12 DICEMBRE 1969: LA STRAGE CHE VIENE DA LONTANO da TRANSFORM!ITALIA, RETEPARRI e BARIPEDIA
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
Cultura, Saperi, Università, Dialogo
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12 DICEMBRE 1969: LA STRAGE CHE VIENE DA LONTANO da TRANSFORM!ITALIA, RETEPARRI e BARIPEDIA

12 Dicembre 1969: La strage che viene da lontano

 Roberto  Morea  11/12/2024

Il 12 dicembre, per molti non significa molto se non che manca poco a Natale e che bisogna affrettarsi per fare i regali che mancano.

 Per me è una data che vorrei poter lasciare in ricordo a chi quegli anni non l’ha vissuti e non sa nemmeno lontanamente cosa siano stati.

Un ricordo si, ma anche un antefatto. Uno di quei fatti di storia che raccontano anche il perché ci troviamo qui ora in queste condizioni.

 Un mio maestro, primo presidente di transform! italia, Scipione Semeraro, mi disse una volta : “i fatti e le parole hanno sempre un padre ed una madre, sapere da cosa derivano è un dovere per chi vuole raccontare le cose”.

 Questo mi è rimasto impresso e ogni volta che cerco di spiegarmi il perché, risalgo la corrente e mi impegno per capire chi sia la madre ed il padre.

 Certo potrebbe sembrare un esercizio da vecchi che spiegano tutto con un semplice “ai miei tempi”, ma poi ripensandoci perché  non far conoscere a figlie/i e nipoti cosa è stato “quel” 12 dicembre del 1969.

Per farlo uso le parole di presentazione del libro di Mirco Dondi Editore: Laterza

“Milano, Piazza Fontana, sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura. Alle 16,37 del 12 dicembre 1969 esplode un ordigno che provoca 17 morti e 88 feriti. È il più grave atto terroristico sino a quel momento compiuto nel nostro Paese. Un giorno che segna un’epoca e apre una fase nuova, piena di misteri che non troveranno mai piena soluzione. Una fredda giornata di dicembre, un giorno come un altro. Affari da sbrigare. Cambiali da pagare. Bancarelle. Compere da fare prima di un Natale ormai imminente. Niente di speciale. Poi, improvvisamente, una bomba. E tutto cambia. Segna un prima e un dopo, a Milano e in tutta Italia. Un prima che rigetta la violenza come strumento della lotta politica, un dopo in cui la violenza ne diventa l’arma, tanto da far temere un possibile colpo di Stato. Alcuni protagonisti di questa vicenda hanno nomi scolpiti nel nostro immaginario: il commissario Luigi Calabresi, il questore Marcello Guida, il ballerino Pietro Valpreda, il ferroviere Giuseppe Pinelli. Poi ci sono gli altri, per lungo tempo ignoti, quelli che lavorano sotto traccia manipolando le informazioni, occultando le prove e insabbiando le indagini. Senza contare i misteriosi ‘suicidi’, che come un contagio travolgeranno alcuni uomini coinvolti nella vicenda. Una ricostruzione serrata del ‘giorno della strage’ con uno sguardo incrociato sulle vittime, gli esecutori, i servizi segreti e i politici.”

 Era davvero un momento storico che apriva una stagione nuova che da lì in poi si sarebbe denominata “la strategia della tensione”. A questo episodio ne sono seguiti altri Brescia, l’italicus, Bologna, tutti con un intento conclamato: fermare l’avanzata delle sinistre e delle rivendicazioni operaie nel nostro paese.

 Qualcuno potrà obiettare che le destre al governo non sono le stesse di quegli anni li e questo è assolutamente vero, per quanto motivi di riconducibilità siano piuttosto evidenti in qualche esponente coevo. Ma il punto non è la diversità di quelle destre da quelle che oggi dominano la scena quanto piuttosto la continuità con quella storia.

 A me non resta che usare le parole che Pierpaolo Pasolini scrisse in suo famoso articolo per il corriere della sera dal titolo esplicativo “io so” e dire semplicemente noi sappiamo, sappiamo il coinvolgimento degli Stati Uniti e della Nato sappiamo i depistaggi e le false verità, sappiamo e non dimentichiamo. Forse passare il testimone potrebbe servire a ricostruire un senso di appartenenza ad una storia che non è finita, quella dei lavoratori e delle lavoratrici di questo paese e non solo di questo paese.

La democrazia come giustificazione per gli interventi statunitensi all’estero

https://baripedia.org/wiki/La_democrazia_come_giustificazione_per_gli_interventi_statunitensi_all%27estero

https://www.reteparri.it/wp-content/uploads/ic/IC_235_2004_7_r.pdf

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