ASSANGE, L’AVVOCATA ROBINSON: “IL PROCESSO MINA L’AUTORITÀ MORALE DELLE NOSTRE DEMOCRAZIE” da IL FATTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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ASSANGE, L’AVVOCATA ROBINSON: “IL PROCESSO MINA L’AUTORITÀ MORALE DELLE NOSTRE DEMOCRAZIE” da IL FATTO

Assange, l’avvocata Robinson: “Il processo mina l’autorità morale delle nostre democrazie”

ROYAL COURT – Mercoledì ha presentato all’Alta Corte di Londra nuove informazioni sui piani di Mike Pompeo, il capo della Cia durante la presidenza di Donald Trump, di rapire o avvelenare il suo assistito

SABRINA PROVENZANI  23 FEBBRAIO 2024

Londra. Jennifer Robinson è l’avvocata che segue da anni il calvario giudiziario di Julian Assange. L’abbiamo incontrata dopo l’udienza di mercoledì, durante la quale, fra le altre argomentazioni, ha presentato all’Alta Corte di Londra nuove informazioni sui piani di Mike Pompeo, il capo della Cia durante la presidenza di Donald Trump, di rapire o avvelenare il suo assistito. Il verdetto della Corte non è previsto prima del 4 marzo e, ci conferma, sarà pubblicato senza preavviso e senza convocazione delle parti: questo sembra suggerire che i giudici non vogliano esporsi all’attenzione della stampa e della folla di sostenitori visti in questi giorni fuori dalle Royal Court. Robinson è estremamente preoccupata per le condizioni di salute di Assange, da quasi cinque anni in isolamento nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh benché abbia ampiamente scontato la condanna a 22 mesi, la più pesante possibile, per violazione dei termini di cauzione. “Sta malissimo, ha avuto un terribile malore a Natale e si è rotto una costola perché ha tossito così tanto… E la tensione mentale di una potenziale estradizione negli Stati Uniti… è una prospettiva terrificante per tutti”.

Sull’andamento dell’udienza è però cautamente ottimista…

Le argomentazioni che abbiamo sostenuto penso siano molto convincenti. Quando abbiamo fatto riferimento alla violazione dell’articolo 10 della Convenzione europea dei Diritti umani, che garantisce la libertà di espressione, i giudici erano chiaramente coinvolti. Hanno posto molte domande, dimostrando di essere preoccupati dalle possibili implicazioni e dalle implicazioni sulla libertà di parola, non solo in questa giurisdizione e non solo per l’estradizione di Julian Assange, ma per l’impatto più ampio. Abbiamo visto uno dei giudici fare domande sull’applicazione dell’Official Secrets Act ai giornalisti che potrebbero pubblicare informazioni sui comportamenti illeciti dei servizi segreti e cosa ciò significherebbe. Dobbiamo aspettare e vedere cosa decidono, ma è stato positivo vederli così interessati.

Stella Assange ha insistito sulla definizione di Julian come “prigioniero politico”. Qual è la base legale per questa strategia?

Julian è perseguitato per il suo impegno nel rendere i governi responsabili degli abusi sui diritti umani. È stato perseguitato e punito per aver esposto i crimini degli Stati Uniti e per le sue opinioni politiche nel cercare di rendere i governi responsabili. E su questa base, è un prigioniero politico.

Cosa direbbe alle persone in tutto il mondo che al momento sono molto sensibili alle questioni della democrazia e al doppiopesismo occidentale? Quale sarebbe l’impatto sulla democrazia negli Stati Uniti e nel Regno Unito se venisse estradato?

Il messaggio che arriverebbe a ogni dittatore e regime autoritario del mondo è che è possibile perseguire ed estradare giornalisti per la pubblicazione di informazioni veritiere e per la rivelazione di prove dei loro crimini. E sarebbe un pericoloso precedente. Che un giornalista ed editore pluripremiato venga detenuto in una prigione ad alta sicurezza in Gran Bretagna su richiesta degli Stati Uniti mette in discussione la nostra stessa democrazia. Sminuisce l’autorità morale delle democrazie liberali occidentali, gli Stati Uniti e il Regno Unito in particolare, nel sollevare preoccupazioni sulla libertà di parola con regimi autoritari. E lo vediamo già. Vediamo Putin sollevare il caso di Julian, vediamo il presidente dell’Azerbaigian e le autorità cinesi sollevare il caso di Julian.

Il doppiopesismo evidente ora è nel condannare Putin per la morte di Navalny mentre si tiene Assange in carcere..

Be’, la differenza è che, tragicamente non possiamo salvare Navalny, ma possiamo ancora salvare Julian Assange.

Julian è visto come il campione della democrazia e della giustizia. Questo consenso lo protegge o lo rende ancora più pericoloso per gli Stati Uniti?

Penso che la sua vicenda giudiziaria sia una sconfitta proprio per quei valori che la nostra democrazia dovrebbe custodire.

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