SECONDA LAUDATO SI’, CONTRO I “NEGAZIONISTI” CON LA PANCIA PIENA da IL MANIFESTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
Cultura, Saperi, Università, Dialogo
13784
post-template-default,single,single-post,postid-13784,single-format-standard,cookies-not-set,stockholm-core-2.4.4,select-child-theme-ver-1.0.0,select-theme-ver-9.11,ajax_fade,page_not_loaded,,qode_menu_,wpb-js-composer js-comp-ver-7.8,vc_responsive

SECONDA LAUDATO SI’, CONTRO I “NEGAZIONISTI” CON LA PANCIA PIENA da IL MANIFESTO

Seconda Laudato si’, contro i «negazionisti» con la pancia piena

VATICANO. Sul banco degli imputati la «logica del massimo profitto al minimo costo»

Luca Kocci  05/10/2023

Al pianeta non servono «interventi tecnici» che seguono la logica di «rattoppare» e «rammendare», mentre «sotto sotto va avanti un processo di deterioramento che continuiamo ad alimentare» e che «danneggerà sempre più la vita di molte persone». Al pianeta e all’umanità serve un «drastico» cambiamento del «modello occidentale» di sviluppo, modificando uno «stile di vita irresponsabile» e facendo intervenire un nuovo «multilateralismo dal basso».

L’esortazione apostolica Laudate Deum, firmata ieri da papa Bergoglio – in occasione della festa di san Francesco d’Assisi -, è stata presentata dallo stesso pontefice come una «seconda Laudato si’», l’enciclica eco-sociale del 2015. Rispetto alla Laudato si’ risulta meno dirompente (oltre che decisamente più breve), ma riprende con forza le denunce in essa contenute e lancia un severo monito e un nuovo appello ai governi, alle organizzazioni internazionali, alle multinazionali e «a tutte le persone di buona volontà sulla crisi climatica» a cambiare radicalmente rotta, in particolare per contenere l’innalzamento della temperatura globale provocata soprattutto dell’impiego dei combustibili fossili, prima che sia troppo tardi.

Sono passati ormai otto anni dalla pubblicazione della Laudato si’, ma è stato fatto poco a nulla per l’ambiente, esordisce il pontefice. «Il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura», come dimostrano i «lamenti della Terra»: incremento dei fenomeni climatici estremi, caldo anomalo, siccità, ma anche piogge straordinarie e inondazioni catastrofiche. Eppure, di fronte a questo scenario, molti – anche nella Chiesa – minimizzano o addirittura ridicolizzano coloro che lanciano accorate e giustificate grida di allarme, fondati su solidi dati scientifici. Si tratta di negazionisti con la pancia piena, membri di quelle élite che si arricchiscono calpestando il pianeta e schiacciando gli impoveriti e gli scartati dal sistema. Perché, spiega il papa, a distruggere la Terra sono soprattutto i ricchi («una bassa percentuale più ricca della popolazione mondiale inquina di più rispetto al 50% di quella più povera») e i potenti («la crisi climatica non è propriamente una questione che interessi alle grandi potenze economiche, che si preoccupano di ottenere il massimo profitto al minor costo e nel minor tempo possibili»).

Se nella Laudato si’ i riflettori erano puntati soprattutto sul «paradigma tecnocratico», adesso sul banco degli imputati c’è il «potere dell’uomo, per il quale la realtà non umana è una mera risorsa al suo servizio». Un potere ispirato dalla «logica del massimo profitto al minimo costo» e che usa l’ideologia della «meritocrazia» per puntellare e perpetuare se stesso.
Si tratta allora, scrive Bergoglio, di ribaltare l’idea «che il mondo che ci circonda non è un oggetto di sfruttamento, di uso sfrenato, di ambizione illimitata» e di ripensare radicalmente la «questione del potere», diluendola in un «multilateralismo dal basso».

Cambiare paradigma e rimettere in discussione il sistema, quindi. E intanto, nell’immediato, guardare alle prossime scadenze internazionali, a partire dalla Cop28 di Dubai (30 novembre-12 dicembre), sebbene con un inevitabile scetticismo, determinato sia dai deludenti risultati delle precedenti Cop, sia dal fatto che il Paese organizzatore (Emirati arabi uniti) è una delle “petromonarchie” che più investe sui combustibili fossili, principali responsabili del riscaldamento climatico. Ma anche coltivando il «sogno» che vengano presi degli impegni per il clima, purché siano «efficienti», «vincolanti» e «facilmente monitorabili».

Conclude l’esortazione di papa Francesco: «Speriamo che quanti interverranno siano strateghi capaci di pensare al bene comune e al futuro dei loro figli, piuttosto che agli interessi di circostanza di qualche Paese o azienda».

Nuovi spazi urbani, la falsa narrazione neoliberista

GREENWASHING IN CITTÀ. Ogni città ha il suo greenwashing: spruzzate di verde accanto a improbabili grattacieli o infrastrutture viarie che alimentano il consumo di suolo e la produzione di CO2

Enzo Scandurra  05/10/2023

C’è un libro che, più di ogni altro, smaschera le illusioni e gli inganni di una narrazione neoliberista sulle città: L’invenzione di Milano. Culto della comunicazione e politiche urbane (Cronopio, 2023) di Lucia Tozzi. Il cosiddetto “Modello Milano” rappresenta in realtà, come ha sottolineato Agostino Petrillo «una sorta di monocultura dell’immobiliare, alimentata e riprodotta dalla rincorsa continua a sempre nuovi “Grandi Eventi” e in cui si accentuano le differenze di reddito tra quartieri, mentre giovani e abitanti a basso reddito vengono sfrattati, espulsi e ricacciati».

Ma questa narrazione tossica, esito di una ideologia neoliberista, non riguarda solo Milano, ma tutte le grandi città occidentali divenute luoghi nei quali si concentra e si muove la grande finanza e il capitalismo predatorio. Le ricette sono sempre le stesse: Grandi Opere per attirare capitali, brand organizzati a suon di architetture fantasmagoriche, progetti di risanamento a favore di abitazioni di lusso, realizzazione di nuovi stadi che in realtà sono semplicemente cavalli di Troia per operazioni immobiliari, rigenerazione di parti della città, ovvero espulsione di ceti meno abbienti verso le periferie a causa dell’innalzamento del livello degli affitti e tante altre soluzioni urbanistiche volte alla competizione internazionale e all’allagamento dei flussi turistici.

Locale (rendite immobiliari) e Globale (finanza e competizione) convivono pacificamente in una stessa città, perseguendo, entrambi, l’obiettivo del massimo profitto.

Lo stesso catalogo delle illusioni è prodotto, ad esempio, a Roma dove nel 2025 si celebrerà il Giubileo e nel 2030 (speriamo di no) l’Expò. Molti i soldi in arrivo dal PNRR. Il Sindaco è inoltre Commissario Straordinario di Governo per il Giubileo, con poteri che vanno oltre i vincoli dettati dal PRG.

Considerati i progetti per il Giubileo del 2025, Roma non sembra diversa da Milano; semmai si differenzia da quest’ultima per non riuscire a fare ciò che è stato fatto in quella città. Procede sulla stessa direttrice senza avere “l’efficienza” della città lombarda.

Progetti e sistemazioni urbanistiche a tutto vantaggio dei privilegiati, mentre il popolo delle periferie misura un distacco sempre crescente dagli abitanti del centro. Stessa cosa per molte delle altre grandi città del Paese che se non godono della stessa facciata luminosa di Milano è solo per la loro inerzia e resistenza alla “modernizzazione” (Napoli, ad esempio, ancora resiste). E bisogna ancora aggiungere che i “processi partecipativi” mossi o favoriti dalle amministrazioni anche di sinistra, neutralizzano i conflitti politici rendendo complici, delle decisioni prese, gli stessi abitanti che, almeno inizialmente, si battono per soluzioni diverse da quelle decise dall’alto.

Le città, forse tutte, sono lo specchio del neoliberismo dilagante, mere facciate fantasmagoriche dietro le quali contraddizioni profonde si fanno sempre più evidenti: il problema della casa, quello irrisolvibile della mobilità privata, dei rifiuti, della chiusura delle botteghe artigianali e della proliferazione sempre crescente dei grandi supermercati, della povertà, della emarginazione e dell’allontanamento delle classi più disagiate e, non ultimo, il problema della minaccia ambientale e del degrado. Perché è proprio nelle città che si produce la maggior parte della CO2 causata dal riscaldamento delle abitazioni e dalla mobilità privata. E su questo punto va fatta una seria riflessione. A Bologna per esempio, è in corso di realizzazione un’autostrada urbana a 18 corsie con tanto di opere asfaltizie connesse, aumentando la produzione di gas climalteranti mentre, contemporaneamente, si progettano aiuole di verde intorno ai cassonetti per la raccolta dei rifiuti per scoraggiare l’abbandono di quest’ultimi sui marciapiedi.

A Roma si progettano piste ciclabili in nome della sostenibilità e contemporaneamente si mette in cantiere un nuovo porto a Fiumicino per l’arrivo delle grandi navi, oltre alla realizzazione di una grande quantità di parcheggi dentro la città che avranno solo l’effetto di aumentare il già congestionato traffico urbano. Stessa sorte all’area dell’ex Italsider di Bagnoli destinata alla realizzazione di residenze.

Ogni città ha il suo greenwashing: spruzzate di verde accanto a improbabili grattacieli o infrastrutture viarie che alimentano il consumo di suolo e la produzione di CO2.

Dobbiamo smascherare questa narrazione che produce false illusioni avveniristiche prima che arrivi il collasso climatico, ormai alle porte.

No Comments

Post a Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.