SCUOLA E PNRR: PIÙ FONDI A CHI NE HA MENO BISOGNO da IL FATTO
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SCUOLA E PNRR: PIÙ FONDI A CHI NE HA MENO BISOGNO da IL FATTO

Scuola e Pnrr: più fondi a chi ne ha meno bisogno

Mense e ginnastica. Divario Nord-Sud – Il dossier Save the Children. Diseguaglianze nell’offerta dei servizi tra le Province: i progetti non le sanano, anzi “Tempo pieno sotto il 10% al Sud e poche palestre”

 Virginia Della Sala   6 Settembre 2024

Tu sì, tu no, tu sì, tu no. Così in pratica funziona per i bambini italiani che volessero mangiare in mensa o andare in palestra a scuola. A uno su due non tocca ancora, soprattutto al Sud, come spiega il rapporto presentato ieri da Save The Children dal titolo “Scuole disuguali. Gli interventi del Pnrr su mense, tempo pieno e palestre”, cardini dello sviluppo degli studenti, ma anche del supporto ai genitori lavoratori e non per ultimo dei fondi a essi destinati che, al momento, non sembrano aver colmato divari e differenze. Anzi: si sono allargati e complicati.

Differenze.
“La scuola in Italia è attraversata da profonde diseguaglianze nell’offerta dei servizi educativi, che compromettono i percorsi di crescita di bambini, bambine e adolescenti, soprattutto nelle regioni del Sud e delle Isole, dove si continuano a registrare, nonostante i miglioramenti, livelli di dispersione tra i più alti in Europa”. Questa è la premessa del dossier. Che ammette: sono stati computi sforzi, ma non sono bastati complice la “distribuzione disomogenea delle risorse tra le province più svantaggiate” e la necessità “di integrarle con altri investimenti per garantire livelli essenziali delle prestazioni per l’accesso alle mense scolastiche, e così al tempo pieno, nelle scuole primarie e secondarie di I grado, nonché la presenza di palestre scolastiche”.

I numeri.
Secondo i dati raccolti dall’organizzazione (tra il 2021 e il 2023) solo il 55% degli studenti della scuola statale primaria ha accesso alla mensa e e solo il 10,5% nella secondaria di I grado. È una media: uno su due sono al Nord e al Centro (con punte del 70% e oltre a Biella e Monza, del 91% a Trento), il 37% al Sud. “Dall’analisi sui 975 interventi del Pnrr (piattaforma ReGIS a giugno 2024) avviati per ampliare l’offerta di mense scolastiche, emerge che alle Regioni del Sud e Isole è stato destinato il 38,1% delle risorse, sebbene queste risorse finanzino circa la metà del totale dei progetti”.

Incongruenze.
In pratica le sei province in cui gli studenti che usufruiscono della mensa sono meno del 10% (Agrigento, Foggia, Catania, Palermo, Siracusa e Ragusa ) hanno ricevuto finanziamenti per 49 interventi pari a 21,5 milioni. Si tratta di 2,1 progetti ogni 10 mila studenti. Le sei province in cui la percentuale supera il 65% (Trento, Biella, Monza e della Brianza, Verbano-Cusio-Ossola, Udine e Milano) hanno invece ricevuto 30 milioni di euro per 34 progetti, pari a 1,8 ogni 10 mila studenti. Come non bastasse, nelle province più svantaggiate per l’offerta del servizio mensa e del tempo pieno si concentra anche la percentuale più alta di studenti provenienti da famiglie con un livello socioeconomico basso (26% contro il 17%).

Competizione tra poveri.
Tra le Province più svantaggiate, poi, la distribuzione delle risorse è disomogenea. Ad esempio, Palermo ha ricevuto circa 2 milioni di euro per la realizzazione di 6 interventi mentre Foggia, con simile percentuale di fruizione (8,7% contro il 6,7%), ne ha ricevuti quasi 6,5 per il triplo degli interventi. Le province di Lecce e Napoli con percentuali simili (12%) hanno ricevuto la stessa quantità di fondi (circa 13 milioni di euro), ma a Lecce sono stati avviati più di 5 interventi ogni 10 mila studenti mentre a Napoli solo uno ogni 10 mila. “Proprio per raggiungere le aree oggi meno coperte dai servizi, il ministero dell’Istruzione e del Merito ha disposto un avviso pubblico rivolto agli enti locali per la costruzione e ristrutturazione di spazi adibiti a mense scolastiche, con uno stanziamento di ulteriori 515,4 milioni di euro”, spiega l’organizzazione.

Tempo pieno.
A pagarne le spese è il tempo pieno, o prolungato che dir si voglia. Percentuali più basse in Molise (9,4%), Sicilia (11,1%) e Puglia (18,4%), più alte nel Lazio (58,4%), in Toscana (55,5%) e Lombardia (55,1%). Sul totale è attivato dal 28% delle scuole. E le Province dove non arriva al 10% sono per lo più al Sud: Ragusa, Catania, Palermo, Siracusa, Campobasso, Isernia. La dinamica è la stessa delle mense.

Palestre.
Gli ultimi dati raccolti suggeriscono poi che meno della metà (46,4%) delle scuole statali primarie e secondarie hanno una palestra. L’analisi è sui 433 interventi del Pnrr registrati sul ReGIS per costruire o riqualificare le palestre. “Emerge che il 62,8% è stato avviato nelle regioni del Sud e Isole, a cui sono stati destinati il 52,7% dei fondi complessivi. In questo caso, la distribuzione tra le province delle risorse e dei progetti per la costruzione o riqualificazione delle palestre sembra favorire maggiormente quelle più svantaggiate: le province con una percentuale di scuole con la palestra inferiore o uguale al 30% – ovvero Messina, Reggio Emilia, Ferrara, Palermo, Crotone, Catanzaro, Cosenza, Catania e Vibo Valentia – hanno ricevuto circa 51,3 milioni per 72 interventi, ovvero tre progetti ogni cento scuole. Alle province con percentuali di palestre uguali o superiori al 65% – ovvero Prato, Barletta-Andria-Trani, Firenze, Savona, Genova, Lecce, Grosseto, Taranto e Siena – sono stati destinati circa 17 milioni 600 mila euro per 21 interventi, ovvero 1,3 progetti ogni 100 scuole”.

Ci sono i fondi, ma…
L’analisi rileva però una distribuzione disomogenea. “Crotone, dove la palestra è presente solo nel 27% delle scuole, è destinataria di 14 interventi (7,8 ogni 100 scuole), mentre nella provincia di Palermo, più studenti e più scuole, sono solo sei (1,1 ogni 100 scuole)”. Quest’ultima poi riceve meno di Lecce (4,2 milioni contro 5), che ha più del doppio delle palestre: 68% contro il 28%. Infine, le Province di Rimini e Gorizia, con meno di un terzo di scuole attrezzate con la palestra, non hanno ricevuto alcun finanziamento. Il contesto? “In Italia, un minorenne su tre che proviene da famiglie con scarse o insufficienti risorse economiche non pratica attività sportive e tra gli adolescenti di 15-16 anni il 16% rinuncia perché troppo costoso”, spiega Save The Children.

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