

EUROPA. Alla fine degli anni ’90 del Novecento si è assistito all’esplicita messa in soffitta di quel che restava della socialdemocrazia europea. Il New Labour di Tony Blair, il nuovo centro […]

Ignazio Masulli  02/06/2023

Alla fine degli anni ’90 del Novecento si è assistito all’esplicita messa in soffitta di quel che restava della socialdemocrazia europea. Il New Labour di Tony Blair, il nuovo centro di Gerhard Schröder, l’internazionale di centro-sinistra teorizzata da Walter Veltroni e l’Ulivo di Romano Prodi, il più sofferto ripiegamento di Lionel Jospin, quello del portoghese Antonio Guterres e di altri pseudo-eredi del socialismo rappresentarono altrettante rese ad un neoliberismo ormai imperante e chiuso ad effettive riforme sociali.

Cadeva così ogni speranza delle classi lavoratrici in trasformazioni, anche parziali, del sistema dominante. Mentre si arrestava l’ascensore sociale anche per gran parte dei ceti medi.
Delocalizzazione produttiva in paesi a basso costo del lavoro, automazione spinta della produzione, accompagnata da riduzione, intercambiabilità e precarizzazione della manodopera, finanziarizzazione del capitale sono stati gli assi portanti della ristrutturazione tardo capitalista. Ristrutturazione che ha provocato un ulteriore spostamento dei rapporti di forza tra capitale e lavoro a sproporzionato vantaggio del primo.

Lavoratori sempre più privi di potere contrattuale e sindacati ridotti alla difensiva hanno subìto una crescente pressione al ribasso delle condizioni di lavoro e di vita.
La storia, anche recente, insegna che in una situazione di malessere sociale montante e in assenza di alternative, nella popolazione si verificano fenomeni di disorientamento politico e sfiducia nelle istituzioni. Fenomeni che finiscono col favorire la facile demagogia e le false sicurezze dei partiti di destra.

Ciò spiega il sempre più netto prevalere di governi di destra e centro-destra nei Paesi dell’Unione europea: Polonia, Ungheria, Olanda, Lettonia, Slovacchia, Croazia, Grecia, cui si sono aggiunti Italia, Svezia, Finlandia. Contemporaneamente nei governi di coalizione in Danimarca, Irlanda, Lettonia, Estonia, Belgio, Austria, Repubblica Ceca, Bulgaria, Romania, il peso delle formazioni di destra è andato via via crescendo. Anche all’interno della coalizione al potere in Germania si verificano condizionamenti e slittamenti conservatori. Mentre ci vuole buona volontà per definire centrista la presidenza di Macron in Francia, dove si allunga l’ombra di Marine Le Pen. Le ultime elezioni hanno spostato ancora più a destra la situazione in Grecia e causato una cocente sconfitta della sinistra in Spagna. Alla fine, la sinistra è rimasta in piedi solo in Portogallo, Malta e Slovenia.

In realtà si tratta di governi nettamente al di sotto dei loro compiti istituzionali. Infatti sono ormai succubi di in blocco di potere economico, finanziario, tecno-militare dominante nei diversi contesti e che persegue un utile meramente contingente e parziale. Potere del tutto incurante delle alterazioni climatiche, degli squilibri demografici, delle divaricazioni sociali che produce e che incombono minacciosamente sul futuro prossimo delle popolazioni del Nord e del Sud del mondo. I governi, quanto più proni a tale subalternità, scambiano gli strumenti per i fini della loro azione. Restano abbarbicati ad un presente autoreferenziale. Ignorano o fingono d’ignorare i problemi che sono chiamati a risolvere. E per condursi così son disposti a ingannare i governati deviando le loro preoccupazioni verso falsi nemici, come i migranti, a indirizzare le loro aspettative verso identità inesistenti, come quelle di razza, nazione, a promuovere beni di consumo surrogatori dei bisogni sostanziali e più autentici.

Ma hanno un nemico: il maturare, specie tra i giovani, di una coscienza collettiva man mano più estesa, del loro malaffare.
La sfida è ora quella di decostruire il sistema imperante in maniera costruttiva, di accompagnare il suo ineludibile tramonto costruendo il nostro futuro.

Liceo del «Made in Italy»: l’ultima frontiera della scuola-azienda

IL CASO. E’ stato varato dal governo nell’omonimo decreto. Esaltazione del modello di scuola a servizio del mercato del lavoro, finanziarizzazione del diritto allo studio e della lotta alla dispersione scolastica e la preparazione alla precarietà tramite l’alternanza scuola lavoro

Mario Pierro  02/06/2023

Entro settembre nascerà il liceo del «made in Italy», l’ultima iniziativa spot ispirata all’idea della scuola-impresa che investe sulle «competenze imprenditoriali» degli studenti. Lo ha varato l’ultimo consiglio dei ministri nel decreto omonimo sul «made in Italy», un brand condito in salsa quasi-autarchica dal governo Meloni, lo stesso che ha lanciato la campagna «Open to meraviglia» con la Venere di Botticelli trasformata in influencer.

L’idea, finanziata con 20 milioni di euro in due anni, sarà promossa da una Fondazione denominata «Imprese e competenze», creata dal ministero «del made in Italy» (ex Sviluppo) e co-partecipata dall’altro ministero «simbolo» delle destre neo-capitaliste (quello dell’istruzione e «del merito». Colpisce anche l’istituzione di un fondo istituito e gestito dal Ministero dell’Economia e Finanze (Mef) per il sostegno al diritto allo studio e contro la dispersione scolastica che ipotizza l’apertura presso le banche di conti a tassi agevolati per gli under 30. «La lotta alla dispersione viene di fatto delegata alla responsabilità del Mef e degli istituti di credito» ha commentato la Flc Cgil.

«Una misura propagandistica – ha detto Paolo Notarnicola (Rete degli studenti medi) – Nelle intenzioni l’obiettivo è l’allineamento tra domanda e offerta nel mondo del lavoro e l’alternanza scuola lavoro con le aziende locali. Non mancherà poi la presenza delle imprese all’interno delle lezioni, con il fine di formare gli studenti alla gestione aziendale. La verità è che si vuole fare un regalo alle imprese, appaltandogli la formazione del lavoratore».

No Comments

Post a Comment

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.