NUCLEARE DI RITORNO, ENERGIA INSOSTENIBILE da IL MANIFESTO
Nucleare di ritorno, energia insostenibile
Energia Nel Ddl nucleare il governo sostiene che gli Smr sono una necessità: non emettono CO2, sono sicuri e danno indipendenza energetica. Ma non è per niente così
Federico M. Butera 27/02/2025
Il governo, nel Ddl nucleare sostenibile, afferma che il ritorno al nucleare è una necessità perché oltre a non emettere CO2, garantisce la sicurezza e la indipendenza energetica, è quello che ci vuole per compensare la variabilità dell’eolico e del solare intervenendo per compensare il deficit di potenza quando occorre e contribuirà a ridurre le bollette dell’elettricità. Ma è così? Singolare è sostenere che sia garantita la sicurezza e la indipendenza energetica non avendo miniere di uranio, né impianti di arricchimento, né impianti di riprocessamento del combustibile, e sapendo che il mondo occidentale, Usa inclusi, oggi dipende ancora in parte dalla Russia per fare funzionare i suoi reattori nucleari. Magari il ministro è stato informato male.
Veniamo al fatto che il nucleare sarebbe il complemento ideale alle rinnovabili non programmabili. Anche qui il ministro deve essere stato informato male. Infatti una centrale nucleare è fra tutti i sistemi di produzione di energia elettrica quello meno adatto, per una ragione molto semplice: attribuirle questo ruolo è un bagno di sangue economico. Altro che riduzione delle bollette. Ciò perché al fine di avere un costo del kWh prodotto accettabile l’impianto deve funzionare a tavoletta, cioè alla massima potenza per tutto l’anno. Il costo del kWh si impenna rapidamente al diminuire delle ore e della potenza di funzionamento.
Questo è dovuto al fatto che nella composizione del costo del kWh pesa moltissimo il costo di ammortamento dell’impianto (gli impianti nucleari costano molto) e molto poco quello di funzionamento. Quindi nel costo del kWh c’è uno zoccolo duro fisso, un importo molto grande che si spalma sui kWh prodotti, e se sono pochi finiscono per costare moltissimo. E poi è tutto da dimostrare che il kWh prodotto da un impianto nucleare che va «a tavoletta» costi meno di quello prodotto da un campo fotovoltaico con batterie di accumulo. Anzi, un recente studio del Fraunhore Ise, prestigioso centro di ricerca tedesco, dimostra il contrario.
LO STESSO STUDIO HA MOSTRATO che, con i costi tedeschi nel 2024, una centrale nucleare che lavori producendo ogni anno la metà di quanto non potrebbe produrre andando a piena potenza, può essere meno conveniente di una centrale turbogas alimentata con idrogeno verde, cioè prodotto con fonti rinnovabili, invece che a metano. Ciò perché il costo del kWh nucleare in queste condizioni è già molto alto, più alto di quello prodotto con la turbina a idrogeno.
SE GLI IMPIANTI NUCLEARI devono essere complementari a quelli solari ed eolici, sono destinati a essere continuamente modulati per fornire istante per istante la differenza fra la domanda e la produzione rinnovabile, e quindi a funzionare la maggior parte del tempo a potenza ridotta, e si verranno a realizzare le condizioni indicate dal Fraubhofer Ise, anzi peggio, perché il costo dell’idrogeno verde è destinato a diminuire. Per di più, nella previsione, pure contenuta nel Ddl, di una produzione nucleare che va dall’11 al 22% del totale, e quindi con il 78-89% prodotto dalle rinnovabili, nelle mezze stagioni e in estate molto spesso la produzione da fonte rinnovabile supererà la domanda, e si porrà il problema: spegnere le centrali nucleari (fra l’altro non si può fare agevolmente) o staccare dalla rete gli impianti a fonti rinnovabili, buttando via un bel po’ di energia.
In tutti e due i casi si ha una perdita economica, e dato che è più grande quella di una centrale nucleare ferma, si arriverà al paradosso di buttare via tanta preziosa energia fatta col sole o col vento. A meno che non si facciano abbondanti sistemi di accumulo. Già, ma non si fanno forse le centrali nucleari per evitare gli impianti di accumulo che, a detta di chi vuole il nucleare, costano di più?
INSOMMA, QUELLA nucleare è la tecnologia intrinsecamente meno adatta a compensare la variabilità delle fonti rinnovabili. E poi, non si vuole forse la sicurezza e l’indipendenza energetica? E cosa è più «autarchico» energeticamente di un sistema di accumulo idraulico con pompaggio, o ad aria, o con idrogeno verde o con combustibili di sintesi verdi? Certamente non il nucleare, come si è visto.
ATTENZIONE, non del solito nucleare stiamo parlando, ci dice il Ministro nel suo Ddl, ma dei meravigliosi ultramoderni Smr (Small Modular Reactors), reattori di piccola taglia, non superiore a 300 MW, prefabbricati che in quattro e quattr’otto si installano. Ogni azienda, può farsi il suo.
PROBLEMI AUTORIZZATIVI e di accettazione sociale a parte, c’è un piccolo problema non secondario: gli Smr non ci sono, sono solo dei progetti, con dei costi e tempi di costruzione annunciati ma non verificati, perché non c’è un solo Smr commercializzato nel mondo occidentale. L’unica cosa certa che c’è è che la Nuscale, l’azienda che più era vicina alla costruzione del primo esemplare di Smr commerciale, a causa della esplosione dei costi: da 5,3 a 9,3 miliardi di dollari (con conseguente aumento del costo dell’energia elettrica prodotta, da 58 preventivati a 89 $/mwh) ha deciso di non procedere alla realizzazione del progetto.
INOLTRE, LA IAEA (international atomic energy agency), in un suo rapporto del 2024 ci informa che «nonostante i progressi significativi, alcune questioni tecniche sono ancora da affrontare… sebbene gli Smr promettano costi di capitale iniziali più bassi per unità, la loro competitività economica complessiva deve ancora essere dimostrata».
INOLTRE, SE SI FONDA SUGLI SMR lo sviluppo del nucleare nazionale, la sicurezza e l’indipendenza energetica non sono garantite, perché se si conta su di essi nel pianificare lo sviluppo di solare, eolico e accumuli (il tutto sarebbe sottodimensionato per far posto al nucleare), c’è il rischio di scoprire che non sono disponibili, o non sono economicamente competitivi, e di essere costretti a restare dipendenti dal gas.
Che sia proprio questo l’obiettivo finale?
Nucleare: sette domande al ministro
Nuova finanza pubblica La rubrica settimanale a cura di Nuova Finanza Pubblica
Marco Bersani 01/02/2025
Il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin ha consegnato al Governo un Disegno di Legge per il ritorno della produzione di energia nucleare in Italia. Prefigura un radioso futuro per il Paese, ma volendo evitare che da radioso si trasformi in radioattivo, chiederei al Ministro se può rispondere ad alcune semplici domande.
a) Lei parla di nucleare sostenibile. Potrebbe specificare sostenibile per chi? Perché se pensiamo ai rischi per i lavoratori impiegati, per i cittadini residenti nell’area circostante, per l’ambiente più in generale e per le generazioni future che dovranno gestire le scorie per migliaia di anni è difficile parlare di sostenibilità. Se invece intende sostenibile per le grandi imprese energivore e le mega-aziende hi-tech dell’Intelligenza Artificiale, è bene chiarirlo.
b) Lei parla di centrali di nuova generazione, reattori piccoli, avanzati e modulari. Perché non dice anche che attualmente non esiste alcun prototipo in Occidente e che la quarantina in progetto in giro per il mondo sono stati giudicati dall’Institute for Energy Economics and Financial Analysis (IEEFA)«“troppo costosi, troppo lenti nella costruzione e troppo rischiosi per svolgere un ruolo significativo nella transizione dai combustibili fossili»? E perché non ci racconta dei recenti fallimenti di Ultra Safe Nuclear Corporation (produttrice di reattori MMR) e di NuScale e Nuward (produttrici di reattori SMR)?
c) Lei parla di nucleare ad emissioni zero di Co2. Ha per caso calcolato anche le attività di estrazione e trasporto dell’uranio, di costruzione e smantellamento delle centrali, di costruzione dei depositi per il trattamento delle scorie radioattive? Perché essendo lei a capo di un ministero che si basa sulla complessità, non farebbe una gran figura se ragionasse in termini cosi semplicistici.
d) Lei parla di produzione di energia nucleare come complementare alla transizione ecologica basata sulle fonti rinnovabili, le quali, a suo dire, tenderebbero ad essere aleatorie (non sempre c’è il sole, non sempre c’è il vento). Può spiegare in che senso? Perché altrimenti casca proprio sull’economia, in quanto tutti sanno che il costo del kWh elettrico si basa sull’ammortamento del capitale investito e quindi una centrale nucleare deve produrre il massimo possibile per tutto il tempo necessario; di conseguenza, più che complementare, sarà alternativa ed antagonista della produzione di energia da fonti rinnovabili.
e) Lei parla di indipendenza e sicurezza energetica, disegnando un quadro di difficoltà legato alla guerra in corso in Ucraina e alla conseguente precarietà degli approvvigionamenti energetici. Ha forse scoperto giacimenti di uranio nel nostro Paese? Può chiarire in che senso l’approvvigionamento di uranio dal Kazakistan, dalla Russia, dalla Namibia o dal Niger garantirebbe maggior indipendenza e sicurezza energetica?
f) Lei parla di futuro del nucleare, ma può dirci come pensa di risolvere il problema delle scorie prodotte dal nostro passato nucleare che dopo 50 anni non hanno ancora trovato una soluzione accettabile?
g) Lei parla di investimenti privati e di nessun onere per lo Stato, ma poi scrive nel DdL che se successivi decreti di attuazione prevederanno oneri li si approverà con la necessaria copertura finanziaria. Ci sta prendendo in giro o è anche a lei altrettanto chiaro il fatto che, tra le 411 centrali nucleari presenti attualmente sul pianeta, nessuna è stata costruita senza fondi pubblici?
Qualcuno ha giustamente paragonato il disegno di legge del ministro Pichetto Fratin a una seduta spiritica, perché entrambe si prefiggono di riportare in vita i morti. Che il ministro prosegua pure nella sua attività di “medium”, cercheremo tutte e tutti di capire se sarà necessario un terzo referendum.
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