LE PIAZZE: “STOP AL MASSACRO”! da IL MANIFESTO
«Stop al massacro». Le piazze chiedono a Israele di fermarsi
ISRAELE/PALESTINA. Fiaccolate a Roma, Milano e altre città. Nella Capitale Conte, Landini e Bonelli. Il leader 5S: Meloni parli con tutte le parti in causa. Per il Pd ci sono Furfaro, Benifei e Camusso. Fratoianni critica l’assenza di Schlein. I dem: «Israele rispetti il diritto umanitario». Patuanelli (5S) fa il pompiere: sul Medio Oriente abbiamo posizioni allineabili
Andrea Carugati 28/10/2023
Centinaia di persone in piazza a Roma con fiaccole e candele per chiedere il «cessate il fuoco immediato» e lo «stop all’assedio di Gaza», altre manifestazioni a Milano, Bologna, Palermo, Brescia, Ferrara, Firenze, Verona e La Spezia.
NELLE ORE IN CUI i bombardamenti di Gaza crescono d’intensità, il popolo della pace chiamato a raccolta da Amnesty e dalla Rete pace e disarmo risponde all’appello. E lancia una richiesta forte al governo italiano perché faccia pressioni su quello israeliano. «Basta attacchi indiscriminati sui civili, le guerre devono rispettare delle regole», dice dal microfono Tina Marinari di Amnesty. Seduti per terra sotto il grande striscione «Pace» un gruppo di ragazzi con dei cartelli che dicono «stop ai bombardamenti israeliani» ma chiedono anche «il rilascio degli ostaggi rapiti» da Hamas.
UNA MANIFESTAZIONE pacifica e accorata, molto distante da come alcuni organi di stampa avevano tentato di dipingerla. In prima fila il verde Angelo Bonelli: «Hamas ha compiuto un orribile gesto terroristico, ma non possiamo stare in silenzio e vedere ulteriori vittime civili perire sotto le bombe. Questo scontro muscolare ci porta verso il baratro». Il leader verde chiede all’Europa di alzare la voce per evitare altri massacri, arriva Giuseppe Conte con i capigruppo Patuanelli e Silvestri e il suo vice Riccardo Ricciardi.
«È una manifestazione senza colori politici, perché la pace non ha colori politici. Bisogna assolutamente interrompere la spirale di violenza», dice il leader 5S che invita Meloni a «parlare con tutte le parti in causa», naturalmente non con Hamas ma con i rappresentanti del popolo palestinese. E dice: «Non si può sospendere il diritto internazionale. E non si possono sottoporre i civili di Gaza al ricatto di dover scegliere tra un’evacuazione forzata dalle proprie case o rimanere sotto bombardamenti a tappeto».
DOPO ALCUNE INCERTEZZE della vigilia arrivano anche esponenti del Pd, da Marco Furfaro al capogruppo in Europa Brando Benifei, e i parlamentari Nico Stumpo e Susanna Camusso. Schlein è impegnata a Venezia per una iniziativa dem, e spiega che «il Pd alla manifestazioni per la pace c’è e ci sarà». Con una linea più tiepida rispetto a quella della piazza, che chiede di «evitare l’escalation» e di «fornire aiuti umanitari alla popolazione di Gaza». «Dobbiamo evitare che continuino a morire innocenti e fare uno sforzo per far riprendere il processo di pace verso due popoli due Stati».
Furfaro spiega di essere in piazza in rappresentanza della segreteria del Pd, dunque in veste ufficiale: «Israele ha tutto il diritto di combattere Hamas, ma c’è una differenza tra vendetta e giustizia e uno stato democratico ha il dovere di muoversi nel perimetro del diritto. Il Pd è compatto su questa linea». E cita Macron: «Servirebbero attacchi mirati contro gli esponenti di Hamas, non bombardamenti». Stumpo pare consapevole che quel limite sia stato valicato: «Bisogna lavorare perché Israele rientri dentro le regole del diritto».
MOLTI MANIFESTANTI osservano sui telefoni le immagini di Gaza. Erasmo Palazzotto, anche lui del Pd, è esplicito: «Quello che sta accadendo non c’entra nulla col diritto alla difesa. I leader di Hamas vanno a Mosca o in Qatar, mentre si colpiscono due milioni di civili indifesi. Nel dibattito pubblico c’è un doppio standard, una insostenibile ipocrisia». Nicola Fratoianni è in piazza a Milano: «Non capisco la scelta di chi non c’è, la piazza giusta era questa». Chiara la stilettata ai dem.
Conte è sibillino: «Non entro nelle valutazioni altrui». Patuanelli fa da pontiere: «Sul Medio Oriente con Pd e sinistra abbiamo votato una mozione comune pochi giorni fa, le nostre posizioni sono allineabili, mentre sull’Ucraina la divisione è molto più forte». Conte si ferma a parlare a lungo con Maurizio Landini delle prossime iniziative di protesta del sindacato e assicura che il M5S manifesterà con la Cgil. In tanti lo fermano per un selfie o per sottoporgli qualche richiesta o per palare delle europee. Lui ascolta, poi precisa: «Siamo qui per parlare di pace…». Landini è netto: «Subito il cessate il fuoco, servono aiuti umanitari e una conferenza di pace».
TRA I DEM SI È DISCUSSO molto sulla differenza tra «pausa umanitaria» e «cessate il fuoco». Benifei si attesta sulla prima ipotesi, come deciso dal consiglio europeo. Ma attacca: «Non accetto strumentalizzazioni o critiche infondate verso queste manifestazioni. Qui ci sono associazioni come Amnesty e Anpi, non c’è alcun amico di Hamas. Israele deve rispettare il diritto internazionale».
Arriva Michele Santoro con Vauro: «Ucraina, Palestina, Pacifico: siamo sull’orlo del precipizio di una terza guerra mondiale». Fabrizio De Sanctis dell’Anpi difende il segretario Onu Guterres: «Ha ragione, la risposta di Israele non è difesa ma punizione collettiva. Continueremo a manifestare finchè questo massacro non si fermerà». Calenda, assente, lancia i suoi strali: «La sinistra è estremamente equivoca su Hamas, ma Schlein non sta seguendo questa strada»
Ciò che si accompagna alla porta torna dalla finestra
VERITÀ NASCOSTE. La rubrica settimanale a cura di Sarantis Thanopulos
Sarantis Thanopulos 28/10/2023
Ci dividiamo come sempre: è colpa di Hamas, è colpa di Israele. La parola “colpa” non aiuta a comprendere. Usandola ci liberiamo della nostra responsabilità, un problema serio e sottovalutato. Il termine giusto per definire la ferocia senza limiti di Hamas è “hubris”: il superamento della misura che pone chi lo compie fuori dalla comunità. Nell’hubris sta cadendo pure Israele con l’assedio asfissiante, crudele di due milioni di civili. Che fa coincidere Hamas e Palestinesi.
Polinice attaccando la sua città compie un’hubris. Lo stesso fa Creonte ordinando di lasciarlo insepolto. Un’hubris compie anche Antigone quando si espone indifesa alla furia del tiranno. Tutt’e tre pagano le conseguenze. Le hubris non sono eticamente uguali. Quella di Antigone è in sé un’azione nobile. Porta ugualmente a un esito infausto.
La questione di fondo è sempre questa: cosa può fermare il dispositivo lineare delle azioni che nobili o ignobili, feroci o meno feroci, vendicative o concilianti portano, nel loro insieme, dalla buona alla cattiva sorte? Solo l’assunzione di responsabilità da parte di tutti coloro che sono coinvolti nella catastrofe incombente non avendola direttamente determinata. La responsabilità non è correlata alle colpe effettivamente commesse. Deriva dalla consapevolezza che è in gioco la sopravvivenza della condizione umana, messa a rischio da una concatenazione di errori preterintenzionali (amartie) che in tanti hanno commesso, presi nel vortice dell’agire e del reagire, in tanti hanno permesso che si compiessero e tutti avrebbero potuto compiere (errare è umano). Gli autori dell’atto finale che supera la misura, rendendo la concatenazione irreversibile e l’esito catastrofico, ne vengono travolti. La nostra responsabilità sta nell’impedire che ci trascinino nell’abisso con loro.
Hamas è irresponsabile, l’ultima cosa di cui si preoccupa sono le sorti dei palestinesi. Irresponsabile è anche Netanyahu che, minando alle sue basi la democrazia del suo paese e l’unità del suo popolo, ha reso Israele vulnerabile come mai. Scaricare su questi “colpevoli” -l’organizzazione dei morti viventi al servizio del “trionfo della morte” e il primo ministro autoreferenziale e cinico- la responsabilità di ciò che è accaduto e sta accadendo, sarebbe il più grave errore. Dobbiamo toglierli dalla loro centralità, disattivando la loro nefasta influenza, e per farlo bisogna cogliere il disastro attuale in una dimensione spaziotemporale molto più ampia.
Con un cambiamento di prospettiva si può vedere che non è il conflitto tra israeliani e palestinesi ad avere complicato la pace internazionale; è la rigidità (frutto della precarietà) degli equilibri geopolitici ad avere reso questo conflitto permanente e avvelenato. In Palestina si concentrano contraddizioni fatali della nostra civiltà che hanno il loro punto di partenza nelle due guerre mondiali e nello sterminio degli ebrei.
La centralità occidentale nella loro determinazione è evidente. Ci sono due rimozioni, strettamente collegate, di cui non vogliamo sapere: il ripudio della parte ebrea di noi, atto che ci perseguiterà come le Erinni finché non lo riconosceremo, e la distruzione dell’altro che con i nazisti è diventata psicotica. Ciò che abbiamo accompagnato frettolosamente alla porta allora è tornato oggi dalla finestra. La nostra vita è di nuovo abitata dalla morte: l’eclissi del desiderio, l’indifferenza affettiva e mentale, l’ingiustizia nelle sue forme più perverse. La fascinazione della morte, di cui si è fatta portavoce Hamas, è contaminante, potente. Possiamo continuare a dividerci o a invocare la ragionevolezza senza interrogarci sui motivi della sua assenza? Moni Ovadia incolpando Israele ha sbagliato visuale. Tuttavia, l’identificazione di lui ebreo con lo sguardo dell’altro non ha una sua intrinseca ragionevolezza a prescindere da ogni altra considerazione?
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