L’OCCIDENTE E UNA PRETESA SUPERIORITÀ CHE NON ESISTE da VOLERELALUNA
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
Cultura, Saperi, Università, Dialogo
20009
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L’OCCIDENTE E UNA PRETESA SUPERIORITÀ CHE NON ESISTE da VOLERELALUNA

L’Occidente e una pretesa superiorità che non esiste

16-05-2025 – di: Sergio Labate

Io sono un uomo semplice e, ahimè, di mestiere mi occupo di filosofia. Le due cose messe insieme mi giustificano rispetto al fatto che quando devo pensare all’Occidente, mi torna in mente banalmente Socrate. Potrei citarne mille altri ovviamente. Ma Socrate reca con sé un privilegio, che è quello di una ragione che si occupa di pensare se stessa e, proprio per questo, riconosce i propri limiti. “Io so di non sapere” è la formula perfetta che ha permesso alla storia dell’Occidente di non identificarsi con l’infinita sequela di guerre, dominazioni, stragi, genocidi, sopraffazioni nei confronti dell’altro da sé che essa contiene. Che ci ha salvato da noi stessi in fondo, permettendoci di riconoscere le nostre debolezze e persino di riformarle – in epoche passate – o di denunciarle o contestarle pubblicamente, in epoche recente.

Non sto dicendo nulla di particolarmente intelligente, anzi più propriamente sto solo introducendo un argomento scontato. Ma è proprio questo il punto più inquietante. Non tanto il contenuto di ciò che sta accadendo, quanto il fatto stesso che stia accadendo: come è infatti possibile che cose che abbiamo per decenni date per scontate sono adesso non solo ignorate ma anche derise e se possibile contraffatte persino sui maggiori quotidiani del Paese? È questa la domanda che mi è sovvenuta quando, nei giorni scorsi, ho letto un editoriale di Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera. Ritornerò su quell’articolo, in cui si difende addirittura “la supremazia dell’Occidente” contro l’utopismo di quelli che lo criticano. Ma intanto vale la pena aggiungere una piccola nota di metodo storico. Quell’editoriale è del 3 maggio. Due settimane prima Meloni aveva omaggiato Trump e l’impianto teorico del suo intervento mi aveva da subito insospettito. La sua insistenza proprio su questo comune denominatore che andava difeso: l’Occidente, appunto. Non è difficile supporre che quell’uso pubblico della categoria di Occidente da parte della nostra Presidente del Consiglio abbia per così dire “chiamato alle armi” tutti gli intellettuali di regime. L’Occidente – categoria recente, eppure ormai vetusta e probabilmente inservibile – è diventato il nuovo “significante vuoto” dell’ideologia dei dominanti.

Qualcuno potrebbe obiettarmi da subito: la categoria di Occidente ha sempre avuto questa funzione, è stata sempre al servizio dell’ideologia dei dominanti. Io credo che sia vero in parte, proprio perché nell’Occidente convivono più o meno pacificamente Galli della Loggia e SocrateL’Occidente è la storia delle sue infinite ombre – le abbiamo velocemente ricordate prima – ed è anche la storia di chi ha riconosciuto tali ombre come “ombre”. C’è stato un istante, uno spazio di rottura, in cui la storia delle crociate non è stata più raccontata con orgoglio, ma con vergogna. La stessa cosa è accaduta con l’inquisizione, con l’imperialismo, con il colonialismo, con i fascismi e i totalitarismi che hanno attecchito nel seno dell’Occidente e hanno portato in dote le guerre mondiali. Ma anche col patriarcato e con lo schiavismo. Basterebbe questo per riconoscere che se ancora quella categoria può servire, può servire per il disincanto che rivolge a se stessa, non certo per la trionfante rivendicazione della sua supremazia. Ma ripeto, tutto questo è banalissimo e sono davvero perplesso a dover ricordare cose che per la mia generazione erano ormai date per scontate. Nessuno si sarebbe sognato di rivendicare la supremazia dell’Occidente alzando con orgoglio il vessillo delle sue ombre e delle infinite sofferenze inflitte. Certo, c’era l’ultima Oriana Fallaci e il tracotante Giuliano Ferrara. Ma insomma, non riuscivano a scalfire delle verità che la storia sembrava aver accertato e messo in sicurezza.

Perché dunque Galli della Loggia e Meloni e Trump e tanti altri decidono di tornare indietro e riarmare l’Occidente contro gli altri proprio adesso? Il riferimento puntuale all’oggi è determinante, perché nel suo articolo Galli della Loggia rivendica un’idea di superiorità dell’Occidente che è legata fondamentalmente alla sua capacità di riconoscere e ascoltare il diverso in quanto tale. A supporto di questa tesi, si cita un celebre passo di Erodoto: «Ogni anno mandiamo le nostre navi, rischiando le nostre vite e spendendo molto denaro, fin sulle coste dell’Africa per chiedere: Chi siete? Quali sono le vostre leggi? Qual è la vostra lingua? Loro non hanno mai mandato una nave per chiedercelo». Una frase piuttosto datata, ancora legata a un’opposizione tra noi e loro che oggi ha poco motivo di esistere, se non altro perché la storia è diventata globale e non solo parziale: non esistono più popoli ricchi di storia e popoli senza storia che identifichiamo come barbari. Una banale evidenza della storia, che è stata pacatamente ricordata da Marco Aime – un amico e collaboratore di Volere la Luna – sulle pagine del Domani e che ha fatto irritare non poco Galli della Loggia. Ma il punto è sempre lo stesso: sono certo che Marco Aime converrà con me nel riconoscere che persino il suo articolo – come il mio del resto – in un mondo normale non sarebbe stato scritto: sarebbe stato una perdita di tempo ricordare cose che tutti davano per scontate.

Invece la supremazia dell’Occidente che viene rivendicata contro ogni evidenza della storia e contro ogni pazienza socratica suona proprio in questi giorni come una beffa. Le punte di diamante del “pianeta Occidente” non mi pare affatto che stiano chiedendo chi sono a quelli che stanno perseguitando e genocidando. Non ricordo foto di membri del governo Trump in ascolto dei messicani arrestati. Invece ho memoria delle foto di messicani ammassati come delle bestie in gabbie e che vengono esibiti come trofei dal governo americano. Non ricordo di procedure d’accoglienza da parte della civile Italia che siano rispettose della lingua degli altri. Ho memoria invece di deportazioni in luoghi di detenzione di persone che non hanno commesso nessun reato, in barba a ogni garanzia di diritti che dovrebbero essere il cuore della supremazia occidentale. Procedure che non solo non vengono sanzionate, ma vengono rivendicate dall’Europa come buone pratiche da estendere ulteriormente. Soprattutto, non mi pare che il governo israeliano stia facendo domande di questo genere ai palestinesi di Gaza che si accinge a deportare; almeno quelli che sono ancora vivi e non sono stati sterminati senza pietà. Non volendo, la frase citata dimostra ciò che si vuole negare contro ogni evidenza: se la supposta superiorità dell’Occidente è data dalla sua capacità di dare la parola all’altro, a Gaza si assiste al suo fallimento, non certo al suo trionfo. Mi pare che la vera questione da porsi non è dunque la questione della supposta superiorità dell’Occidente, ma della sua evidente dissoluzione. L’Occidente, questa invenzione recente che ha preteso di eternarsi e che invece sta velocemente suicidandosi. Concludo suggerendo due linee di riflessione ulteriore.

La prima è che forse bisogna concedere a Galli della Loggia di avere un po’ di ragione. Se cose che davamo per scontato non lo sono più, è perché stiamo assistendo a una rinascita dell’Occidente. Non quello di Socrate, ma quello che ha condannato a morte Socrate. Quell’Occidente la cui storia è stata per millenni la storia del dominio della forza, non la storia della capacità di provare vergogna. L’Occidente che ha provato a sostituire al primato della forza quello dei diritti è durato molto poco, in effetti. In questo poco tempo ha dimostrato di esser capace di auto-emendarsi, di sospendere il vanto sulla propria supposta superiorità, di riconoscersi responsabile della barbarie del colonialismo e dell’imperialismo, d’immaginare la guerra fuori dalla politica, di relativizzare se stesso aprendosi alla pluralità delle storie, di costruire progetti di democrazie che salvaguardassero l’uguaglianza e la dignità di tutti gli esseri umani. Ma l’Occidente dei diritti è stata una brevissima parentesi della sua storia, niente di più. La sua utopia concreta non è più il cosmopolitismo kantiano, ma la riviera di Gaza che l’IA ha bellamente immaginato per Trump e Netanyahu. Un’immagine falsa costruita facendo violenza al mondo vero, riducendolo in macerie, cimiteri, deportazioni. L’occidente che sta rinascendo è quello della pura forza, del puro dominio brutale su quelli che considera “altri”.

La seconda mi è venuta in mente osservando la disinvoltura con cui Trump intreccia affari e accoglie senza pudore regali letteralmente mastodontici con il Qatar e con tutte le dittature baciate dalla grazia del petrolio. Quasi quasi mi tocca rimpiangere Renzi e chi mi conosce sa quanto questa considerazione possa scatenare in me un’inguaribile fase di depressione: davvero il mondo è impazzito. Se dovessi in un’immagine sintetizzare quanto sta accadendo, direi che la storia dell’Occidente sta identificandosi sempre più con la storia dei ricchi. Qualcuno tra i lettori dirà che non c’è nulla di nuovo in tale identificazione. In realtà basterebbe – per fare solo un esempio – leggere il bel libro di Guido Alfani (Come dèi tra uomini. Storia dei ricchi in occidente, Laterza, 2025) per capire che le cose sono state molto più complesse. I ricchi hanno sempre recitato parti importanti sulla scena dell’Occidente, ma non vi è mai stata una totale identificazione. La storia dell’Occidente è la storia dei potenti, ma tra potenti e ricchi c’è stata anche diffidenza (pensiamo al medioevo, periodo in cui l’ostentazione della ricchezza era sacrilega). La stessa cosa, ovviamente, si può dire della storia del capitalismo. che è un capitolo della storia dell’Occidente, ma non è l’intero suo libro. Il tentativo cui stiamo assistendo non è solo la rinascita di una supremazia, ma anche il tentativo di strappare alcune pagine per ridurre la storia dell’Occidente ad alcune sue parti. La storia dell’Occidente è diventata niente di diverso dalla storia dei ricchi. È questo il suo futuro? È quasi certo – a questo punto – che sia il futuro dell’Occidente. Ma in alcune pagine strappate della sua storia qualcuno avrebbe ammonito: l’Occidente si pensa come mondo ma non è il mondo. E se il futuro dell’Occidente è la supremazia dei ricchi senza regole né leggi, non è affatto detto che questo sia il futuro del mondo.

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