LA POLITICA OCCIDENTALE DEVE SEGUIRE UNA MORALE da IL FATTO e ANSA
La politica occidentale deve seguire una morale
Elena Basile 20 Dicembre 2024
È strano rendersi conto che anche gli analisti più seri, come quelli della fortunata rivista di politica internazionale Limes, riescano a volte a confondere piani diversi. Con un certo grottesco orgoglio affermano di svolgere analisi prive di pregiudizi morali. In effetti la ricostruzione storica degli eventi e l’analisi realistica della politica internazionale impone la demistificazione dei travestimenti ideologici ed etici in cui la propaganda occidentale primeggia. Questo non significa affatto mettere l’etica in un cantuccio. La politica senza visione etica è soltanto la dimensione del potere. Per gli Stati la dimensione della potenza. I giovani sono oggi rassegnati a considerare i partiti europei strumenti di una oligarchia. Sono invece convinta che la visione umanistica è necessariamente presente nella politica intesa come strumento di governo dei popoli per il miglioramento del loro benessere, per la pace e la prosperità. Se non sono gli analisti, se non è l’intellighenzia a giudicare l’azione umana tenendo alti i parametri morali, a chi vorremmo mai affidare questo compito?
Diviene un obbligo morale stigmatizzare i crimini israeliani in Palestina e la complicità occidentale. Come afferma Kathleen Johnston, vedere un bambino che con una gamba amputata trascina la sua esistenza in una tenda aiutandosi con un roller skate, giocattolo degli spensierati ragazzi occidentali, dovrebbe far rabbrividire di sdegno. L’Irlanda, fiero Paese che ha pagato un prezzo atroce al colonialismo inglese, indica la strada. I Paesi europei dovrebbero seguire: cessate il fuoco, riconoscimento della Palestina, agevolazione dell’azione del Sud Africa presso la Cgi, sanzioni contro Netanyahu. Il governo e l’opposizione dovrebbero essere uniti in questo cammino. L’Europa per essere fedele ai propri valori, ai principi immortalati nei documenti e nelle Costituzioni europee, dovrebbe procedere senza indugi a vendicare gli innocenti che sono sotto il torchio di un governo terrorista.
Noi non siamo stati complici dei crimini di Hamas il sette ottobre, ma lo siamo di quelli di Netanyahu. In Ucraina dovremmo assumere il dolore di una generazione massacrata e di un Paese distrutto per cercare la mediazione con la Russia che può avvenire solo se l’Occidente si distacca dalle politiche neo-conservatrici Usa determinate a perseguire l’espansionismo Nato e l’erosione del potere a Mosca sin dal lontano 1997, come le prove documentali dimostrano. Invece, rimaniamo silenti mentre Blinken convince Zelensky a massacrare i ragazzi più giovani, i diciottenni, in un conflitto che sappiamo di avere già perso. In Siria, non vincono i “ribelli” contro un dittatore sanguinario. Le milizie jihadiste addestrate dalla Cia, ceceni, ucraini, libici hanno attaccato uno Stato sovrano, un popolo che soffre da un decennio per le sanzioni unilaterali statunitensi, per la guerra civile fomentata dagli occidentali che ha dato inizio alla feroce repressione da parte di Bashar al-Assad. La morale esiste nella demistificazione della propaganda occidentale. Non neghiamo la ferocia di un regime che peraltro è molto simile a quella dei nostri alleati in Medio Oriente. Regeni si rivolta nella tomba. La cosiddetta esportazione della democrazia copre interessi geopolitici americani contro i popoli europei e mediorientali.
La Cina, la Russia, non perseguono interessi imperialistici? È l’obiezione del moderato di destra come di sinistra. La politica di potenza ha caratteristiche simili e gli occidentali non sono più cattivi degli altri. La ricostruzione obiettiva degli eventi mostra tuttavia come Russia e Cina abbiano oggi una postura difensiva e tendente alla stabilizzazione delle aree. Washington, per difendere il dominio del dollaro, punta sulle guerre e sul caos che, indipendentemente dagli esiti dei conflitti, portano benefici tattici immediati, frenando la crescita del potere economico e strategico dei rivali. Osservo inorridita mediocri europarlamentari, appartenenti alla tradizione democristiana o del centrosinistra, (non al fascismo militarista che si finge di combattere) spronare alla guerra, alla censura, alla trasformazione del liberalismo. Artisti, intellettuali russi sono minacciati. Viene loro negato il visto. Da quel che leggo, il console russo non può parlare alla comunità russa a Milano. In modo orwelliano, le donne al potere che nel sogno femminista avrebbero dovuto inaugurare una dimensione differente dello stesso, sono invece la faccia dell’Europa illiberale e militarista. La voce della ragione resta relegata in spazi minoritari del dissenso, nei 5 Stelle, nel pensiero cattolico più alto in grado, con papa Francesco e alcuni suoi straordinari cardinali, nel non arrendersi alla sottocultura della nostra classe di servizio e a portare alta la bandiera dell’umanesimo cristiano.
Per la stesura del suo rapporto Amnesty si è basata sull’esame degli atti di Israele a Gaza prendendo in considerazione la ricorrenza e l’impatto
Alberto Sofia | 19 Dicembre 2024
“Le ricerche effettuate da Amnesty International hanno rinvenuto sufficienti elementi per portare alla conclusione che Israele ha commesso e continua a commettere genocidio nei confronti della popolazione palestinese nella Striscia di Gaza occupata”. Questo è quanto ribadito da Amnesty International nel corso della presentazione alla Camera dei deputati del rapporto che documenta come durante l’offensiva militare, lanciata dopo gli attacchi terroristici di Hamas del 7 ottobre 2023, Tel Aviv abbia “scatenato inferno e distruzione contro la popolazione” civile, in modo continuativo e nella totale impunità.
Per la stesura del suo rapporto Amnesty ha sottolineato di essersi basata sull’esame “degli atti di Israele a Gaza prendendo in considerazione la loro ricorrenza e simultaneità, così come il loro impatto. Abbiamo considerato la dimensione e la gravità dei danni inflitti ai civili”. In diversi casi è stato sottolineato come non ci fossero reali obiettivi militari dietro gli attacchi; sono state poi prese in esame le “dichiarazioni genocide e disumanizzanti del governo israeliano“, così come immagini – in particolare satellitari – che documentano la distruzione del territorio a Gaza tra il 7 ottobre 2023 e il luglio 2024. Il risultato di questo lavoro dovrebbe “servire da campanello d’allarme alla comunità internazionale”, aveva auspicato l’organizzazione già al momento dell’uscita.
Eppure sui media è stato dato più risalto alle polemiche legate alle distanze prese dalla sezione locale che ai contenuti: “Rispettiamo le visioni pluraliste, ma in realtà era una posizione di un gruppo limitato di persone. E c’erano dinamiche più gravi, legate all’atteggiamento razzista di alcuni membri, non ai contenuti del rapporto, sui quali valuteremo”, è stata la replica da parte di Amnesty nel corso della presentazione. Allo stesso modo Amnesty ha ricordato la necessità di supportare il lavoro della Corte penale internazionale, sotto accusa dopo il mandato di arresto emesso verso Benjamin Netanyahu e il ministro della difesa del governo israeliano Yahav Gallant (e verso il capo del braccio armato di Hamas, Mohammed Deif, ndr), considerata anche l’ambiguità – se non l’ostilità – da parte non soltanto di Israele, ma anche di diversi leader europei sulla decisione della Corte, governo italiano compreso.
“Alcuni Stati hanno però espresso forte supporto al nostro rapporto, come il Sudafrica, la Spagna, l’Irlanda, la Norvegia. Non c’è l’Italia, ma speriamo si allinei a questo elenco di Paesi virtuosi”, ha ribadito Amnesty. “Siamo stati una settimana fa alla Cpi per manifestare la nostra solidarietà, nel rispetto del diritto internazionale. L’Italia rischia di essere complice di genocidio“, ha attaccato pure la deputata M5s Stefania Ascari, intervenuta nel corso della presentazione del rapporto insieme al collega Arnaldo Lomuti.
“Genocidio a Gaza” Anche il report Msf accusa Netanyahu
Crimini – Pulizia etnica uccisioni di massa degli sfollati
Fq 20 Dicembre 2024
“Tutto quello che le nostre équipe mediche hanno visto sul campo durante questo conflitto è coerente con le descrizioni fornite da un numero crescente di esperti legali e organizzazioni secondo cui a Gaza è in corso un genocidio”. Lo dice chiaramente, per la prima volta, Medici Senza Frontiere, nel suo ultimo report sul conflitto in corso nella Striscia da 15 mesi, lanciato da Israele in risposta al massacro del 7 ottobre. Come ha spiegato durante la presentazione del report il segretario generale di MSF Christopher Lockyear, “pur non avendo l’autorità legale per stabilire l’intenzionalità” del massacro di civili palestinesi (oltre 45 mila i morti secondo i dati delle autorità locali che non distinguono tra civili e combattenti), MSF ha ravvisato “innegabili evidenze di pulizia etnica”, tra cui “uccisioni di massa, gravi lesioni fisiche e mentali, sfollamento forzato e condizioni di vita impossibili per i palestinesi sotto assedio e sotto i bombardamenti”.
Finora MSF, come altre organizzazioni internazionali, avevano parlato di massacro, ma il prolungarsi indefinito della guerra a Gaza sta portando molti osservatori a modificare il giudizio in termini peggiorativi. La prima grande organizzazione internazionale a parlare di genocidio a Gaza è stata Amnesty International, in un rapporto del 5 dicembre. Giovedì, anche l’ong Human Rights Watch ha adottato la definizione molto dibattuta nella comunità internazionale a proposito dell’offensiva israeliana sulla Striscia, che è oggetto anche di un causa all’alta Corte delle Nazioni Unite aperta dal Sudafrica a fine 2023 nel tentativo di fermare il conflitto. Israele respinge con forza l’affermazione e accusa di antisemitismo chi usa il termine genocidio per descrivere il massacro in corso.
Il rapporto di MSF dettaglia come l’esercito israeliano negli ultimi 15 mesi abbia impedito l’ingresso nella Striscia di beni essenziali come cibo, acqua e forniture mediche, oltre a bloccare, negare e ritardare l’assistenza umanitaria. Circa 1,9 milioni di persone, ossia il 90% dell’intera popolazione della Striscia, sono state sfollate con la forza, molte costrette a spostarsi più volte.
“Per più di un anno, il nostro personale medico a Gaza è stato testimone di una campagna implacabile da parte delle forze israeliane, caratterizzata da distruzione, devastazione e disumanizzazione di massa”, ha detto Lockyear, che ha visitato Gaza all’inizio di quest’anno. “I palestinesi sono stati uccisi nelle loro case e nei reparti ospedalieri. Sono stati sfollati con la forza più volte in aree che non sono né sicure né salubri”.
Da ottobre 2023 a ottobre 2024, solamente lo staff di MSF ha dovuto evacuare 17 volte le strutture in cui opera e ha subito 41 attacchi e incidenti, tra cui raid aerei, bombardamenti e incursioni militari nelle strutture sanitarie, spari sui rifugi e sui convogli dell’organizzazione, detenzione arbitraria di colleghi da parte delle forze israeliane. Meno della metà dei 36 ospedali di Gaza sono funzionanti, peraltro solo parzialmente.
La Fondazione del Fatto è impegnata da tempo in una campagna di donazioni a Medici Senza Frontiere per le emergenze a Gaza e in Libano. È possibile donare su www.fondazioneilfattoquotidiano.org.
Usa, non siamo d’accordo su accusa di genocidio a Israele
Dipartimento di Stato: ‘A Gaza c’è una grave crisi umanitaria’
WASHINGTON, 19 dicembre 2024,
Redazione ANSA
Gli Stati Uniti hanno annunciato di non essere d’accordo con l’accusa di Human Rights Watch, secondo cui Israele sta compiendo “atti di genocidio” nella Striscia di Gaza danneggiando le infrastrutture idriche.
“Quando si tratta di accertare qualcosa come un genocidio, lo standard legale è incredibilmente alto, e quindi non siamo d’accordo con questa conclusione”, ha detto il vice ;;portavoce del Dipartimento di Stato Vedant Patel in un briefing.
“Ciò non toglie che a Gaza sia in corso una terribile crisi umanitaria”.
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