SCUOLE E TENDOPOLI, SFOLLATI NEL MIRINO, PER UCCIDERE TUTTI I LEADERS DI HAMAS da IL MANIFESTO e IL FATTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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SCUOLE E TENDOPOLI, SFOLLATI NEL MIRINO, PER UCCIDERE TUTTI I LEADERS DI HAMAS da IL MANIFESTO e IL FATTO

Scuole e tendopoli, sfollati nel mirino. Decine di morti a Gaza

GERUSALEMME. Ieri 57 palestinesi sono stati uccisi in attacchi su Nuseirat, Khan Yunis e Rafah. Gallant: la pressione militare sta avendo effetto

Michele Giorgio, GERUSALEMME  17-07-2024

Di strage in strage. Con le scuole e la «zona sicura» di Mawasi ormai obiettivi abituali dei cacciabombardieri israeliani. Ieri i palestinesi uccisi dalle bombe sono stati almeno 57. I raid aerei si sono fatti incessanti, come quelli dei primi mesi dell’offensiva militare israeliana contro Gaza scattata dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre nel sud di Israele. Il più grave è scattato sulla scuola Al Razi dell’Unrwa (Onu), nel campo profughi di Nuseirat. Almeno di 23 palestinesi sono stati uccisi, altri 73 feriti, tra cui donne e bambini. Il secondo è avvenuto nell’area di Attar, nella zona di Mawasi, ad ovest di Khan Yunis. I morti sono stati 17. Tra i morti di Nuseirat c’è anche un giornalista di Radio Al Aqsa, Mohammed Mishmish. È il 160esimo operatore dell’informazione palestinese ucciso a Gaza, secondo i dati dell’ufficio stampa governativo.

I video girati da soccorritori e sopravvissuti mostrano le scene che tutti conosciamo già da tempo: la disperazione dei famigliari delle vittime, madri che piangono i figli, bambini che hanno perduto uno o entrambi i genitori, i feriti trasportati con carretti tirati da asini agli ospedali Al Aqsa e Nasser già colmi degli scampati ai massacri dei giorni scorsi.

«Il sangue schizzava da tutte le parti, le schegge hanno colpito le nostre tende e i morti erano sparsi per strada. Abbiamo urlato: ‘Ci serve un’ambulanza, correte’, ma le ambulanze non sono giunte subito. Così abbiamo messo morti e feriti sui carretti e ci siamo diretti all’ospedale», ha raccontato Tahrir Matir, un testimone dell’attacco a Mawasi che vive in una tenda accanto a quelle colpite.

A Rafah cinque palestinesi sono stati uccisi in un attacco aereo su una casa. A Khan Younis, un uomo, sua moglie e due bambini, sono morti sotto le macerie della loro abitazione centrata in pieno da una bomba. Poco dopo, ancora nell’area di Khan Yunis, un altro raid aereo ha ucciso 17 palestinesi in un campo di tende che ospita famiglie sfollate a Mawasi.

In questa zona sabato scorso almeno 90 persone, molte delle quali donne e bambini, sono state uccise da bombe che, afferma Israele, miravano a colpire il comandante militare di Hamas, Mohammed Deif. Video giunti da Gaza mostrano i residenti che trasportano i corpi dei morti e dei feriti su carretti tirati da asini. Altri quattro palestinesi sono stati uccisi a Sheikh Zayed nel nord della Striscia. Il ministero della sanità ha riferito che  vittime si sono avute in altri punti Gaza e ha aggiornato a quasi 39mila il numero dei palestinesi uccisi dal 7 ottobre.

Tahrir Matir

Le schegge hanno colpito le nostre tende e i morti erano sparsi per strada. Abbiamo messo morti e feriti sui carretti e ci siamo diretti all’ospedale

Dall’inizio dell’offensiva, dice Israele, metà della leadership dell’ala militare di Hamas (le Brigate Qassam) è stata eliminata e circa 14 mila combattenti uccisi, feriti o catturati. Afferma inoltre che il suo attacco di sabato scorso a Mawasi e gli altri compiuti negli ultimi giorni miravano ad uccidere Mohammed Deif, il capo militare di Hamas e altri comandati del movimento islamico. Le scuole, aggiunge il portavoce dell’esercito, sarebbero diventate depositi di armi e luoghi di addestramento di nuovi combattenti di Hamas.

Da parte loro i palestinesi denunciano che i raid contro campi profughi, scuole e accampamenti puntano a gettare nel panico i civili così da mettere sotto pressione il movimento islamico e costringerlo ad accettare un cessate il fuoco a condizioni sfavorevoli. Una strategia del pugno di ferro che comincerebbe a dare qualche risultato perché, stanno a quanto ci riferiscono fonti di Gaza, tra la gente stremata dai bombardamenti, dalla fame e dalla sete, si moltiplicano le voci di chi vuole che Hamas accetti la tregua rinunciando alle sue richieste più importanti. «(Il governo) Netanyahu con questi attacchi sanguinosi e la catastrofe umanitaria in cui siamo precipitati vuole costringere Hamas e gli altri gruppi combattenti palestinesi alla resa. Cerca una vittoria sulla nostra pelle per consolidare il suo potere. Ma Hamas non accetterà una tregua a qualsiasi prezzo», ci diceva ieri un giornalista sfollato a Deir al Balah. Valutazioni che indirettamente conferma il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant. «La pressione militare sta avendo effetto, le condizioni sono mature per un accordo per la restituzione degli ostaggi», ha detto ieri Gallant lasciando capire che l’offensiva militare sta costringendo Hamas a cedere e a liberare gli israeliani sequestrati il 7 ottobre. «Si è creata una limitata finestra di opportunità per riportare gli ostaggi a casa», ha aggiunto Gallant sottolineando poi che le Forze armate israeliane avranno «la capacità e la completa libertà d’azione per tornare ad operazioni militari intensive dopo qualsiasi accordo, in qualsiasi luogo e momento richiesto».

Non solo Netanyahu, ma l’intero esecutivo israeliano ribadisce l’intenzione di riprendere l’offensiva non appena saranno liberati gli ostaggi. Un punto che Hamas respinge con forza e ripete che gli israeliani nelle sue mani torneranno a casa solo con la cessazione definitiva dell’offensiva. Intanto si riaccende il confine tra Libano e Israele. Ieri diversi attacchi israeliani hanno ucciso cinque persone, tra cui tre bambini siriani profughi in Libano. Per rappresaglia Hezbollah ha lanciato razzi contro Israele. I tre bambini siriani sono stati uccisi da una bomba nei terreni agricoli nel villaggio di Umm Tut. I droni israeliani hanno anche colpito una motocicletta sulla strada per Kfar Tebnit uccidendo ancora due profughi siriani.

L’Idf dà il via alla terza fase: uccidere tutti i leader di Hamas

È RIMORTO DEIF? – La Cia: “Sinwar è a Khan Younis”

FQ  17 LUGLIO 2024

Israele sarebbe entrato nella terza fase della guerra nella Striscia di Gaza prendendo di mira con i raid aerei i leader di Hamas. La notizia arriva da Asharq Al-Awsat che cita fonti dell’intelligence che spiegano come l’Idf punti ora a eliminare “non solo leader noti”, ma anche elementi che hanno partecipato al 7 ottobre, quelli coinvolti negli scontri, nel lancio dei razzi e persino i funzionari che pagano gli stipendi degli attivisti di Hamas, Qassam, Jihad islamiche e altre fazioni”. E non è tutto: questa fase punterebbe anche a “incitare i residenti di Gaza alla rivolta contro Hamas”. Questa ricostruzione – scrive The Times of Israel – arriva dopo il raid che ha preso di mira Muhammad Deif, l’inafferrabile leader dell’ala militare di Hamas, e Rafàa Salameh, altro comandante dell’organizzazione dichiarato morto. Diverso è per il “fantasma di Gaza”: quella della sua uccisione è una leggenda che il governo Netanyahu reitera da almeno 10 anni, da quell’operazione “Margine protettivo” dell’agosto 2014 in cui lo stesso premier aveva dato per certa la sua fine. Ma questa volta il governo ci va cauto: l’Idf, dice, sarebbe sempre più convinto che Deif sia finito sotto l’attacco aereo di sabato scorso nel sud della Striscia (che ha fatto 90 morti nel campo di Khan Younis), ma è ancora in attesa di una conferma prima di effettuare un annuncio pubblico.

Quanto all’altro ricercato speciale, Yahya Sinwar, gli 007 Usa ritengono che si nasconda anche lui nei tunnel di Khan Younis e che, secondo il direttore della Cia Bill Burns, sta subendo crescenti pressioni da parte dei comandanti dell’ala militare affinché accetti un accordo e ponga fine alla guerra a Gaza. Intanto ieri l’esercito israeliano ha lanciato un nuovo attacco nella scuola di Khan Younis provocando 13 morti civili, tra cui 4 bambini che si sommano agli 8 dell’attacco a Nuseirat. Peccato che lo stesso Idf ritenga che ci vorranno molti mesi per completare la ricerca dei tunnel di Hamas lungo il confine tra Gaza e l’Egitto. Finora ne sono stati localizzati circa 25. L’Idf dovrebbe continuare a lavorare per localizzare i tunnel di Rafah, insieme ad altri raid mirati in tutta Gaza almeno fino a quando non si troverà un eventuale accordo per la tregua e la restituzione degli ostaggi israeliani. Tregua che ieri hanno implorato di nuovo i familiari dei prigionieri che con grida hanno accolto il premier Netanyahu a Gerusalemme durante la cerimonia di commemorazione dei caduti per la guerra del 2014 contro Hamas, quella in cui era morto per la prima volta Deif. “1800 morti, 120 ostaggi, la colpa è vostra”, hanno gridato i familiari. Mentre le famiglie delle soldatesse ancora nelle mani dei miliziani dal 7 ottobre hanno pubblicato le loro foto durante i primi giorni di prigionia. Le immagini mostrano Agam Berger, Daniella Gilboa, Liri Albag, Naama Levy e Karina Ariev contuse e ferite all’interno di un appartamento nella Striscia. Secondo una fonte militare, le foto sono state trovate a Gaza durante un’attività operativa alcune settimane fa. “Si è creata una limitata finestra di opportunità per riportare gli ostaggi a casa”, ha detto ieri il ministro della Difesa Yoav Gallant sottolineando che “si tratta di un’opportunità fugace e che lo Stato di Israele ha il dovere morale, etico e nazionale di riportare gli ostaggi nelle loro case”.

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