UN “FURBO” ARTICOLO DI PAOLO MIELI PREPARA IL TERRENO PER LA NUOVA PROPAGANDA da IL FATTO e ANTIDIPLOMATICO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
Cultura, Saperi, Università, Dialogo
17867
post-template-default,single,single-post,postid-17867,single-format-standard,cookies-not-set,stockholm-core-2.4.5,select-child-theme-ver-1.0.0,select-theme-ver-9.12,ajax_fade,page_not_loaded,,qode_menu_,wpb-js-composer js-comp-ver-7.9,vc_responsive

UN “FURBO” ARTICOLO DI PAOLO MIELI PREPARA IL TERRENO PER LA NUOVA PROPAGANDA da IL FATTO e ANTIDIPLOMATICO

Ora i bellicisti riabilitano i “Brics” per avere la pace

 Elena Basile  16 Ottobre 2024

Sono stata piacevolmente sorpresa da Paolo Mieli sul Corriere della Sera del 14 ottobre. L’editorialista si aspetta che la pace possa venire dai Brics. Meglio tardi che mai. Ammette che gli Stati Uniti e l’Europa non sarebbero in grado di proposte credibili. Di fatto sono stati sostenitori di una guerra per interposta Ucraina e fino all’ultimo ucraino contro la Russia. Mieli rinuncia alle sue frasi più enfatiche sull’“intrepido Zelensky” e sulla “gloriosa resistenza”. Una colomba con un ramoscello di ulivo è la patetica immagine che corona l’articolo.

È senza dubbio una buona notizia che i falchi dello spazio politico-mediatico si siano accorti che un Paese è stato distrutto, con la sua economia, la sua dignità, che si sono seminati lutti e disperazione al fine di assecondare il progetto dei neoconservatori americani: erodere il potere di Mosca. Dovremmo consigliare al blob statunitense di assumere esperti e accademici competenti quando decide manovre di regime change. Bisogna conoscere il nemico per poterlo abbattere. Rallegriamoci dunque che dopo mesi e mesi, pagine e pagine a sostegno della guerra fino all’ultimo ucraino finalmente si riconosca che l’Ucraina ha perso e serve una proposta di mediazione. Ma non credo che le madri dei ragazzi morti al fronte o mutilati potranno rallegrarsi insieme a noi e stringere mani che grondano sangue.

I Brics si riuniscono a Kazan la settimana prossima. La presidenza è russa. Si conteranno in 30, forse, rappresentando il 40% del Pil mondiale. Stati sunniti e sciiti siederanno allo stesso tavolo. Il tradizionale antagonismo tra India e Cina sembra appartenere a un passato remoto. La Turchia, membro della Nato, ha fatto domanda di adesione. La cooperazione economica, energetica, le reti autostradali e marittime, gli scambi commerciali e lo sviluppo economico di Eurasia, le nuove catene dell’offerta e i nuovi hub tecnologici sono in agenda. Il cemento resta la rivolta contro l’autoritarismo Usa che vuole imporre le proprie regole con la forza. L’egemone, la potenza indispensabile, l’eccezionalismo statunitense (termini che continuano a deliziare lo spazio politico mediatico occidentale e i libri recenti dei commentatori persi nelle celebrazioni di un universo geostrategico di cui si vedono soltanto ombre moribonde) non sono di moda tra i Brics che hanno deciso di accelerare la tendenza, in corso almeno dal 2008, verso un mondo multipolare.

L’autonomia nella politica estera ed economica deve essere costruita contro la militarizzazione del dollaro e con la creazione di una moneta digitale che, sulla scia degli antichi insegnamenti di Keynes, possa non trasformarsi nel vantaggio di una potenza contro gli altri Stati membri del sistema internazionale. Essa dovrà tenere contro di scambi tra poli economici e potenze equivalenti agganciandosi a parametri oggettivi, forse a materie prime come l’oro e altre fonti energetiche. India, Filippine, Brasile ma anche Arabia Saudita ed Emirati, amici tradizionali di Washington, intendono perseguire il proprio interesse nazionale, economico e geopolitico in autonomia senza subire i diktat della potenza che non è più egemone, e non è mai stata benevola. Mentre il comico e pietoso Zelensky accumula pacche sulle spalle e tradimenti dalla classe dirigente occidentale che ha distrutto l’Ucraina (nel linguaggio orwelliano di moda oggi, i cosiddetti filo-ucraini) la cooperazione russo-iraniana si rinsalda. La Cina sorveglia affinché la diplomazia tra i Brics si rafforzi includendo l’Artico dove la competizione economica e geopolitica, tra Nato da un lato e Russia dall’altro, continua. Mieli ha anche scoperto che i conflitti russo-ucraino e in Medio Oriente sono collegati. Avrà letto di nascosto il libro L’Occidente e il nemico permanente? Attende ora la proposta di pace degli emergenti. Si augura che gli emergenti, persuasi dal potere ricattatorio dei valori liberali da Washington, costringano il vincitore, Mosca, ad accettare il piano di vittoria del perdente Zelensky, in modo da salvare l’Iran da un nuovo conflitto. Non lo dice, ma mi sembra lo faccia intendere. Ancora una volta il film autistico di un mondo unipolare si affaccia prepotentemente all’orizzonte. È tuttavia solo un film di un impero in declino. La mediazione è possibile alle stesse condizioni se non più dure di quelle negoziate dalle delegazioni russo-ucraine grazie alla mediazione turca e israeliana nel marzo del 2022 e respinte dall’Occidente. In Medio Oriente pure è possibile: basta votare al Consiglio di Sicurezza sanzioni a Israele e riconoscere simbolicamente lo Stato di Palestina, convocare una conferenza di pace, porre fine ai finanziamenti e ai rifornimenti di armi a Tel Aviv e negoziare con gli attori principali dello scenario internazionale una soluzione equa del conflitto israelo-palestinese.

Brics e pace. Un “furbo” articolo di Paolo Mieli prepara il terreno per la nuova propaganda

 Alessandro Bianchi  14/10/2024

In un editoriale dal titolo “La pace dal sud mondiale”, Paolo Mieli scrive sul Corriere della Sera di lunedì 14 ottobre come (ci sono arrivati pure in via Solferino!) l’intrecciarsi dei due conflitti in Medio Oriente e in Ucraina sono tali da poter degenerare in una deflagrazione completa, soprattutto, sottolinea lo storico editorialista, con il prossimo possibile incendio di Taiwan. E, prosegue Mieli, “spetta al Sud del mondo” fare il primo passo perché, scrive, “purtroppo, né l’Europa anche in questo caso divisa, né gli Stati Uniti in prossimità di elezioni presidenziali dall’esito incerto, sono in condizione di fare il primo passo. Nessuno si fiderebbe in momenti come questi dell’occidente”.

Si tratta di un editoriale che a prima vista potrebbe sembrare un’apertura all’ascesa del nuovo mondo multipolare, ma che in realtà prepara il terreno per la nuova forma di propaganda per i fondamentalisti atlantici: spettava a voi fare la pace! E no caro Mieli, il primo passo per la pacificazione di tutti e due i conflitti il sud globale lo ha già fatto. L’occidente morente e di cui non si fida nessuno (su questo ha ragione) deve fare il secondo. L’iniziativa cinese (integrata con quella brasiliana) – due paesi Brics – e accettata dalla Russia (dopo un famoso viaggio di Xi Jinping a Mosca) è sul tavolo. Che fanno i paesi occidentali? Cosa aspettano a costringere il fantoccio Zelensky a sedersi intorno, invece di armarlo e mandare al macello migliaia di ucraini a settimana?

E no caro Mieli, il primo passo era stato già fatto dal Sud globale e aveva portato a marzo 2022 alla pace ad Istanbul su iniziativa del nuovo mondo multipolare. E’ stato sabotato dagli angloamericani, con l’Europa inerme.

E no caro Paolo Mieli, il passo decisivo per la pace spetta a chi ha creato le condizioni per la guerra e soprattutto a chi, l’Europa, ha scelto il suicidio economico e sociale per assecondare gli interessi statunitensi. I leader europei si distacchino dalle politiche guerrafondaie di Unione Europea e Nato, accettino il piano negoziale di Cina (e Brasile) e, invece di armarlo, facciano sedere sul tavolo delle trattative il fantoccio di Kiev. Vedrà, caro Mieli, che a quel punto la pace sarà più vicina. Stucchevole e ridondante la conclusione dell’articolo che vi riportiamo: “chissà che la sorpresa non giunga proprio dal vertice dei Brics. Può sembrare ingenuo nutrire una speranza del genere ma al punto a cui si è giunti è lecito confidare nel riaffacciarsi di antiche saggezze depositate nella memoria dei popoli e capaci di trasmettersi alle loro classi dirigenti”. La sorpresa? Il vertice Brics non può imporre la pace ad un sistema morente e guerrafondaio come quello imposto dalla NATO. Al contrario, può mostrare, e quello farà, che la maggioranza globale non accetterà più di vivere sotto i diktat Usa e sotto le menzogne della propaganda occidentale. Per buona pace di Paolo Mieli e di chi, come lui, per anni ha pensato di vivere in un sistema talmente democratico da essere esportato a tutti i costi…

No Comments

Post a Comment

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.