LA SICUREZZA PER ISRAELE È LA PACE CON I SUOI VICINI da IL FATTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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LA SICUREZZA PER ISRAELE È LA PACE CON I SUOI VICINI da IL FATTO

La sicurezza per Israele è la pace con i suoi vicini

Elena Basile  2 Agosto 2024

Le città si svuotano e fortunatamente anche gli spettacoli televisivi dedicati alla politica tacciono. I media tuttavia non desistono, la fabbrica del consenso non va mai in vacanza. Grandi foto sui giornali per l’orrendo crimine di 12 ragazzini drusi, mentre poche righe ci ricordano il barbaro sterminio ancora in corso a Gaza e su cui sembra scemare l’attenzione. Oltre ai 40.000 civili dobbiamo contare gli agonizzanti per malattie e mancanza di cibo, acqua, ospedali. Il volontario blocco di Israele provoca ogni istante la tortura e la morte di un innocente. Ultima notizia è che si diffonde la poliomielite.

Ci ripetiamo perché non ci si può rassegnare all’indifferenza. L’uccisione dei 12 ragazzi drusi che giocavano a calcio è attribuita a Hezbollah, che nega. La controinformazione ha già considerato l’uccisione di un altro dei tanti alibi di cui l’Occidente ha bisogno per preservare le sue guerre. Di fatto il missile sarebbe stato respinto dall’aeronautica di Israele e sarebbe caduto per sbaglio su Majdal Shams, terra del Golan occupata da Israele, da dove grida di protesta contro Netanyahu si sono levate al momento delle esequie. Potrebbe certo essere solo speculazione. La cosa orribile della propaganda è – diceva Hannah Arendt – che la società civile comincia a rifiutare tutto in blocco, anche ciò che potrebbe essere vero. Ci hanno abituato alle menzogne. I bambini decapitati da Hamas e le efferatezze degli islamici ormai smentite: si taceva tuttavia sull’applicazione della direttiva Hannibal, che era responsabile della morte sotto fuoco amico di centinaia di giovani ebrei. Nessuno si è scusato con il pubblico per quelle fandonie, neanche coloro che hanno utilizzato la falsa notizia per giustificare una sorta di guerra santa della civiltà contro la barbarie.

A volte, quando vedo come la disinformazione plagia il grande pubblico, mi chiedo perché continuare a scrivere. Mi ha dato risposta il caro amico Fabio Mini, che ho incontrato qualche giorno fa a un convegno: se in futuro ci saranno ancora i libri di Storia, dovranno tenere conto anche della nostra versione.

Non si sa se l’allargamento del conflitto in Medio Oriente, come auspica il criminale di guerra Netanyahu, che semina lutto e disperazione per potersi aggrappare alla poltrona, avrà poi luogo. A tre mesi dalle elezioni statunitensi e con un’amministrazione debole alla Casa Bianca, sarebbe suicida per Tel Aviv aprire oltre a Gaza un nuovo fronte con Hezbollah. Le campagne di Israele in Libano, che si sono contraddistinte per brutalità, non hanno portato a grandi ritorni. Hezbollah e Iran, dal 2006 (seconda guerra israeliana in Libano) a oggi, hanno raddoppiato la loro forza militare. La sicurezza di Israele è possibile con la pace in Palestina e con una grande mediazione con gli avversari: Iran, Houthi, Hezbollah. Pechino tesse la tela per ricomporre i conflitti tra sauditi e Iran, sunniti e sciiti, Fatah e Hamas. Alla diplomazia cinese corrisponde la fomentazione occidentale di nuove divisioni e conflitti.

Perché, sui nostri giornali più letti, mai si menziona la lobby di Israele? Essa è un fattore documentato. Oltre al politologo statunitense John Mearsheimer, che ne ha descritto l’attività e la potenza, l’ebreo Ilan Pappé ha da poco pubblicato un nuovo libro in cui dimostra come la potenza di Israele in Europa e negli Stati Uniti sia dovuta a numerosi strumenti, che includono denaro e intimidazione, utilizzati per convincere le élite occidentali a supportare la strategia suicida e omicida di Israele. Non è un caso che la questione palestinese non sia stata più all’orizzonte per decenni e che gli Stati Uniti siano incatenati allo Stato sponsorizzato. Parlare di lobby è vietato, il sospetto è che chi ne parla sia dopo tutto un antisemita: antisemita, antiamericano e si chiude la conversazione, il ragionamento si spegne. I massacri continuino in nome degli amici di Israele e degli americani per il bene dell’umanità.

La presidente del Consiglio Meloni è tornata in Cina per riparare ai danni autoinferti con la brutale sottomissione ai diktat statunitensi, sostenendo il nostro export e gli investimenti cinesi in Italia. Senza alcun timore del grottesco, i leader occidentali, dopo avere sgridato l’impermeabile Xi Jinping per sovracapacità produttiva e competizione sleale in virtù degli aiuti di Stato, si affannano, sotto gli occhi ironici e accondiscendenti dei leader cinesi, a spiegare che Pechino è ancora un partner ed è diverso dalla Russia cattiva. Esiste ancora qualche diplomatico coraggioso che voglia spiegare a Giorgia Meloni che la Cina ha un capitalismo di Stato in cui gli aiuti alle imprese sono la norma, che Pechino non toglierà il supporto politico alla Russia e che Mosca ha potuto non cedere alla minaccia di desovranizzazione proprio in virtù del potere acquisito dalla Cina sulla scena internazionale?

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