“IL CLIMA POLITICO LEGITTIMA L’AGGRESSIONE” da IL MANIFESTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
Cultura, Saperi, Università, Dialogo
18142
post-template-default,single,single-post,postid-18142,single-format-standard,cookies-not-set,stockholm-core-2.4.5,select-child-theme-ver-1.0.0,select-theme-ver-9.12,ajax_fade,page_not_loaded,,qode_menu_,wpb-js-composer js-comp-ver-7.9,vc_responsive

“IL CLIMA POLITICO LEGITTIMA L’AGGRESSIONE” da IL MANIFESTO

«Clima politico legittima l’aggressione»: insulti e sputi interrompono il film su Berlinguer »

Roma Sospesa la proiezione de «La grande ambizione», attacco anche al circolo culturale Mario Mieli. E intanto Forza Nuova annuncia la sua adunata militante

Enrica Muraglie  15/11/2024

«Non può certo essere derubricato come una “ragazzata”», dice Giovanni Barbera. L’esponente del comitato nazionale di Rifondazione comunista si riferisce, con tono grave, a quanto accaduto sabato scorso durante una proiezione del film su Enrico Berlinguer La grande ambizione. Siamo al Cinema Atlantic, nel quartiere Tuscolano, quadrante est della capitale. Un gruppo di persone incappucciate, forse già presenti all’interno del cinema in una delle sale adiacenti, fa irruzione davanti allo schermo numero 3 e facilita l’ingresso di altri complici dalle porte esterne. L’obiettivo è disturbare la proiezione della pellicola sul segretario del Pci. In tutto sono una decina di soggetti: sputi per terra, urla («comunisti di merda»), insulti a una donna nera. Tra gli spettatori, comprensibilmente spaventati, una persona riesce a contattare le forze dell’ordine. Intanto la visione del film viene interrotta. Preoccupati per «l’aria che tira», il Coordinamento antifascista e antirazzista del VII municipio di Roma, di cui un membro era presente alla proiezione del film, hanno convocato ieri sera una riunione straordinaria e urgente nel quartiere.

Di parole d’odio, a Roma, se ne sono lette anche a sud, nel quartiere San Paolo: mercoledì notte la scritta «froci» ha imbrattato le scale dell’edificio dove ha sede il Circolo culturale Mario Mieli, storica associazione impegnata nella tutela dei diritti delle persone lgbtqia+. «Non si tratta solo di vandalismo: questo è il risultato di un clima culturale e politico che rende legittima l’aggressione. Colpire un’istituzione culturale, un luogo di supporto e lotta come il nostro, è un atto che nasce dalla percezione di impunità. Quando si sentono liberi di farlo è perché credono, a ragione, che le istituzioni e il governo non si scandalizzeranno, che la società volterà lo sguardo», ha commentato il presidente dello storico circolo, Mario Colamarino. Per Lara Ghiglione, segretaria confederale della Cgil: «Quel che accade non può non richiamare precise responsabilità, provenienti dalla stessa matrice politico-culturale, a noi ben chiara, che si rese colpevole dell’assalto alla nostra sede». Dure condanne anche da parte di Riccardo Magi (+Europa), Marta Bonafoni, Nicola Zingaretti, Eleonora Mattia (Pd) e Fabrizio Benzoni (Azione).

Nel mix di tensione e impunità si inserisce l’annuncio del gruppo di estrema destra Forza Nuova sulla pagina Facebook «Effenne Roma», escamotage per eludere l’interdizione dal social network, che lancia un’«adunata militante» domenica 17 novembre a circa 300 metri dalla contestatissima via Acca Larenzia. Qui ogni 7 gennaio si ripetono saluti romani e lodi ai camerati caduti del Msi. 

Enzo Foschi, segretario del Pd di Roma, ha chiesto al prefetto Lamberto Giannini di evitare il raduno di Forza Nuova. Ma il movimento di ultra destra non intende fermarsi e ha già annunciato per l’otto marzo 2025 il memorial di Massimo Morsello, ex Nar (nuclei armati rivoluzionari). «Non è soltanto un doveroso ricordo ma una promessa di vittoria», si legge nel post Facebook che annuncia l’evento. Tutto questo dopo il corteo dei patrioti di Casapound a Bologna che, pochi giorni fa, ha sfilato vicino alla stazione della strage neofascista del 2 agosto 1980. Almeno lì, la risposta antifascista dei bolognesi non si è fatta aspettare. 

Luciana Castellina, l’edile numero 33

Alberto Olivetti  15/11/2024

Roma, 9 ottobre 1963, tra piazza Venezia e piazza Santi Apostoli, grande manifestazione unitaria indetta dai sindacati degli edili di Cgil, Cisl e Uil per protestare contro la serrata proclamata dai costruttori.

Secondo la Questura di Roma questi i fatti: «al termine del comizio tenuto dai sindacati edili al Colosseo, verso le 14 e 15, tutti gli scioperanti che erano convenuti si sono incolonnati portandosi in Piazza Santi Apostoli. Nel frattempo nelle masse evidentemente sobillate da attivisti e teppisti sono cominciati i primi fermenti di nervosismo che hanno costretto le forze di pubblica sicurezza, schierate dinanzi al palazzo dove ha sede l’Acer (l’associazione romana dei datori di lavoro edili) a subire reiterate cariche con tentativi di sfondamento del portone».

Esistono filmati della manifestazione del 9 ottobre del 1963, e fotografie. Quei «primi fermenti di nervosismo» sono immediatamente affrontati dal lancio di lacrimogeni e dai potenti getti d’acqua degli idranti, investiti dai caroselli delle camionette dei reparti della celere, colpiti dai violenti assalti di drappelli di poliziotti che si fanno largo a manganellate e da celerini che isolano con eccesso di violenza gruppi di manifestanti e operano ben cinquecento fermi.

A sera, nella caserma di Castro Pretorio, i prelevati saranno sottoposti, uno per uno, a duri interrogatori al termine dei quali si disporrà l’arresto di trentatré edili, subito trasferiti nelle patrie galere.

Il trentatreesimo edile assicurato alla giustizia, unico all’anagrafe di sesso femminile, è Luciana Castellina.

Quel giorno di sessant’anni fa, la detenzione e il processo che ne seguirono, racconta Castellina nel suo ultimo libro L’edile numero 33. Le mani della Cia sull’Italia degli anni Sessanta che, con una Introduzione di Alessandro Genovesi, attuale Segretario generale della Fillea Cgil, e una nota di Felice Casson (Da Truman a Gladio, passando per il Piano Solo), Futura Editrice manda in libreria.

Scrive Castellina: «Ero alle Botteghe Oscure, da poco funzionaria del Pci, presso la sezione femminile allora diretta da Nilde Jotti, proveniente da una lunghissima militanza nella Fgci, dove avevo anche diretto il suo settimanale, Nuova Generazione, prima di fare un breve passaggio al quotidiano Paese Sera». Via delle Botteghe Oscure è assai vicina a Piazza Santi Apostoli, tanto che, prosegue il racconto, quando «sentii il suono ripetuto e affannoso delle sirene della polizia, botti, grida, e il fumo dei lacrimogeni che cominciò ad apparire al di là delle nostre finestre, mollai la scrivania e andai a vedere».

Il commissario – tal Barolicchia – all’opera in piazza Santi Apostoli, testimonia che quella sopraggiunta giovane donna lo aggredisce con intenzioni cruente. Ricorda Castellina: «la mia colpa, e il motivo dietro alla decisione di immobilizzarmi e trasportarmi in Questura, sarebbe stata quella di averlo picchiato con un ombrello e poi con calci, pugni, e morsi (morsi? Sì. Il testo ufficiale recita proprio così, e aggiunge che la mia vittima dovette chiamare in soccorso due suoi colleghi. Lo avevo spaventato!)».

Si deve dire, (a dar giusto merito al fiuto di Barolicchia), che la giovane donna (è una giornalista comunista), per ragioni politiche, non per incontenibile avversione nei confronti dei commissari di pubblica sicurezza, nel 1948, nel 1952 e nel 1956 aveva già goduto dell’ospitalità delle patrie galere. Una recidiva, insomma. Castellina narra: «Mi trovai accanto un agente che stava portando via un anziano edile che si divincolava nel tentativo di scappare e, d’istinto, gli misi la mano sul braccio, dicendo: ‘ma lo lasci andare’. Bastò questo perché, invece, il poliziotto portasse via anche me». Una delinquente comunista.

Già, i comunisti «attivisti sobillatori e teppisti». Nella piazza di quell’ottobre del 1963 sono all’opera elementi dell’Ufficio Rei del Sifar (diretto dal colonnello Rocca) e dell’organizzazione Gladio che persegue in Italia la strategia, puntualizza la nota di Casson, «messa a punto nel 1952 dal presidente Harry S. Truman (con il Piano Demagnetize): impedire che i ‘comunisti’ arrivino al potere, anche per via elettorale».

No Comments

Post a Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.