SINISTRA IN PIAZZA CONTRO IL “COLPO DI MANO” DI MACRON da IL MANIFESTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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SINISTRA IN PIAZZA CONTRO IL “COLPO DI MANO” DI MACRON da IL MANIFESTO

Sinistra in piazza contro il «colpo di mano» di Macron

Ensemble. 300.000 manifestano in tutta la Francia. «Dal Fronte all’Affronto repubblicano». 160.000 nelle strade di Parigi. Prossimo appuntamento il primo ottobre allo sciopero indetto dalla Cgt

Filippo Ortona, PARIGI  08/09/2024

Centocinquanta manifestazioni in tutto il paese, da Nantes a Marsiglia passando per Parigi: dietro a La France Insoumise, la gauche ha manifestato ieri contro il «colpo di mano» di Macron contro la democrazia, come hanno denunciato gli organizzatori della prima giornata di mobilitazione di un autunno che si annuncia rovente.

L’appuntamento era stato lanciato giorni fa dalle più importanti organizzazioni studentesche francesi, vicine a Lfi, alle quali si erano poi unite i partiti del Nuovo Fronte Popolare (tranne il Partito socialista) e numerose associazioni del mondo della sinistra. Secondo gli organizzatori, circa 300.000 persone hanno manifestato in tutto il paese, 160.000 delle quali a Parigi.

Michel Barnier, primo ministro incaricato

Il governo è sotto il controllo democratico di tutti i francesi e di tutti i gruppi politici. Sono sotto l’occhio vigile di ogni francese

OVUNQUE, dal sud nizzardo alle strade della capitale, a tenere banco erano i medesimi slogan, un po’ contro l’inquilino dell’Eliseo, un po’ a denunciare le forzature istituzionali del medesimo: «Macron destitution» (ovvero la procedura d’impeachment intentata da Lfi contro il presidente della Repubblica), «Macron dimissione», «vendesi tessera elettorale – motivo: l’ho usata ma non serve», recitava, addirittura, un cartello nel corteo parigino.

Ian Brossat

La democrazia è stata presa in ostaggio. La sinistra vince le elezioni ma la destra governa, in totale continuità con la politica macronista

Nel frattempo, il primo ministro fresco di nomina Michel Barnier, membro del partito di destra dei Républicains, si è recato in visita a un ospedale a Parigi. «Bisogna ascoltare le persone, rispettarle, per agire con dovizia», ha detto, davanti ai microfoni dei media francesi. Poco prima, il presidente del Rassemblement National Jordan Bardella si era permesso di gongolare davanti alle telecamere: «Ormai, niente si può fare senza di noi», ha detto a proposito del governo Barnier, da lui definito «sotto sorveglianza» del Rn. «In politica, ora, niente si potrà svolgere contro di noi, senza l’approvazione del Rn,» secondo l’ex-candidato premier dell’estrema destra.

La più o meno tacita alleanza Le Pen-Macron, che ha escluso la sinistra dal governo nonostante la vittoria del Nfp alle legislative, era l’oggetto della rabbia dei manifestanti di ieri, nonché il contenuto del messaggio dei politici della gauche.

Jean-Luc Mélenchon, La France Insoumise

Non sta a Macron decidere, è l’Assemblée Nationale a doverlo fare, ed è per questo che non ci sarà né pausa né tregua

IN PIEDI SUL CAMION che apriva la manifestazione parigina, il leader insoumis Jean-Luc Mélenchon, con indosso una coccarda tricolore di memoria rivoluzionaria, ha avvertito il capo dello Stato di fare attenzione a questo sentimento di rabbia sollevato dalle proprie manovre per escludere la sinistra. «La democrazia è anche l’arte e l’umiltà di accettare la sconfitta, e voi avete perso», ha detto Mélenchon tra le ovazioni della folla. «Non sta a voi (Macron, ndr) decidere quale sia una soluzione stabile in democrazia, è l’Assemblée Nationale a dover decidere, ed è per questo che non ci sarà né pausa né tregua, ma sarà una lotta di lunga durata», ha proseguito il leader di Lfi, avvertendo l’inquilino dell’Eliseo che «se non ci sono più regole, si entra in un contesto nel quale conta la legge del più forte; ma in un paese, il più forte alla fine è sempre il suo popolo».

Marine Tondelier, Ecologisti

Abbiano l’impressione di essere stati calpestati, si è partiti dal Fronte Repubblicano per arrivare all’affronto Repubblicano

Una serie di testimonianze raccolte dall’Agence France-Presse testimoniavano del sentimento di diniego democratico provocato dalla nomina di Michel Barnier. «Penso in ogni caso che esprimere il proprio voto non serva a niente, fintanto che Macron è al potere», ha detto per esempio la 21enne Manon a Parigi all’Afp. Per il 20enne Abel – citato sempre dall’Afp – Barnier è «un vecchio elefante della politica che non ha nessun rapporto con le aspirazioni espresse dai francesi.» Alexandra, di 44anni, ha affermato invece all’Afp che «è una dittatura quella che si sta organizzando. Già da un po’ non siamo ascoltati quando scendiamo in strada, e ora non siamo ascoltati neanche quando votiamo».

TUTTI I LEADER della sinistra, o quasi, sono scesi in piazza ieri, cosa non scontata prima della nomina di Barnier. L’appuntamento era stato infatti chiamato inizialmente dagli Insoumis e accolto con una certa esitazione dagli alleati del Nfp. Alla fine, tuttavia, gli unici a nicchiare la piazza sono stati i socialisti; mentre gli Ecologisti e il Partito Comunista Francese sono scesi anch’essi in strada.

«La democrazia è stata presa in ostaggio», ha detto per esempio Ian Brossat, uno dei leader del Pcf, durante il corteo parigino. «È tutto assurdo, è la sinistra che vince le elezioni ma è la destra che governa», ha aggiunto rimarcando come «gli elettori abbiano chiesto un cambiamento, ma alla fine ci troviamo con un governo in totale continuità con la politica macronista degli ultimi sette anni».

Anche gli Ecologisti erano presenti un po’ ovunque, distribuendo dei segnalibri con l’effigie di Macron, sui quali era scritto un invito a «girare la pagina del macronismo». «Gli ecologisti hanno manifestato ovunque in Francia contro il colpo di mano di Macron», ha scritto il partito su X. Dal nord della Francia dove ha manifestato, la segretaria degli Ecologisti Marine Tondelier ha denunciato come si sia «partiti dal Fronte Repubblicano per arrivare all’Affronto Repubblicano».

Jordan Bardella, Rassemblement National

Da oggi il primo ministro è sotto la nostra sorveglianza democratica, in politica adesso niente si potrà svolgere contro di noi

PERSINO dissidenti di Lfi come Clémentine Autain, che è uscita dal partito in polemica dopo le legislative, sono scesi in piazza – anche se fuori dalla capitale – «contro la presa in ostaggio della democrazia col beneplacito di Le Pen», ha scritto Autain sui suoi account social. Per tutti, insomma, si tratta del primo capitolo di una crisi che è ben lungi dall’essere conclusa – anzi, che incomincia appena. Il prossimo appuntamento è tra qualche settimana, il primo ottobre, allo sciopero inter-professionale indetto dalla Cgt.

Tridico: «Il sovranismo è neoliberismo dipinto di folclore. Serve l’Europa sociale»

Francia. Intervista a Pasquale Tridico, ex presidente Inps e capodelegazione del Movimento 5 Stelle in Europa

Giuliano Santoro  08/09/2024

Pasquale Tridico, economista, ex presidente dell’Inps e attuale capodelegazione del Movimento 5 Stelle al parlamento europeo, sta seguendo le mobilitazioni delle piazze francesi contro il governo Macron-Barnier. «Ho visto le legittime proteste dei cittadini francesi contro questa scelta del presidente – dice – È una scelta che considero uno schiaffo alla democrazia, un colpo all’affermazione elettorale del Nuovo fronte popolare».

Pensa che si stia ignorando il successo delle sinistre alle elezioni?
Si sta facendo finta che quel voto non ci si sia stato e si sta seguendo un approccio sbagliato, che a mio giudizio avrà delle conseguenze enormi sulla democrazia e sulle scelte conseguenti. Ciò dimostra anche che si fa di tutto per andare avanti nel perseguire politiche neoliberiste da parte del centro o della destra populista, come si appresta a fare Le Pen e come sta facendo il governo di Giorgia Meloni in Italia. Anche Meloni, infatti, si conferma in perfetta continuità con le politiche di questi ultimi decenni, il che dimostra che possono essere portate avanti da una destra in salsa populista ma comunque neoliberista.

Ci sta dicendo che il sovranismo non è altro che una variante del neoliberismo?
Esattamente. Il sovranismo è un’articolazione del neoliberismo. Vi aggiungono tinte di folclore, ma non possono perseguire politiche che rappresentino un’inversione di tendenza, come in Francia sarebbe stata la cancellazione della riforma pensionistica che chiedono le sinistre. Oppure, dopo la crisi finanziaria, bisognerebbe attaccare la povertà con l’istituzione di un reddito minimo di base. Queste sono politiche alternative, invece in Francia si persegue agenda fiscale degli ultimi anni, come ha confermato il patto di stabilità. Ma i francesi chiedono scelte di rottura rispetto a quell’approccio.

Insomma, pare proprio che gli eventi d’Oltralpe parlino anche all’Italia.
Vedo l’analogia con la nostra «agenda Draghi» che ha sostanzialmente anticipato le politiche del governo successivo di Meloni. La stessa cosa oggi avviene in Francia tra Macron e Le Pen. Ciò ha un impatto nel nostro paese, si cominciano a veder similitudini molto forti. C’è una persona che ha vinto le elezioni ma dai palazzi viene proposta ancora l’«agenda Macron», questa volta con il supporto di Le Pen.

Che fare, dunque? Come vede la situazione dall’Europa e dal dibattito nel gruppo The Left cui il Movimento 5 Stelle ha aderito?
Se non costruiamo Europa sociale le estreme destre cresceranno ancora. Lo faranno solleticando la pancia degli elettori ma restando in continuità con le politiche precedenti. Anche dal punto di vista della guerra. Voglio ricordare a questo proposito l’indicazione che viene da Macron per il commissario Thierry Breton con la delega alla difesa: punta molto su esercito comune, soltanto che non lo fa per cercare di coordinare i diversi apparati difensivi nazionali. Lo fa perché punta a costruire una sovrastruttura e per aumentare le spese militari.

Tutto ciò cosa suggerisce a chi in Italia sta provando a costruire l’alternativa alla destra?
Già la vittoria del Nuovo fronte popolare aveva dato indicazioni chiare all’Italia. Come dimostra quanto sta avvenendo nelle coalizioni in diversi comuni e regioni abbiamo la consapevolezza che per sconfiggere le destre serve una alleanza progressista che rimanga ancorata ai suoi valori. Perché bisogna anche dire che abbiamo avuto una sinistra che ha perseguito politiche neoliberali, di cui mi sono occupato sia da accademico che da presidente dell’Inps. Anche cercando di porvi rimedio.

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