LAVORO NERO(COME PER LE INDAGINI), PER CONTROLLARE SI “PREVEDE IL PREAVVISO” da IL FATTO e IL MANIFESTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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LAVORO NERO(COME PER LE INDAGINI), PER CONTROLLARE SI “PREVEDE IL PREAVVISO” da IL FATTO e IL MANIFESTO

Lavoro nero, adesso per fare i controlli servirà il preavviso

la riforma – Le ispezioni andranno notificate 10 giorni prima. L’allarme: “Così saranno inutili”

Roberto Rotunno  3 Agosto 2024

Se gli ispettori decideranno di effettuare un controllo in un’azienda, per verificare se questa utilizza lavoratori in nero, dovranno avvisare l’imprenditore dieci giorni prima. E se l’ispezione – guarda caso – finirà senza violazioni riscontrate, quell’impresa non subirà altri accessi per la bellezza di dieci mesi. Il cortocircuito logico è scritto nella riforma del governo Meloni: mentre la drammaticità della cronaca, le morti nei cantieri e le irregolarità da parte dei datori suggerirebbero di rendere più severe e pervasive le ispezioni, l’esecutivo approva norme che le riducono per molte aziende e, soprattutto, le fanno diventare inutili poiché – a determinate condizioni – impone di svolgerle con preavviso.

Questo è il contenuto del decreto Semplificazioni, presentato dal ministro della Pubblica amministrazione due settimane fa e che in questi giorni è stato “recepito” nelle prime indicazioni fornite dall’Ispettorato del lavoro. Per completezza, va detto che l’obbligo di preavviso è escluso per le verifiche sulla sicurezza – sarebbe stato clamoroso il contrario –, nei casi di ordine dell’autorità giudiziaria o quando vi è una denuncia da parte di soggetti pubblici o privati. Ma al di fuori di queste ipotesi, vigerà sia la preventiva chiamata sia l’esclusione dai controlli per dieci mesi. Per giustificare la scelta, il governo scomoda il concetto di “trasparenza”. Più nello specifico, la norma ha un obiettivo di semplificazione. In buona sostanza, si ritiene che oggi le ispezioni siano troppo concentrate sulla parte documentale, quindi il preavviso servirebbe a permettere alle imprese di preparare i documenti da mostrare. Lo scudo di dieci mesi, poi, serve a premiare le imprese più virtuose che superano indenni i controlli. Nella pratica, però, è un meccanismo che tarperà le ali agli organi di vigilanza, tanto che i sindacati hanno molto contestato il decreto, sia quelli del pubblico impiego, che rappresentano gli ispettori, sia quelli degli edili. L’efficacia dei controlli, infatti, si misura anche attraverso la capacità di permettere allo Stato di incassare risorse, attraverso le sanzioni e il recupero dei contributi e i premi evasi. Se la visita viene effettuata presso un imprenditore che è stato già avvertito, il costo dell’accesso ispettivo con ogni probabilità non sarà compensato da alcun recupero, perché difficilmente troverà irregolarità. Quindi, al netto di ogni considerazione etica, rischia di trasformarsi in uno spreco in nome della semplificazione. Inoltre, ha fatto notare la Fillea Cgil, almeno per il primo anno e mezzo queste norme rischiano addirittura di ingolfare la macchina dell’Ispettorato, poiché dovranno creare e tenere aggiornati gli elenchi delle imprese già ispezionate per non ripetere gli accessi. Insomma, quantomeno nell’immediato, la burocrazia aumenterà anziché diminuire. Con il certificato di “basso rischio”, la moratoria sulle verifiche sarà anche superiore a un anno, quindi anche superiore ai dieci mesi di premio per il controllo superato con successo. Con l’errore “scusabile”, sarà poi possibile sanare le violazioni senza sanzioni. Insomma, viene alleggerito il sistema di controllo sulle imprese.

Tra i più decisi critici di queste nuove norme, il magistrato ed ex direttore dell’Ispettorato Bruno Giordano, intervenuto il 24 luglio al convegno “Una Repubblica fondata sul lavoro sicuro”, organizzato dal Movimento 5 Stelle. “Chi è quell’imprenditore – ha detto – che dopo dieci giorni fa trovare all’ispettore dei lavoratori in nero?”. Giordano ha anche ricordato che, in caso di violazioni, viene inviata una diffida che permette di regolarizzare in 20 giorni. Queste novità si sommano alla patente a punti nell’edilizia, per cui solo la Cisl ha espresso apprezzamenti mentre è stata molto criticata da Cgil, Uil e Usb perché ritenuta troppo morbida. Sarà concessa a tutte le imprese senza alcuna selezione all’ingresso – i requisiti da rispettare sono già previsti dalla legge –, partirà da un minimo di 30 punti e permetterà di ottenere fino a 100 punti (nella pratica potranno essere un po’ meno perché alcuni requisiti si sovrappongono). Ogni morto in cantiere, al termine della trafila giudiziaria, comporterà la perdita di 20 punti; le imprese non potranno essere operative se scendono sotto i 15 punti. Un sistema troppo generoso secondo i sindacati, anche perché per recuperare punti sarà sufficiente partecipare a corsi di formazione.

«Errore scusabile»: il governo aiuta le aziende senza sicurezza

Strage Infinita. Decreto Semplificazioni: basterà pagare pochi euro per sanare le inadempienze contrattuali. La denuncia di un ispettore: «Una vera porcata, il nostro lavoro diventa inutile»

Massimo Franchi  03/08/2024

«Errore scusabile». Il concetto rimanda alla morale cattolica e proprio dall’università milanese che porta quel nome – e dallo studio Ambrosetti – sembra sia stato suggerito all’ineffabile ministra Marina Calderone che da buona ex presidente dei Consulenti del lavoro sa sempre come venire incontro ai desiderata delle imprese. L’«errore scusabile» infatti è citato nel titolo dell’articolo 6 del decreto Semplificazioni appena convertito in legge: «Violazioni sanabili e casi di non punibilità per errore scusabile». Si tratta dell’ennesimo annacquamento delle sanzioni sulla sicurezza sul lavoro. Il testo recita: «Per le violazioni per le quali è prevista l’applicazione della sanzione amministrativa pecuniaria non superiore nel massimo a 5.000 euro, l’organo di controllo incaricato, nel caso in cui accerti, per la prima volta nell’arco di un quinquennio, l’esistenza di violazioni sanabili, diffida l’interessato a porre termine alla violazione, ad adempiere alle prescrizioni violate e a rimuovere le conseguenze dell’illecito amministrativo entro un termine non superiore a 20 giorni dalla data della notificazione dell’atto di diffida. In caso di ottemperanza alla diffida, il procedimento sanzionatorio si estingue limitatamente alle inosservanze sanate».

QUESTO IL TESTO. LA RATIO e le conseguenze pratiche sul campo della vigilanza sulla sicurezza sul lavoro ce le spiega più di un Ispettore. «È una vera porcata che rovinerà il nostro lavoro, peggiorato continuamente negli ultimi 20 anni», spiega chiedendo di non rivelare la sua identità per evitare ritorsioni politiche, non nuove per lui e i suoi colleghi. L’esempio classico è quello di un controllo in un cantiere edile: «Mettiamo che io trovi un lavoratore non in regola con il contratto – spiega l’ispettore – l’azienda può appellarsi alla ritardata comunicazione alla Cassa edile, io non posso più opporre niente e quindi il datore di lavoro ha 20 giorni di tempo per mettere a posto le cose. Peccato che i lavoratori senza contratto o formazione sono quelli più a rischio sicurezza e, sfruttando l’«errore scusabile», le aziende sanno di poterla fare franca pagando pochissimo e non rischiando niente. È evidente che il governo mira poi ad allargare questo concetto: i miei controlli perdono di forza perché il datore di lavoro potrà sempre appellarsi all’«errore scusabile» per qualunque fattispecie», protesta l’ispettore.

UN GIUDIZIO CONDIVISO dai sindacati: «Siamo di fronte a un “condono” dei diritti dei lavoratori. L’«errore scusabile» apre a una possibile interpretazione anche su fattispecie delicatissime e pressioni che dall’alto possono giungere sul singolo ispettore”, denuncia la Fillea Cgil.

«MENTRE I LAVORATORI rischiano quotidianamente di subire un licenziamento per “giusta causa”, le aziende potranno aggirare le norme indisturbate, in nome della “non punibilità per errore scusabile” (sic!) – attacca la Cub – . L’ennesima drammatica riprova della subordinazione incondizionata del governo ai bisogni ed ai “capricci” delle controparti datoriali. Una sorta di salvacondotto per le aziende che, in caso in cui gli illeciti amministrativi compiuti siano punibili con una ammenda al di sotto di 5000 euro – continua la Cub – una foglia di fico che non nasconde la gravità della norma varata da Meloni&Co, nel silenzio generale anche di gran parte dell’opposizione: se è vero infatti che la mancata regolarizzazione di un lavoratore che viene utilizzato al “nero” per circa 30 giorni è una infrazione amministrativa non più sanzionabile con ammenda, l’indulgenza che si manifesta nel decreto varato investe inevitabilmente anche questioni che implicano la sicurezza nei luoghi di lavoro», rincara la dose la Cub.

Il decreto Semplificazioni contiene altri cambiamenti in quest’ottica e arriva dopo molti interventi che sviliscono il ruolo degli Ispettori del lavoro. Nello stesso decreto Semplificazioni c’è l’articolo 3 che riguarda il «Sistema di identificazione e valutazione del livello di rischio “basso”». «In questo modo aumenteranno moltissimo i settori e le imprese a rischio basso – continua l’ispettore – che non potranno subire controlli o che potranno usare il nuovo “Report certificativo” fatto da consulenti compiacenti per evitare i controlli». Il tutto arriva a poche settimane dall’introduzione della «patente a crediti», «un’altra porcata che ha sostituito quella che doveva essere la patente a punti per bloccare le aziende che non rispettano la sicurezza e che invece prevede che le imprese possano autocertificarsi alla Camera di commercio e partire da 100 crediti: per essere bloccate non bastano nemmeno tre morti sul lavoro», denuncia l’ispettore.

NEL FRATTEMPO anche le strombazzate assunzioni di Ispettori del lavoro citate a macchinetta da Calderone si scontrano con la realtà di una «riorganizzazione» interna che le vanifica. «Le assunzioni di 500 ispettori sono state decise da Orlando ma molti vincitori di concorso rinunciano per le condizioni salariali – solo 1.650 euro al mese – e di condizioni di lavoro: le spese di spostamento sono a carico nostro e la mancanza di assistenti amministrativi (i cosiddetti ausiliari) ci costringe a dover elaborare da soli le nostre ispezioni, un carico di lavoro pari al 30-40% del totale che fa scendere le ispezioni annuali dalle 120 che facevo 20 anni fa alle 35 che faccio adesso. In più a luglio è arrivata la riorganizzazione interna che ha distinto in modo ferreo fra ispettori ordinari e tecnici, mentre prima operavamo insieme. Il tutto davanti al dato di 78% di irregolarità rilevate nelle nostre ispezioni: una vera pazzia», si sfoga l’ispettore.

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