IL KOSOVO CHE RIESPLODE PER I DISASTRI DELLA NATO da IL FATTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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IL KOSOVO CHE RIESPLODE PER I DISASTRI DELLA NATO da IL FATTO

Kosovo, feriti militari Nato. E Vucic mobilita le truppe

GLI SCONTRI – Colpiti  i militari Kfor, il contingente internazionale della Nato, feriti 25 tra cui undici italiani, tre con ferite serie

GIAMPIERO CALAPÀ  30 MAGGIO 2023

La polizia kosovara apre il fuoco, i manifestanti serbi rispondono con sassi, bottiglie e molotov, colpendo anche i militari Kfor, il contingente internazionale della Nato, e ferendone 25, tra cui undici italiani, tre con ferite serie (ustioni e fratture). I manifestanti serbi rimasti per terra feriti sarebbero 52, tre gravi, di cui uno colpito da due pallottole della polizia kosovara. Ieri i fatti di Zvecan hanno riportato il terrore nei Balcani, facendo ricomparire fantasmi delle guerre che sotterrarono la Jugoslavia. La tensione etnica e nazionalista sta salendo a livelli di guardia e quanto accaduto ieri a Zvecan, cittadina del Kosovo del nord a maggioranza serba, è un allarme da non ignorare.

I manifestanti serbi volevano raggiungere il municipio per non permettere l’insediamento del nuovo sindaco di etnia albanese, manifestazioni che stanno riguardando anche altre tre cittadine del Kosovo del nord: Zubin Potok, Leposavic e Mitrovica Nord. I serbi manifestano contro l’elezione dei nuovi sindaci di etnia albanese avvenuta nel voto locale del 23 aprile scorso, una consultazione boicottata dai serbi e la cui legittimità viene contestata anche dal governo di Belgrado per via dell’affluenza alle urne che ha superato appena il 3%. È inammissibile per i serbi che sindaci in rappresentanza del 2% della popolazione governino città i cui abitanti sono al 98% di etnia serba.

Già lo scorso venerdì si erano registrati incidenti. Ieri agli agenti di polizia si sono affiancati anche i militari della Kfor: gli undici italiani rimasti feriti fanno parte del nono reggimento alpini di L’Aquila. Il comandante della missione Kfor, il generale italiano, Angelo Michele Ristuccia, si è prodigato ad assicurare: “Il contingente Nato resta imparziale”.

Prima degli scontri sono stati frenetici i contatti tra i leader serbi e albanesi. La dirigenza di Pristina, la presidente Vjosa Osmani e il premier Albin Kurti, sottolineando la regolarità del voto del 23 aprile, puntano il dito contro Belgrado e “le strutture illegali che mantiene nel nord del Kosovo”. Strutture, sostengono, che “si sarebbero trasformate in bande criminali che attaccano la polizia kosovara, i militari Kfor e i giornalisti, e alle quali addossano l’intera responsabilità delle violenze e della persistente instabilità al nord”. Le autorità serbe dal canto loro accusano Pristina “di voler occupare il nord con l’obiettivo di espellere la popolazione locale serba”. Una situazione di muro contro muro che senza una mediazione è destinata a non avere via d’uscita. E a dimostrarlo sono gli esiti infruttuosi dei numerosi incontri degli ultimi giorni e delle ultime ore che Belgrado e Pristina hanno avuto con rappresentanti della comunità internazionale: Ue, Usa, Quint, Nato, Osce. Incontri ai massimi livelli tutti conditi con appelli di circostanza alla calma e a evitare ulteriori escalation. L’idea migliore che ha messo in campo l’ambasciatore americano a Pristina Jeff Hovernier è stata proporre che i nuovi sindaci lavorino non dai loro uffici nei rispettivi municipi, quelli assediati dai manifestanti serbi, ma in altri edifici. Una soluzione bollata però come “inaccettabile” dai kosovari.

Da Belgrado non arrivano buone notizie, infatti il presidente serbo Aleksandar Vucic ha già inviato truppe serbe al confine con il Kosovo: “Abbiamo dislocato le nostre forze laddove riteniamo che sia necessario. Le andremo a visitare questa notte (tra lunedì e martedì, ndr). Non tollereremo violenze etniche contro il popolo serbo”.

LEGGI – Il Kosovo che riesplode per i disastri della Nato (M. Fini)

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