SE SPOSA LA GUERRA L’UE VA IN FRANTUMI da IL FATTO
Se sposa la guerra, l’Ue va in frantumi
Miopia dolosa – L’Europa, concentrandosi esclusivamente sulle armi a Kiev anziché su una soluzione negoziale, ha reso minimo il suo spazio di manovra politica e si sta relegando ai margini della scena geopolitica
Di * Michael von der Schulenburg e Ruth Firmenich 8 Ottobre 2024
Il 1° settembre abbiamo ricordato l’inizio della Seconda guerra mondiale, che è coinciso con l’attacco della Germania nazista contro la Polonia.
Ora, invece, a imperversare sul territorio europeo è un’altra guerra – quella in Ucraina. Di gran lunga la guerra più pericolosa dalle due grandi guerre, potrebbe a sua volta assumere proporzioni globali, tramutandosi questa volta anche in un conflitto nucleare, con conseguenze potenzialmente ancora più devastanti per l’umanità. Eppure l’Ue continua a concentrarsi esclusivamente sulla “soluzione” militare al conflitto in Ucraina, ignorando i numerosi pericoli che ne conseguono non solo per gli ucraini, ma anche per noi europei e per l’umanità. Questa politica rischia inoltre di frammentare l’Ue e di isolarla a livello internazionale.
Lo scorso luglio il Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza una risoluzione “a sostegno dell’Ucraina”, che definisce la posizione senza compromessi dell’Unione europea rispetto al proseguimento della guerra. Il testo assume, per alcuni aspetti, i toni di un invito a una guerra totale. Alla luce del deterioramento della situazione militare in Ucraina, si rende nuovamente necessario mobilitare tutte le risorse per consentire all’Ucraina di ottenere una vittoria militare sulla Russia. Nel testo non viene fatto alcun riferimento ai negoziati o ad altri sforzi diplomatici.
Il problema di fondo di questa risoluzione è che l’Ue non ha né il potere né l’influenza per mettere in pratica anche solo uno degli obiettivi bellici proclamati. Questo invito a portare avanti senza compromessi la guerra fino a quando l’Ucraina non sconfiggerà militarmente la Russia arriva in una fase in cui l’Ucraina non è più nella posizione di vincere la guerra sul piano militare. Per invertire le sorti di questa guerra sarebbe necessario che l’Ue e i suoi Stati membri effettuassero un massiccio intervento militare. Tuttavia, essi non dispongono né delle risorse militari, né della volontà politica per agire in tal senso. Inoltre, un simile intervento militare non otterrebbe il sostegno della popolazione europea. In tutti i paesi europei l’opinione pubblica si sta spostando in direzione contraria rispetto all’invio di nuove armi, abbracciando invece la ricerca di soluzioni negoziate.
Ma, quindi, che cosa vuole ottenere l’Ue con questa risoluzione di guerra? Con l’approvazione della risoluzione sull’Ucraina, l’Unione europea sembra diventare la principale compagine probellica nel quadro della guerra in Ucraina, sostituendosi agli Stati Uniti.
Tuttavia, ciò non farà che provocare un ulteriore isolamento dell’Ue in termini di politica estera.
Sotto l’amministrazione Biden gli Stati Uniti avevano già iniziato a compiere passi indietro rispetto alla guerra in Ucraina, lasciando sempre più responsabilità a noi europei. Se la coppia formata da Trump e Vance dovesse vincere le elezioni presidenziali di novembre, già sappiamo che, per porre fine alla guerra, i due siglerebbero un accordo con Putin alle spalle dell’Europa.
Ma anche nell’ipotesi di un’amministrazione Harris-Walz, gli Stati Uniti si dedicherebbero in misura sempre maggiore ai problemi interni e avrebbero sempre meno interesse a proseguire la guerra in Ucraina. Gli Stati Uniti cercheranno innanzitutto di trasferire all’Europa gli ingenti costi della guerra; così facendo, la pace potrebbe arrivare ancora più a caro prezzo.
Inoltre, la necessaria coesione europea nell’ambito dello scontro con la Russia si sta progressivamente incrinando, rendendo sempre meno possibile l’adozione di una politica estera comune sulla questione ucraina. Ciò è dovuto non solo alle posizioni contrarie dell’Ungheria, della Slovacchia e, in parte, dell’Italia, ma anche al fatto che in molti paesi dell’Ue stanno acquisendo sempre più popolarità i partiti politici favorevoli a una pace negoziata.
In seguito alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, questa tendenza a favore di una risoluzione pacifica del conflitto potrebbe rafforzarsi ulteriormente. Un elemento di secondo piano che potrebbe a sua volta diventare rilevante è la diffusa diffidenza nei confronti della crescente leadership militare e politica esercitata dalla Germania.
Tuttavia, la sfida di politica estera indubbiamente maggiore per la politica di guerra dell’Ue è rappresentata dal cosiddetto Sud globale. Ciò emerge in modo quanto più evidente se si osserva il rapido sviluppo dei paesi Brics+, che già oggi, con il 45% della popolazione mondiale e il 37% della produzione economica globale, superano di gran lunga l’Ue, che rappresenta solo il 5,5% della popolazione mondiale e il 14,5% della produzione economica globale. Oltre a non condividere la stessa posizione dell’Ue in merito alla guerra, i paesi Brics+ intravedono nei tentativi dell’Occidente di estendere la Nato all’Ucraina e al Mar Nero una minaccia per i loro interessi di sicurezza. Per questi motivi, tali paesi sono a favore di una soluzione negoziata.
Nonostante le grandi fantasie di potere della presidente della Commissione Ursula von der Leyen, dovremmo essere coscienti del fatto che l’Europa ha da tempo smesso di essere al centro del mondo e che stiamo accumulando ritardi in termini demografici, economici e tecnologici. La militarizzazione dell’Ue non ci sarà certo d’aiuto, meglio prediligere una politica estera più pacifica. Decidendo invece di mantenere la propria attenzione esclusivamente sulla guerra – politica confermata dal Parlamento europeo – l’Ue ha drasticamente ridotto il proprio spazio di manovra politica, relegandosi ai margini della scena geopolitica. Di conseguenza, l’Unione europea non avrà alcuna influenza sui possibili connotati di un futuro accordo di pace in Europa.
Se dopo aver assistito per due anni e mezzo a una delle guerre più brutali mai viste sul territorio europeo, nella quale hanno trovato la morte centinaia di migliaia di persone, l’Unione europea non è ancora in grado di emanciparsi dagli Stati Uniti e mettere a punto in modo indipendente una politica di pace alternativa per l’Europa, allora la nozione stessa di Europa, che si basa sulla pace nel continente, è destinata a collassare. L’Unione europea potrebbe frantumarsi a causa della sua politica militarista rispetto alla questione ucraina.
* Michael von der Schulenburg, ex Segretario generale aggiunto, ha lavorato per 34 anni per le Nazioni Unite e per un breve periodo presso l’Osce, ricoprendo ruoli di spicco in missioni di pace e sviluppo in molte aree di crisi del mondo, tra cui Afghanistan, Iran, Iraq, Pakistan, Haiti, Somalia, Siria e Sierra Leone (cfr. www.michael-von-der-schulenburg.com). Nelle sue numerose pubblicazioni si è occupato di guerra e di pace, di attori armati non statali e della riforma delle Nazioni Unite. Attualmente ricopre la carica di deputato al Parlamento europeo per il partito Bündnis Sahra Wagenknecht.
Ruth Firmenich è una politologa. È stata la responsabile dell’ufficio di Sahra Wagenknecht per 20 anni ed è uno dei membri fondatori del nuovo partito Bündnis Sahra Wagenknecht. Dal 2024 ricopre la carica di deputata al Parlamento europeo, dove collabora con Michael von der Schulenburg su questioni attinenti alla politica estera e di sicurezza dell’Unione europea.
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