VENTIMILA IN PIAZZA CONTRO IL DIVIETO DI MANIFESTARE da IL FATTO e IL MANIFESTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
Cultura, Saperi, Università, Dialogo
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VENTIMILA IN PIAZZA CONTRO IL DIVIETO DI MANIFESTARE da IL FATTO e IL MANIFESTO

20 mila in piazza contro il divieto di manifestare

Ieri a Roma – Carcere per blocchi stradali, aggravanti se “boicotti” le grandi opere: la protesta di cittadini, sindacati e associazioni

Alessandro Mantovani e Tommaso Rodano  15 Dicembre 2024

Diceva un navigato militante della sinistra romana, al passaggio del corteo, che “questo finalmente è un ddl inclusivo, perché fa incazzare tutti: i sindacalisti e i coltivatori di canapa, i movimenti per la casa e gli ambientalisti”. E infatti contro il ddl Sicurezza, legge manifesto delle destre che non vogliono l’opposizione di piazza, si è ritrovata una sinistra frammentata e un po’ frastornata: “A pieno regime contro il ddl Paura”, diceva lo striscione d’apertura. Un cartello lo chiamava “ddl depressione”. Subito dietro una grande immagine di Giorgia Meloni che bacia Benito Mussolini in divisa, più in là i cartelli gialli di Amnesty International: “Sicurezza? No, minacce alla libertà di espressione”. E ancora: “Se voi fate il fascismo, noi seminiamo resistenza”. Sul camion la scritta “siamo tutt3 corpo di reato” e Meloni e Matteo Salvini naufraghi in mezzo al mare. La parola “sicurezza” è sbarrata, ovunque. “La sicurezza è un’altra cosa: casa, lavoro, sanità pubblica, accoglienza”, scandiva una ragazza dal camion.

C’erano decine e decine di associazioni da mezza Italia, centri sociali, studenti, la Cgil e i Cobas, l’Arci e Mediterranea che fa soccorso in mare, un piccolo spezzone anarchico con le bandiere nere e pure i legalitari di Libera. Tante bandiere palestinesi e della pace. Non saranno stati i 50 mila che dicevano dal camion, ma almeno 20 mila sì. Certo non era la solita manifestazione, al di là delle discrete presenze di volti noti: Elio Germano, Valerio Mastandrea, Michele Riondino, Zerocalcare e altri, protagonisti nei giorni scorsi di un videoappello che ha girato molto sui social.

Mattia, educatore 34enne, era vestito da “Luigi” di Super Mario. Sembrava un omaggio a Luigi Mangione, arrestato negli Stati Uniti per l’omicidio del super manager di un’assicurazione sanitaria: “La mia – rassicura – vuole essere una provocazione: togliendo la possibilità di manifestare in modo pacifico si inasprisce la lotta sociale. Negli Usa il sistema è arrivato al limite e addirittura c’è chi si schiera con un assassino”. Per Cesare Antetomaso, avvocato dei Giuristi democratici, il Ddl Sicurezza è “un complesso di norme liberticide che configura il passaggio dallo Stato sociale allo Stato penale, di polizia. Si vuole garantire un privilegio e quasi un’immunità funzionale alle forze di polizia, tra l’altro facendo proliferare le armi perché gli agenti potranno portare un’altra arma oltre a quella di servizio, ma è solo uno degli aspetti gravi”.

Piuttosto insolito anche il percorso, forse per non disturbare Atreju con cui Fratelli d’Italia quest’anno ha occupato il Circo Massimo. Dal Verano una lunga camminata su viale Regina Margherita dove è avvenuto l’unico incidente, qualche petardo e una vetrina in frantumi per un piccolo Carrefour, marchio sotto accusa per i rapporti con Israele. Poi via Salaria, con qualche scritta “free Palestine, Eni complice” sul distributore Eni di largo Ponchielli, via Pinciana e la discesa di villa Borghese fino a piazza del Popolo. Lì la polizia stimava 10 mila persone, prima erano senz’altro di più.

“Torneremo in piazza, questo ddl non deve passare, il governo Meloni cadrà”, promettevano gli organizzatori. Ora, qualche modifica al ddl Sicurezza c’è stata, almeno quelle suggerite dal Quirinale per evitare il carcere alle madri con figli appena nati e il divieto di vendere schede sim ai migranti irregolari che avrebbe alimentato un già fiorente mercato nero, ma su tutto il resto la maggioranza non si muove di un millimetro. Vuol dire carcere per i blocchi stradali e cioè per qualsiasi picchetto anche pacifico di lavoratori o studenti; pene più severe per resistenza anche passiva e violenza a pubblico ufficiale e occupazione di immobili; nuove aggravanti per chi commette reati in occasione di manifestazioni contro grandi opere e infrastrutture; mano libera alle infiltrazioni dei Servizi segreti fino ai vertici di organizzazioni criminali e terroristiche; obbligo di collaborazione con i Servizi medesimi per università ed enti pubblici. Resta perfino il divieto dei coltivazione della canapa light, che stronca una filiera da migliaia di posti di lavoro. “Rappresentiamo 15 mila persone – spiegava Chiara Locascio di Canapa Sativa Italia –, un settore che ha circa 30 mila operatori, anche stagionali, che tra l’altro hanno ripopolato alcune zone rurali a rischio di spopolamento. Dagli studi fatti con Mpg Consulting dovrebbe valere circa un miliardo di euro solo l’inflorescenza. Strano che un governo che si professa di destra e vicino alle imprese, voglia chiudere imprese aperte per lo più da giovani”.

Incassa il risultato di piazza Nicola Fratoianni, leader di Sinistra italiana oggi in Avs, che la manifestazione l’ha voluta: “Parliamo tanto del campo largo, ma il campo che ci piace è questo”, diceva l’ex disobbediente Fratoianni in un comizio improvvisato dal camion di testa, in via Pinciana. Più indietro, con un drappello di attivisti M5S, si è fatto vedere anche Giuseppe Conte: foto ricordo e sorrisi, ma pure qualcuno che gli ricordava i decreti Sicurezza dei tempi del governo con Salvini. Ci sono anche Angelo Bonelli dei Verdi, Maurizio Acerbo di Rifondazione e Michele De Palma della Fiom. Nemmeno una bandiera del Pd, che magari non sarebbe stata accolta da tutti con affetto, però c’erano Francesco Boccia, Marco Furfaro e Antonio Misiani.

La Costituzione si difende con il conflitto

Prova di piazza Il disegno di legge governativo costituisce non l’avvio, ma semmai il punto di condensazione di tendenze morbose già abbondantemente emerse nella recente vicenda politica italiana

Claudio De Fiores  15/12/2024

L’attacco sferrato alla democrazia costituzionale dal disegno di legge sicurezza non è soltanto il portato di una cultura nostalgica. Una cultura marcatamente autoritaria che il sottosegretario Delmastro ostenta oramai quotidianamente nel tentativo strisciante di rafforzare il legame con la tradizione nefasta del fascismo e del neofascismo italiano.

Limitare il dissenso e reprimere «il diritto di protestare se i cambiamenti sono sgraditi» è un imperativo che ha in questi anni animato anche l’ideologia neoliberale. Lo troviamo scritto a chiare lettere in uno dei suoi testi fondamentali: il documento redatto dalla banca d’affari statunitense Jp Morgan il 28 maggio 2013. Un documento fatto proprio, seppure in vario modo e con intonazioni diverse, da tutti gli esecutivi succedutisi nel corso dell’ultimo decennio in Italia: dal governo Gentiloni (decreto Minniti) al primo esecutivo Conte (decreto Salvini) fino al governo Draghi (direttiva Lamorgese).

Il disegno di legge governativo costituisce pertanto non l’avvio, ma semmai il punto di condensazione di tendenze morbose già abbondantemente emerse nella recente vicenda politica italiana.

Ma questa volta con caratteristiche e profili particolarmente gravi e insidiosi. Anzitutto per le sue dimensioni: coinvolge oltre venti fattispecie delittuose, introduce un cospicuo numero di nuovi reati, ne ridefinisce le aggravanti e le sanzioni, disponendo spropositati ampliamenti di pena.

Ma c’è un elemento che più di ogni altro spaventa e che più di ogni altro costituisce la cifra di questo disegno di legge: il suo carattere cinico e antisociale, proteso a colpire duramente le aree del disagio, le vite di scarto ammassate nelle nostre città, i rejected people della società capitalistica.

E in particolare i migranti (ai quali, in violazione della libertà costituzionale di comunicare, viene vietato finanche l’acquisto di una Sim attiva sul territorio nazionale, qualora sprovvisti del titolo di soggiorno), i detenuti (ad essere colpita, in particolare, è la popolazione femminile, ferita dalle nuove disposizioni che penalizzano le donne incinte e le madri con bambini di meno di un anno di età), i senza casa (il testo introduce un nuovo reato sulle occupazioni), i mendicanti (viene previsto un inasprimento delle sanzioni per l’accattonaggio).

Siamo in presenza di un disegno che esorbita i confini dello Stato costituzionale di diritto, un inedito dispositivo di difesa dell’ordine sociale per blindare il quale lo stesso disegno di legge non esita a ricorrere a un articolato congegno di misure repressive, sintetizzate dal ministro Nordio con l’urticante formula gladius legis custos: bodycam per le forze di polizia impegnate nelle azioni di mantenimento dell’ordine pubblico; carcere per chi blocca una strada; specifiche aggravanti per i reati compiuti nelle stazioni e per le minacce e violenze commesse nei confronti di un pubblico ufficiale, in occasione della costruzione di una infrastruttura strategica. Fino all’introduzione nel Codice penale del reato di «resistenza passiva» da applicarsi ai detenuti.

Una vera e propria sfida al costituzionalismo democratico e sociale che, all’insegna dei vincoli politici sanciti dal «Washington consensus» e dall’ideologia neoliberista, rivendica oggi in Italia il ripristino del principio di autorità (sotto forma di concentrazione del potere nelle mani di un capo), punta alla sterilizzazione delle assemblee elettive, persegue la rottura della coesione sociale fra i territori, criminalizza il dissenso, limita il diritto di sciopero.

Un’offensiva intrisa di disposizioni arbitrarie, incostituzionali, illegittime. E in quanto tali (e per quanto possibile) arginate dai giudici amministrativi, ordinari, costituzionali. Ma il lavoro dei giudici non può bastare. La difesa della Costituzione è un congegno particolarmente delicato che per aver successo ha bisogno di donne e uomini disposti a mobilitarsi. Ha bisogno del conflitto.

La straordinaria manifestazione di ieri contro il disegno di legge sicurezza ci dice che questo è ancora possibile e ci indica una strada. A noi tocca il compito di seguirla e presidiarla insieme a tutti coloro che si riconoscono nei principi della Costituzione antifascista e nella cultura dei diritti.

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