LE MENZOGNE NON DEVONO CELARE L’ABISSO UCRAINO da IL FATTO
Le menzogne non devono celare l’abisso Ucraino
ELENA BASILE 23 DICEMBRE 2023
Si avvicina il Natale. Quale miglior modo di celebrare la religiosità che questa festa, divenuta una orgia di consumi, ispira anche a un laico come la sottoscritta se non cercare, per dovere morale più che politico, di fare luce sul conflitto con l’Ucraina screditando le menzogne dei numerosi protagonisti della propaganda criminale che ha massacrato dai 300 ai 400 mila (fonti di Kiev) soldati ucraini?
Il conflitto a bassa intensità e sulla pelle degli ucraini è stato voluto dagli Stati Uniti che portano a casa un bottino di guerra importante indipendentemente dalla riuscita della guerra. L’obiettivo era la destabilizzazione della società russa. Oggi, lo può testimoniare chiunque si rechi a Mosca e viaggi all’interno del Paese, la Russia non sembra toccata dal conflitto né dalle sanzioni economiche. Non è affatto vero che abbia convertito l’economia civile in economia di guerra come giornalisti incompetenti scrivono. Si sono anzi opposti alla destabilizzazione rafforzando il blocco economico sociale che ha sostenuto Putin a partire dal 2000, reindirizzando i commerci verso il Medio Oriente e il Pacifico, l’America latina e il Sud globale, attirando nuovi investimenti e investendo nell’industria della difesa.
Putin non ha mai avuto l’obiettivo di conquistare i territori dell’Ucraina occidentale che sa ostili. Sarebbe suicida voler governare un territorio immenso e una guerriglia di cui la stampa occidentale ha favoleggiato. Essa non si è vista nei territori dove la maggioranza è russofona e che sono stati occupati. Il Cremlino e l’entourage di Putin, che non governa da solo come con altre riduttive semplificazioni gli occidentali fanno credere, ha una strategia differente illustrata da Jacques Baud. Smantellare l’armamento ucraino da posizioni difensive, e vi sono riusciti a diverse ondate colpendo anche i rifornimenti occidentali. Il 75% della popolazione russa sostiene la guerra, ma sarebbe propenso a un negoziato. Mosca è in una posizione di forza, attende le proposte occidentali. Se non arrivano, una volta smantellato l’armamento ucraino, continuerà ad avanzare verso Odessa.
Gli aiuti Nato non possono cambiare le sorti del conflitto. I militari lo sanno benissimo, ma mandano a morire i giovani, reclutati con la forza nelle università e nelle discoteche, e i meno giovani ormai al fine di mantenere il “piglio politico”, direbbe un mio comico collega, convincere la opinione pubblica che l’Occidente non ha perso. Che la campagna elettorale di Biden sia sacra come il Natale!
Zelensky, marionetta indecente, è stretto tra le élite senza scrupoli occidentali, di cui fanno parte i socialdemocratici come Scholz e i nostri cattolici guerrafondai, e le mafie neo naziste antirusse che, come spiega Baud, hanno soltanto il 2% in Parlamento ma dominano la corrotta società ucraina, pronta a entrare in Europa. La Russia non si è mai opposta a un avvicinamento di Kiev all’Europa. Se si ha memoria storica e onestà intellettuale, si ricorderebbe che ai tempi di Yanukovich la Russia chiese un accordo tripartito: Ue, Ucraina, Russia affinché nell’accordo di associazione Ue-Ucraina si tenesse conto dei legami oggettivi tra industria Ucraina e Russia. Barroso rifiutò ogni tipo di compromesso con Mosca e l’arrogante interpretazione dell’Ue dell’accordo di associazione portò alla cacciata, con l’utilizzo delle bande violente neo naziste, di Yanucovich e al colpo di Stato a Maidan Square, favorito dalla visione patologica del mondo della neo conservatrice Nuland.
La linea rossa per Putin è stata, dal discorso di Monaco del 2007, una sola: l’entrata dell’Ucraina nella Nato che darebbe all’Occidente la possibilità di installare missili nucleari in territorio ucraino (Inutile ricordare che la crisi di Cuba nel 1962 fu causata dall’installazione di missili Urss nell’isola e risolta con il loro ritiro, accompagnato da quello Usa degli Jupiter dalla Turchia.) Stoltenberg continua a mentire all’opinione pubblica dei Paesi Nato e con l’acquiescenza delle classi dirigenti europee e dei loro cani da guardia, perpetua un conflitto senza sbocco sulla pelle del popolo ucraino.
A Gaza, peraltro, ci stiamo macchiando di crimini peggiori. Mentre vendute penne diplomatiche inneggiano all’operazione a guida Usa nel Mar Rosso e alla “potenza di fuoco e alla determinazione di Tsahal”, vengono bombardati campi profughi e ospedali. 7.000 bambini muoiono. I sopravvissuti rischiano agonie peggiori, sotto le macerie, in ospedali fatiscenti, affamati e con il rischio di terribili infezioni. Sembrerebbe che l’Italia abbia bloccato i visti ai palestinesi. Israele e l’Occidente si stanno solo difendendo. I “Guardiani della Prosperità” salpano contro gli Houthi yemeniti e preparano il terreno al vero obiettivo: l’Iran. L’intero mondo ci guarda. La risata nietzschiana ci seppellisce.
Nato e Ue han mandato gli ucraini al massacro
DOMENICO GALLO 22 DICEMBRE 2023
L’Ucraina ha perso la guerra, come ha osservato da ultimo Alessandro Orsini perché ha combattuto e sta combattendo per obiettivi impossibili da raggiungere, vale a dire recuperare manu militari i confini del 1991 (inclusa la Crimea nel frattempo diventata una Repubblica autonoma inserita nella Federazione russa).
Oggi è un dato di fatto che la tanto auspicata controffensiva è fallita, annegata in un mare di sangue. Nel 1971 il Washington Post pubblicò un insieme di documenti segreti del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti che dimostravano che l’Amministrazione aveva ingannato gli americani fornendo all’opinione pubblica informazioni “ottimistiche” e false sulle cause e sull’andamento della guerra del Vietnam. I Pentagon papers suscitarono uno scandalo rivelando il cinismo delle autorità politiche e militari che avevano inutilmente sacrificato la vita di decine di migliaia di giovani americani pur essendo consapevoli che la guerra, iniziata sulla base di una menzogna (il falso incidente nel golfo del Tonchino), non poteva essere vinta.
Oggi una approfondita inchiesta del Washington Post fa emergere i retroscena della programmazione e preparazione della controffensiva di primavera, rivelando quanto è stato dolosamente taciuto all’opinione pubblica occidentale e agli stessi ucraini. Il fatto che i media italiani abbiano sorvolato sulla rivelazioni del Washington Post è solo un’ulteriore conferma del divorzio dalla verità della narrazione pubblica mainstream.
L’inchiesta dimostra che la controffensiva è stata pianificata in sede Nato dai vertici militari americani con la collaborazione di ufficiali britannici. Le truppe ucraine da impiegare nella controffensiva sono state addestrate in una base dell’esercito degli Stati Uniti a Wiesbaden in Germania. Ufficiali militari ucraini, statunitensi e britannici hanno organizzato otto simulazioni di guerra a tavolino per costruire un piano di campagna. Sono state prese in considerazioni le difese della Russia e studiato un piano d’attacco che avrebbe dovuto portare le truppe ucraine a raggiungere il Mar d’Azov nell’arco di 60/90 giorni. I pianificatori hanno calcolato che la controffensiva avrebbe avuto uno sbarramento di fuoco russo e un tappeto di mine tale che le perdite ucraine sarebbero state fra il 30 e il 40%. Le probabilità di successo, secondo i calcoli del software Nato, non superavano il 50%.
Ora sappiamo che la Nato non solo ha armato l’esercito ucraino, ma ne ha addestrato le truppe e ha spinto irresponsabilmente l’Ucraina a scatenare una controffensiva che non aveva alcuna probabilità ragionevole di successo, pur sapendo che avrebbe richiesto un pesante bilancio di perdite: 40% vuol dire centomila morti. Peccato che, per ottenere il consenso dell’opinione pubblica, è stato taciuto che si pianificava il sacrificio della “meglio gioventù” ucraina per raggiungere un obiettivo impossibile. Addirittura alcuni leader europei come la Von der Layen e la Metsola hanno avuto l’impudenza di rivendicare la fornitura di armi all’Ucraina come una risorsa per “salvare vite”. Appena lanciata, la controffensiva si è subito impantanata e sono sorte le divergenze fra gli ufficiali ucraini e i loro mandanti della Nato, che hanno rimproverato alla parte ucraina di essere casualty adverse, cioè di voler morire poco, meno di quanto sarebbe stato necessario per vincere la guerra. Il 7 settembre Stoltenberg, dinanzi alla Commissione esteri del Parlamento europeo, ha continuato a mentire sulle sorti della controffensiva, dichiarando che gli ucraini vittoriosi avanzavano di cento metri al giorno. Ancora il 29 novembre Stoltenberg ha dichiarato che l’Ucraina ha prevalso e ha riportato una grande vittoria, salvo smentirsi quattro giorni dopo, il 3 dicembre, dichiarando: “Dobbiamo prepararci alle cattive notizie”.
In un articolo del 16 dicembre il New York Times, ha analizzato una presunta vittoria della controffensiva ucraina: l’attraversamento del fiume Dnipro nella regione meridionale di Kherson. Il giornale ha raccolto alcune testimonianze scioccanti dei marines ucraini sopravvissuti che hanno descritto l’offensiva come una missione suicida. Prima o poi le madri, i padri, i fratelli, le spose chiederanno conto a Zelensky e ai leader occidentali della vita dei loro cari, sacrificata sull’altare della protervia degli Usa e della Nato. Siamo sicuri che prima o poi Stoltenberg sarà perseguitato da un incubo: vedrà comparire in sogno un esercito di morti che si rialzeranno dal fango delle trincee, con le bende sulle ferite e le divise ancora insanguinate e gli chiederanno con la voce flebile dei fantasmi: restituiteci la vita di cui ci avete derubato. Allora Stoltenberg impallidirà come Macbeth alla vista del fantasma di Banquo.
No Comments