RIGUARDO SUBALTERNITÀ, AUTONOMIA ED EGEMONIA da IL MANIFESTO e ANTIDIPLOMATICO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
Cultura, Saperi, Università, Dialogo
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RIGUARDO SUBALTERNITÀ, AUTONOMIA ED EGEMONIA da IL MANIFESTO e ANTIDIPLOMATICO

Riguardo subalternità, autonomia ed egemonia

SAGGI. «Gramsci e il soggetto politico», di Massimo Modonesi per Bordeaux

Guido Liguori  19/07/2024

La collana «Per Gramsci» della International Gramsci Society – Italia venne fondata negli anni Novanta del secolo scorso su iniziativa di Giorgio Baratta, inizialmente presso le edizioni Gamberetti di Stefano Chiarini, a lungo militante e giornalista del manifesto. Dopo varie migrazioni (Carocci, Unicopli) e una quindicina di titoli che sono ormai nella storia degli studi gramsciani, la collana è ora approdata presso Bordeaux, dando vita a una nuova serie di libri ovviamente dedicati al grande marxista e comunista sardo.
Il volume uscito da ultimo – il terzo presso il nuovo editore – è di Massimo Modonesi e si intitola Gramsci e il soggetto politico. Subalternità, autonomia, egemonia (Bordeaux Edizioni, pp. 175, euro 18).

IL LIBRO SI SEGNALA in primo luogo per una doppia caratterizzazione: una analisi ermeneutica attenta alle più recenti acquisizioni filologiche che hanno caratterizzato l’ultima stagione degli studi gramsciani; e una non nascosta propensione alla ricerca politica a partire dai Quaderni – non a caso l’autore vive e insegna da decenni in Messico e l’America latina è l’area geoculturale in cui Gramsci non solo è stato largamente tradotto e seriamente studiato, ma dove continua a essere presente nel dibattito pubblico e a ispirare progettualità politica.
Nel Quaderno 11 Gramsci si chiede: «come nasce il movimento storico sulla base della struttura»? Ovvero, come a partire da una visione della società che anche l’antieconomicista marxismo di Gramsci continua a vedere caratterizzata dalle dinamiche strutturali e di classe nascono i movimenti politici, e che rapporto dialettico intercorre tra essi e la base sociale a cui si rivolgono? È – scrive Gramsci – «la questione fondamentale» o «il punto cruciale» della filosofia della praxis, quella unità dialettica di pensiero e azione, di filosofia e storia, che per Gramsci caratterizza il marxismo.

POTREBBE ESSERE questa del rapporto tra «struttura» e «movimento storico» la questione di fondo che sta alla base del lavoro di Modonesi e a partire dalla quale esso cerca di mettere a fuoco il versante della costituzione della soggettività politica al servizio delle classi subalterne. Se il marxismo di Gramsci è eminentemente dialettico, di rapporto reciproco tra i soggetti (in primo luogo politici) e l’ambiente in cui essi operano, il libro nota non a torto come nella sterminata letteratura su quello che è il saggista italiano più conosciuto nel mondo il versante della costituzione del «soggetto politico» sia sempre meno studiato: prevale un’attenzione al Gramsci studioso delle forme dell’egemonia in essere, del ruolo dell’«apparato egemonico» statuale, «espressione e logica del dominio», mentre i processi possibili di costruzione di una nuova egemonia, alternativa a quella borghese, e la «soggettivazione politica delle classi subalterne», sono poco analizzati – segno evidente, nota giustamente l’autore, della difficoltà e della crisi che le forze anticapitalistiche incontrano ormai da decenni in tutto il mondo.

MODONESI ricostruisce dunque il tema del costituirsi del soggetto, in particolare del soggetto anticapitalistico, a partire dalle indicazioni gramsciane. Indagandone dapprima la «subalternità» (una delle categorie dei Quaderni oggi più diffuse nel mondo); quindi la conquista della sua tendenzialmente antagonistica «autonomia» – concetto di cui va riconosciuta a Modonesi la valorizzazione in ambito gramsciano; infine il costituirsi del soggetto politico nel momento in cui riesce a scuotere l’egemonia al potere e a lanciare contro di essa la sua sfida egemonica.
Come nasce la gramsciana «volontà collettiva»? La risposta di Gramsci è: con l’organizzazione, o auto-organizzazione, delle masse. Il tema è attuale, poiché proprio questo terreno è franato sotto i piedi della sinistra, per cause varie e complesse. Il primo passo per ricominciare a porsi nell’ottica della «contesa egemonica» pare dunque proprio quello della riconquista di una visione autonoma del mondo, di uno «spirito di scissione» che riproponga con forza il tema di «un altro mondo possibile». In questa direzione il libro di Modonesi appare essere un contributo senza dubbio utile.

Andrea Zhok – Gli autocrati europei e l’immobilismo dei popoli

Andrea Zhok  18 Luglio 2024

I massacri di civili proseguono ininterrottamente a Gaza (l’ultima strage qualche giorno fa a Khan Yunis). Chi non ha la fortuna di essere fatto a pezzi subito, muore spesso dopo una prolungata agonia per la mancanza di cure, perché quasi tutti gli ospedali di Gaza sono stati fatti saltare in aria e mancano gli approvvigionamenti di strumenti, medicinali, rifornimenti di base.

Tra Ucraina e Russia la guerra si fa sempre più incarognita, con vittime civili sempre più frequenti, sabotaggi, incendi dolosi, “incidenti” (ieri uno alla centrale nucleare di Rostov): un conflitto nato come un’operazione limitata, si trasforma ogni giorno di più in una costruzione psicologica dell’odio reciproco, e ciò allontana ogni trattativa di pace – anche laddove qualche tentativo in questa direzione fosse fatto.

Gli USA riportano rampe di lancio nucleari in Germania, dopo aver alimentato il riarmo più massiccio della storia in Polonia e Finlandia. In sostanza tutti i confini occidentali della Russia sono ora per essa una minaccia incombente, proprio mentre una guerra calda per procura è in corso in Ucraina. L’Europa si presenta sempre di più come l’ariete americano puntato contro la Russia. Finirà benissimo.

L’informazione pubblica ha raggiunto livelli di manipolazione senza precedenti. In Europa il controllo esercitato grazie al Digital Service Act sulle piattaforme social è venuto alla luce del sole dopo il rifiuto di sottostarvi di Elon Musk (tutti gli altri hanno acconsentito, senza clamori). Tutti i giornali e le maggiori testate sono da tempo in caduta libera quanto a fruitori, ma chiaramente non sono più questi ultimi a pagare i costi di impresa. La quasi totalità dell’apparato mediatico italiano, e buona parte di quello europeo, è rappresentato da imprese economicamente bollite o alla canna del gas, che però vengono tenute in vita artificialmente come apparati di propaganda. (Tragicamente ancora molti non sembrano averlo capito e, per ignoranza o per pigrizia, continuano a illudersi di riuscire a distinguere nei notiziari ufficiali e ‘accreditati’ il vero dalla manipolazione.)

La copertina del noto settimanale tedesco Focus riportava questa settimana le immagini di profilo di Biden, Macron e Scholz, titolando “Die Selbstherrlichen”, espressione traducibile come “Gli Autocrati” (o “Gli autoesaltati”). Il sottotitolo spiega: “Distaccati dalla realtà, irresponsabili, testardi. Come l’Occidente si sta gettando da sé nel caos.” (“Abgehoben, verartwortungslos, stur. Wie sich der Westen selbst in Chaos Stuerzt”).

Che quella descritta dal settimanale sia la realtà è oramai chiaro a molti, praticamente a chiunque non continui a nutrirsi dei media mainstream, e anche ad alcuni che ancora vi si abbeverano.

Che ciò conduca l’Europa ad un futuro di impoverimento, indebitamento, deindustrializzazione, censura interna, guerra fredda e calda, e forse ad una catastrofe nucleare, è parimenti chiaro.

Ma allora perché niente si muove? Perché l’atteggiamento medio continua ad essere quello dell’accettazione acquiescente, del mugugno da social, della lamentazione sterile?

È semplice, perché tranne le esigue minoranze che percepiscono la sfera ideale in modo vivido, i più riescono a scegliere solo tra alternative pratiche immediatamente percorribili. E il sistema di potere attuale è riuscito ad assicurarsi, a colpi di finanziamenti (e definanziamenti) mirati e di governo dei media, che le alternative non ci siano, o siano invisibili o appaiano poco credibili.

Mai come ora c’è stato bisogno di capacità organizzativa politica, mai come oggi essa è stata ostacolata a mille livelli, dalla diffidenza diffusa dei più, alla depoliticizzazione giovanile, alla perdita di un qualunque retroterra culturale comune, alla confusione ideale e ideologica, alla schietta ignoranza politica.

Io non so se qualcuno dei progetti alternativi esistenti in Europa e in Italia avrà davvero filo da tessere nel medio e lungo periodo (il più promettente al momento sembra essere il Bündnis Sahra Wagenknecht), ma so per certo che senza una tale capacità progettuale, senza una capacità di sintesi e di individuazione chiara delle priorità, il destino europeo (e italiano) è segnato.

E chi si illude che basti l’associazionismo culturale e il gruppettarismo locale a cambiare le cose, per quanto possa essere mosso da nobili intenti, è parte del problema e non della soluzione.

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