GIUSTIZIA, GOVERNO, RAPPRESENTANZA da IL FATTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
Cultura, Saperi, Università, Dialogo
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GIUSTIZIA, GOVERNO, RAPPRESENTANZA da IL FATTO

 Giustizia e governo: ecco cosa sta preoccupando noi giuristi

 Antonio d’Andrea e Luca Masera *  21 Febbraio 2025

Come docenti di materie giuridiche (…) riteniamo doveroso evidenziare alcuni tratti dell’azione dell’attuale maggioranza governativa che consideriamo (…) lesivi della tenuta dell’ordinamento democratico (…). Ci riferiamo a due provvedimenti in discussione alle Camere (…). Il primo (…) è il disegno di legge costituzionale in materia di giustizia e di separazione delle carriere dei magistrati. A prescindere dal merito della riforma, (…) l’aspetto più preoccupante è il contesto in cui questa proposta si inserisce e l’obiettivo ultimo che persegue (…). Da mesi assistiamo ad attacchi quotidiani nei confronti di magistrati che emettono decisioni non in linea con le aspettative della maggioranza politica. L’ambito dell’immigrazione (…) è emblematico: di fronte a provvedimenti amministrativi ritenuti illegittimi, la prassi (…) consiste nell’attacco personale ai giudici, etichettati come “politicizzati” (…).

L’attacco alla giurisdizione ha oltrepassato i confini nazionali, coinvolgendo la Corte penale internazionale (…). Il ministro della Giustizia, di fronte all’iniziativa di espellere dal nostro Paese il membro di una milizia sospettato di crimini contro l’umanità, ha difeso il proprio operato accusando la Corte di presunte violazioni procedurali. Il vero problema, però, (…) è che il ministro delegittima la Corte e la sua funzione (…).

L’indirizzo politico perseguito è chiaro: si vuole far credere all’opinione pubblica che il controllo di legalità operato dalla magistratura sia un ostacolo alla realizzazione dei progetti della maggioranza (…). In questo schema (…) spariscono i previsti poteri di garanzia affidati alla Corte costituzionale (…) e si ignora la prevalenza del diritto europeo e internazionale sul diritto interno (…). Ecco perché appare paradossale evocare la separazione delle carriere dei magistrati come correttivo (…) ogniqualvolta un magistrato assume una decisione sgradita (…) al governo (…).

In qualità di studiosi (…) tale disegno ci appare (…) pericoloso poiché veicola una visione ottocentesca (…) dello Stato (…). L’elemento essenziale degli ordinamenti democratici moderni è garantire, attraverso norme costituzionali (…), la separazione del controllo giurisdizionale dall’esercizio del potere politico (…) favorendo il rispetto dei diritti fondamentali (…).

Il secondo provvedimento (…) è il cd. disegno di legge Sicurezza (…). Le misure proposte (…) hanno come cifra identificativa l’inasprimento degli strumenti di repressione del dissenso, sino a punire con la sanzione penale forme di protesta non violenta, come i blocchi stradali (…). Per quanto riguarda l’Università, desta gravissima preoccupazione l’art. 31 (…) che consente ai servizi di informazione di chiedere informazioni sulle attività di studenti e docenti, in deroga alla normativa sulla privacy (…).

Con le aggressioni mediatiche ai magistrati e con (…) la separazione delle carriere, si vuole punire la magistratura inquirente, impedendole di esercitare un controllo di legalità (…); con le norme che reprimono il dissenso, si vogliono intimorire coloro che si oppongono a tali misure (…). La Storia ci insegna che è (…) dal contrasto alla magistratura e alla libera espressione del dissenso che prendono avvio le svolte autoritarie. Come cittadini, (…) e giuristi che formano studenti universitari, sentiamo il dovere di segnalare (…) la gravità del progetto che sta prendendo forma e di mettere le nostre competenze (…) a disposizione di associazioni e movimenti che intendano opporsi (…), restando sempre disponibili a ragionare nel merito (…) con qualsiasi parte politica, ma saldamente ancorati al costituzionalismo democratico occidentale e alle sue conquiste culturali, che è nostro dovere non rinnegare né per moda né per paura del potere politico contingente.

* Primi firmatari del documento di un gruppo di giuristi dell’Università di Brescia per la tutela di legalità e funzione giurisdizionale

    C’era una volta la rappresentanza: ora ci è rimasto solo il trumpismo

Paolo Cacciari  21 Febbraio 2025

Ma davvero Trump è un cialtrone psicopatico e il trumpismo una miscela di fake news da social network? Ma davvero le destre-destre europee sono un rigurgito romantico d’altri tempi? Magari fosse (solo) così! Le varie famiglie politiche progressiste e i loro maîtres à penser sono alla deriva, frastornati e afoni, perché si rifiutano di ammettere che il successo delle destre dipende dalla perdita verticale di credibilità e legittimità popolare delle istituzioni rappresentative liberali da loro create e malgovernate. Non aver preso sul serio e per tempo questa “crisi terminale” (per dirla con Emmanuel Todd, La sconfitta dell’Occidente, Fazi, 2024) del modello sociale liberaldemocratico ha inevitabilmente lasciato dietro di sé una marea montante di insoddisfazioni, risentimenti e odi verso le élite al potere. Dalla lenta decomposizione della “postdemocrazia” (C. Crunch, 2003) è sorto il nuovo mostro della “internazionale bianca” suprematista, nazionalista, neocolonialista, xenofoba, sessista, classista e tecno-modernista. Fino a che le socialdemocrazie e le liberaldemocrazie non faranno i conti con le ragioni del loro fallimento – in tutti i campi: socioeconomico, geopolitico e soprattutto ordinamentale – non riusciranno mai a capire e, quindi, a fronteggiare la nuova situazione. Sono crollate le promesse di benessere (ricordate la retorica del “non lasceremo indietro nessuno”?), di esportazione della democrazia in ogni dove (ma sotto lo “scudo” della Nato), di rigenerazione green del pianeta (ma senza eliminare i sussidi ai fossili). Ma ciò che ha smesso di funzionare è stato proprio il sistema della rappresentanza e dei poteri con la consegna delle decisioni pubbliche ai gruppi di potere economici-finanziari transnazionali e, a cascata, ai faccendieri di casa. Smantellamento del sistema delle imprese e dei patrimoni pubblici, privatizzazione del welfare, politiche fiscali regressive, inattivismo ambientale. Soprattutto, squalificazione e svuotamento delle assemblee elettive, ridotte ad accrocchi di lobby.

Siamo giunti così al più paradossale rovesciamento mentale, prima che politico e geopolitico. A fronte di una realistica valutazione dell’Imperatore The Donald sull’eccessivo costo delle guerre, i vassalli rispondono imponendo più tasse ai propri sudditi.

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